L’artista è intervenuto al Conservatorio di Salerno per una giornata di studi dedicata al grande compositore fiorentino
Di Pantaleo Leonfranco Cammarano
Venerdì scorso presso l’aula multimediale del Conservatorio “G. Martucci” di Salerno si è svolta una giornata di studi dedicata alla figura di Sylvano Bussotti. Ad accogliere gli intervenuti è stato il Maestro Giancarlo Turaccio, docente di Composizione presso la massima istituzione musicale provinciale, il quale ha sottolineato la sinergia del Dipartimento di Teoria, Analisi e Composizione e del Dipartimento di Nuove Tecnologie e Linguaggi Musicali nella realizzazione dell’iniziativa, introducendo il compositore e scrittore Luigi Esposito, allievo e poi collaboratore di Sylvano Bussotti. Esposito inizia sottolineando il valore che la figura del Maestro ha avuto nella sua formazione, da qui la volontà di realizzare una biografia che esemplificasse la personalità poliedrica di Bussotti, anche attraverso l’ausilio di più di sessanta interviste a grandi personaggi della musica quali Goffredo Petrassi, oltre che ad amici e familiari. Da questa sua volontà, dopo un lavoro decennale, è nato il libro “Un male incontenibile – Sylvano Bussotti, artista senza confini”. (Bietti, Milano 2013). Come spiega Esposito, il male a cui si riferisce corrisponde alla genialità! Possedere il genio è un fardello che si è costretti a portarsi dietro. Citando Carmelo Bene dice: “Il talento fa quello che vuole il genio fa quello che può”. Inizia, così, un percorso di interazione e comprensione della vita e dell’opera di Bussotti mediante un alternanza di filmati, letture, ascolti, analisi di partiture, bozzetti, opere pittoriche, etc. Sylvano Bussotti fiorentino di nascita, all’età di cinque anni cominciò lo studio della musica. Da subito ebbe modo di frequentare un ambiente culturale molto vivo presso la casa dello zio materno Tono Zancanaro, pittore ed incisore (anche suo fratello Renzo è un importante pittore). Nel corso della sua carriera ha collaborato con figure quali Cathy Berberian, Pierre Boulez, David Tudor, Gianandrea Gavazzeni, Marcello Panni ed ebbe modo di formarsi con Luigi Dallapiccola e Max Deutsch. Fondamentale l’incontro con John Cage a Darmstadt. A partire dagli anni cinquanta si impose nel panorama internazionale con opere quali: La Passion selon Sade, Lorenzaccio, The Rara Requiem. È stato, inoltre, direttore artistico del Teatro La Fenice di Venezia, del Festival Pucciniano di Torre del Lago e direttore della Sezione Musica alla Biennale di Venezia. Le arti figurative compenetrano la sua natura a tal punto da permeare anche la sua musica, indiriz- zandolo verso un modo di concepire la figura dell’artista come totale. In tal senso, per Bussotti lavorare in teatro può essere assimilato al “prestare l’opera” in una bottega rinascimentale, dove era possibile praticare diverse Forme dell’Arte (pittura, scultura…). La sua produzione, per vastità e varietà, è stata definita atlantica, in lui il compositore si fonde con il pittore, con il regista, lo sceno- grafo, il costumista, il letterato; una sintesi che si concretizzerà nel BussottiOperaBallet (B.O.B.) da lui fondato a Genazzano nel 1984. A conclusione di questo viaggio Esposito ha proposto una propria analisi della “Scena madre” dal Tieste, la Tragedia (1989-1993) composta a partire dal Thyestes senecano. Un’analisi che scruta, indaga, approfondisce le analogie geometriche presenti nella pagina Bussottiana. Una giornata, dunque, che ci ha introdotto attraverso la guida salda e consapevole di Luigi Esposito nel complesso mondo di un artista che tanto ha dato al panorama culturale italiano.