E’ morto , all’età di 88 anni, Francesco Desiderio, per tutti semplicemente don Ciccio, storico proprietario della discoteca Living ed effervescente organizzatore di numerose iniziative anche in campo sportivo. Il funerale si terrà stamani alle nove e quarantacinque nella chiesa di San Paolo. Alla moglie Iolanda Melchionda ed ai figli Gino, Mimmo, Donato, Nunzio, Rosa, Olimpia, Anna e Paola il sincero senso del nostro cordoglio.
Se n’è andato don Ciccio. Certo, prima o poi doveva accadere, anche se l’ineffabile sorriso che ne segnava l’espressione sembrava disperdere nel tempo il maledetto ultimo giorno. Don Ciccio ha visto crescere generazioni e generazioni di giovani salernitani, lui paganese di nascita e cavese d’adozione, ma salernitano fin nel midollo con la sua tribù di figli, nipoti e pronipoti. Negli anni Cinquanta e Sessanta fece del calcio, sua grande passione, una ragione di vita, dirigendo le Speranze Cavesi, squadra di primo livello nel panorama dilettantistico dell’epoca. Contemporaneamente gestiva un circolo ricreativo in via Carucci, all’angolo di piazza Casalbore, frequentato anche da calciatori della Salernitana, tra cui un giovanissimo Ciccio Cordova. Allevò anche talenti, lui e il fratello Antonio, il famosissimo “Pupainiello”, un vero monumento a Cava dei Tirreni, dove bastava dire semplicemente “il presidente” per indicarlo.
Sul finire degli anni Sessanta Ciccio Desiderio si tuffò nel by night. “Vengo anch’io” fu la sua prima discoteca in via Zara, il nome mutuato da un motivo di Enzo Iannacci che a quel tempo fece epoca. E fu proprio con “Vengo anch’io” che don Ciccio pilotò una spedizione di tifosi salernitani al San Paolo, dove il 20 aprile del 1968 si giocò Italia-Bulgaria, gara di ritorno valevole per l’accesso alla fase finale degli Europei.
“Bulgaria: vengo anch’io? Italia: no tu no”, recitava il lungo striscione srotolato nello stadio partenopeo, a lungo orgoglio e vanto di don Ciccio, ma anche fonte di sfottò dei suoi amici più maliziosi.
Il salto di qualità nel settore delle discoteche avvenne un po’ più tardi. In via Gelsi Rossi nacque il Living, vero punto di riferimento della mondanità cittadina, dove la popolarità di don Ciccio toccò livelli elevatissimi.
Apparentemente burbero, don Ciccio era animato da nobilissimi sentimenti. L’amore per la famiglia ne ha sempre suggerito le scelte di vita. La fiducia nell’amicizia ne ha sempre distinto il comportamento. E proprio per questo, con i familiari, oggi lo piangono i tanti amici.