Il Babbo Natale dei fallimenti - Le Cronache Ultimora
Ultimora Vallo della Lucania

Il Babbo Natale dei fallimenti

Il Babbo Natale dei fallimenti

Antonio Manzo

Aste fallimentari, dal tribunale di Vallo della Lucania e dal gruppo, sempre uguale, dei professionisti cilentani delegati alle vendite immobiliari, si vestono da Babbo Natale. La storia è del Babbo Natale che si veste a Vallo della Lucania ed è pronto ad offrire doni del Cilento (ville, un albergo, terreni, fabbricati) con costi molto convenienti viene fuori all’indomani dell scoperta della vendita all’asta della casa di una anziana in fin di vita che aveva già saldato in banca il mutuo residuo. Incredibile ma, carte alla mano, tutto vero. Tutto tollerato perfino dall’organo disciplinare del cosiddetto Consiglio Superiore della Magistratura. La figura di Babbo Natale anche nel Cilento è qui conosciuta nella sua universalità: un uomo anziano, barba bianca, vestito rosso, pancia morbida, sorriso gentile e un sacco pieno di proposte di vendita al ribasso di beni di procedure di fallimento. Son tutti doni che, calendario alla mano, vengono “confezionati” nella nobile cittadina di Torchiara nelle settimane a ridosso del Natale. Ma come è nata realmente questa leggenda? Umberto Salerno, Ciro Carbone, Maria Lanzara e Federica Feola sono sull’agenda della giudice Roberta Giglio insieme ad un accorsato commercialista ebolitano presente nei più importanti fallimenti di Salerno e del circondario. E come si è sviluppata questa tradizione fino a diventare un simbolo globale delle feste con i beni degli esecutati? Lo può spiegare bene Federica Feola, curatrice fallimentare da Palinuro e frequentatrice in toga del tribunale Vallo della Lucania con verità che nessuna coperta può celare. Neppure al suo collega Umberto Salerno, presidente Assocrisi, la stessa associazione nata a Torchiara, che diventa beneficiario di quattro nomine natalizie per vendite all’asta in coincidenza con il mese di Natale. Lui, insieme all’avvocato Maria Lanzara fa parte dell’associazione di Torchiara, priva di scopo di lucro, finali attinenti le procedure concorsuali, alle esecuzioni civili, all’amministrazione giudiziaria, all’insolvenza e alla class action che a marzo scorso, giustamente, fece puntualizzare in una nostra inchiesta sui fallimenti nell’area cilentana. Nel fallimento della signora Anna Maria Vitale il delegato alla vendita immobiliare era l’avvocato Luigi Pepe, aderente ad Assocrisi Cilento. La storia di Babbo Natale cilentano con i beni dei falliti è lunga, affascinante e fortemente intrecciata con elementi religiosi, mitologici, culturali e commerciali che, nel corso degli anni a Vallo della Lucania ma non solo, si sono fusi fino a creare l’immagine moderna che conosciamo oggi con le procedure esecutive immobiliari. E i cittadini porrebbero chiedersi: ma il Consiglio Superiore della Magistratura che fa? Prima di tutto: a quale corrente interna dei magistrati appartiene il giudice che ha sbagliato? Poi, viene istruito il procedimento disciplinare dal quale potrebbe farlo uscire indenne, semplicemente facendosi difendere davanti al Cs, come di regola, da un altro magistrato. E se questi è di una corrente diversa può persino far barattare l’assoluzione con la nomina ad alto incarico dirigenziale di altro collega. Se fosse ancora viva la signora Anna Maria Vitale, esecutata nonostante avesse pagato, non esiterebbe a votare al prossimo referendum per avere due Csm, visto che l’unico consiglio che c’è ancora non l’avrebbe difesa né ascoltata. I beni di Babbo Natale portati nel Cilento sono, in natura, sei villette a Novi Velia, un fabbricato ad Ascea nella zona archeologica di Porta Rosa, un albergo abbandonato a Rofrano. Un fabbricato ad Agropoli e Casal Velino. Il consumismo ha sicuramente utilizzato Babbo Natale, ma al tempo stesso la sua presenza ha rafforzato nel Cilento la tradizione familiari profonde nell’ acquisto di beni a buon mercato. Ecco perché il Babbo Natale delle aste fallimentari ha radici molto più antiche.