di Marta Naddei La soluzione, monsignor Luigi Moretti, l’ha trovata ed è rappresentata dall’ingresso del Braccio di san Matteo nell’atrio del Comune di Salerno. Una sorta di via di mezzo tra la semplice sosta della processione dinanzi a palazzo di città e l’ingresso della statua del santo in Comune. Ma – neanche a dirlo -, a quanto pare, nemmeno questa volta l’idea è piaciuta ai portatori che sembra restino assolutamente irremovibili nella loro volontà di far entrare nella Casa del cittadino la statua. Ma dalla Curia sarebbe anche pronto un ulteriore “piano b” per ovviare ad eventuali problemi nel giorno della processione. Ma andiamo per ordine. Il “compromesso” individuato dall’arcivescovo ha un fondamento ben preciso: «Ho cercato una strada che tenesse conto di questa sensibilità espressa da più parti. In tal modo – ha spiegato ieri mattina nel corso di una conferenza stampa – verrà impartita la benedizione del Signore per tutte le famiglie salernitane, benedicendo la Casa comunale che rappresenta la casa di tutti i salernitani». Anche perché – ha sottolineato il ministro della chiesa salernitana – «il significato dell’ingresso della reliquia è molto più importante dell’immagine e dell’effige di un santo. La benedizione del Signore la do io, come accade in quella del periodo di Pasqua, non la dà la statua». Il ricordo dei tristi accadimenti della processione dello scorso anno è ancora vivido: «Mi sono interrogato ed ho avviato un dialogo con sacerdoti, autorità e portatori. Essere portatore è un onore, non un diritto. La festa non è la processione: la processione è un passaggio e pensare diversamente sarebbe una mistificazione. Nel suo ambito – prosegue Moretti – sono previste delle soste, che sono momenti di preghiera, e non delle “entrate”. Il nostro intento è quello di aiutare la comunità a valorizzare la figura religiosa dell’evangelista perché il motto non è certamente “San Matteo e mio e il lo uso come voglio». Una fermezza sulle proprie posizioni ancora una volta espressa da Moretti che, per contro, prosegue sulla via del dialogo e del confronto: un percorso che, però, secondo i bene informati, l’arcivescovo starebbe intraprendendo da solo, con il fronte dei portatori che intenzione di “arrendersi” non ne avrebbe. Insomma, nonostante le parole di apertura, le smentite di dissidi e polemiche («non ne vedo» – ha detto ieri il vescovo) e gli incontri tra le parti, in atto ci sarebbe una vera e propria guerra fredda. Tanto che, tra i corridoi di palazzo Arcivescovile, si vocifererebbe di una soluzione nel caso in cui, così come nel 2014, dovessero sorgere problemi il prossimo 21 settembre: potrebbe, infatti, essere rispolverata una vecchia idea dell’ex arcivescovo monsignor Gerardo Pierro, ovvero quella di trasportare le statue in processione su furgoncini senza copertura. Una estrema ratio alla quale, però, la Curia si auguria di non dover fare ricorso.
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