Il lascito immortale di Ruggi d’Aragona - Le Cronache Attualità
Attualità Salerno

Il lascito immortale di Ruggi d’Aragona

Il lascito immortale di Ruggi d’Aragona

La solennità delle istituzioni ha incontrato l’intensa emozione della memoria civica nella Sala Stampa della Camera dei Deputati, palcoscenico di un evento che ha trasceso la mera presentazione editoriale. Il volume “Il mistero dei testamenti del marchese Ruggi d’Aragona”, ultima fatica dell’avvocato, oggi anche scrittore, Giancarlo D’Aniello, è stato al centro di un dibattito che ha saputo rievocare con forza il significato profondo e duraturo di un gesto di straordinaria generosità, quello che oltre un secolo fa portò alla fondazione dell’Ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona. L’incontro, caratterizzato da un tono istituzionale e al contempo profondamente partecipato, ha visto una platea attenta confrontarsi con una storia locale che si eleva a paradigma universale di responsabilità e lungimiranza. Accanto all’autore, Giancarlo D’Aniello, sono intervenuti l’editore Giuseppe De Nicola e la professoressa Vania De Angelis, la cui magistrale interpretazione di alcuni passaggi cruciali dell’opera ha contribuito a creare un clima di intensa evocazione e partecipazione emotiva. L’iniziativa è stata introdotta e guidata dall’onorevole Pino Bicchielli, deputato salernitano di Forza Italia alla Camera e Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico. Il suo intervento, scandito da una retorica istituzionale ma alimentato da una passione evidente per il tema, ha tracciato il significato profondo e ineludibile dell’opera e della figura cardinale al centro della narrazione storica: il marchese Ruggi d’Aragona. L’On. Bicchielli ha esordito richiamando l’atemporalità di certi atti di civiltà: “Ci sono gesti che nascono in un’epoca specifica e, purtuttavia, continuano a parlare con una chiarezza disarmante ancora dopo più di un secolo. Il marchese Ruggi d’Aragona appartiene a quella rara schiera di uomini che hanno saputo guardare ben oltre i confini del proprio tempo, assumendosi una responsabilità verso gli altri che, nel panorama odierno, appare ancora più preziosa e necessaria”. La figura del marchese è stata così sottratta all’ombra della mera commemorazione storica per essere proiettata nel presente come modello etico di riferimento. Richiamando la natura intrinseca dell’atto compiuto dal marchese, Bicchielli ha posto l’accento sul fatto che destinare l’intero patrimonio personale alla costruzione di un nuovo e moderno nosocomio non fu classificabile come un semplice atto di generosità privata. Al contrario, si trattò di “una vera e propria, rischiosa scommessa sul futuro e sullo sviluppo della città di Salerno”, un investimento morale e materiale rivolto primariamente, se non esclusivamente, alle classi sociali più fragili e bisognose, in un periodo storico in cui il diritto fondamentale alla salute non poteva dirsi un privilegio garantito per tutti. “Quel lascito testamentario non è, quindi, un pezzo di carta ingiallito e relegato a chiudere un archivio. Non è un reperto museale, ma una potente e viva eredità che continua instancabilmente a produrre cura, dignità e, soprattutto, speranza per migliaia di cittadini”, ha proseguito il deputato con enfasi. “Ogni giorno, in ciascuna delle corsie dell’ospedale che onorevolmente porta ancora il suo nome, vive e pulsa la visione progressista e solidale di quell’uomo straordinario. La sua scelta è un monito permanente contro l’individualismo e un’esortazione alla solidarietà come fondamento del vivere civile”. Il passaggio che ha riscosso il maggiore apprezzamento del pubblico presente è stato quello in cui l’onorevole Bicchielli ha sapientemente collegato la riscoperta della memoria storica alla sfida cruciale del presente e del futuro prossimo. “Oggi, mentre l’intera comunità salernitana si prepara alla realizzazione del nuovo ospedale, opera cruciale per il futuro sanitario del territorio, noi comprendiamo fino in fondo che l’intera struttura, materiale e morale, di quell’opera affonda inestricabilmente le sue radici in un gesto di altissimo valore morale, civico e solidale, nato più di un secolo or sono. Conoscere e comprendere il passato non deve mai risolversi in sterile nostalgia, ma rappresenta, al contrario, un imprescindibile atto di responsabilità proiettato verso il futuro della nostra collettività”. Questa riflessione ha infuso un senso concreto e immediato all’intero incontro, elevando la presentazione del libro ad un’occasione per ribadire che alcune delle più grandi e significative opere pubbliche non nascono mai dal caso o dal calcolo, ma da visioni individuali così forti da saper trascendere la sfera privata per diventare, infine, patrimonio etico e collettivo. L’autore, Giancarlo D’Aniello, ha quindi preso la parola per condividere con il pubblico l’impegno meticoloso e prolungato di ricerca storica che ha costituito la spina dorsale del volume. Il libro, come ha spiegato, è stato costruito su un apparato documentale di rara completezza, che include documenti originali, fotografie d’epoca, carteggi e testimonianze che non solo ricostruiscono la vicenda legale e umana del marchese, ma “restituiscono al lettore un’immagine vivida di una Salerno forse diversa da quella che conosciamo oggi, ma già profondamente orientata a costruire il modello di città moderna”. “Il mio lavoro è stato un vero e proprio scavo archivistico durato anni, che ho condotto con la passione del detective e il rigore dello storico”, ha dichiarato D’Aniello con convinzione. “Ritrovare i documenti originali, le carte d’epoca e le fotografie non è stato solo un mero atto di ricerca storica, ma la ricostruzione minuziosa di un’intera epoca e del suo spirito. Questo volume svela una Salerno già proiettata verso la modernità, una città che, grazie alla lungimiranza e all’audacia di figure come il marchese Ruggi d’Aragona, poneva già le basi fondamentali per il suo sviluppo futuro e la sua identità. La vicenda complessa dei testamenti non è, lo ribadisco, una semplice aneddoto legale o una curiosità storica, ma si configura come il punto d’origine di una coscienza civica e di un senso di comunità che, fortunatamente, ancora oggi definisce in parte l’identità salernitana. Ho voluto che il lettore non si trovasse di fronte solo a un freddo atto notarile, ma potesse percepire l’immagine viva, pulsante, di un’eredità morale che ci appartiene tutti”. A seguire, l’editore Giuseppe De Nicola ha fornito la prospettiva editoriale e il valore culturale dell’operazione. Egli ha rimarcato l’importanza strategica di ricostruire e divulgare queste storie di mecenatismo e solidarietà per conservarne intatto il valore etico fondamentale. “Per la nostra casa editrice, dare alle stampe e promuovere opere come ‘Il mistero dei testamenti del marchese Ruggi d’Aragona’ non rappresenta soltanto un’operazione culturale e commerciale ma, prima di tutto, un ineludibile dovere civico e morale”, ha spiegato l’editore. “Riteniamo che sia di fondamentale importanza che la memoria di queste storie esemplari non vada in alcun modo dispersa o dimenticata, specialmente in un momento storico in cui il valore etico e il senso di responsabilità individuale nei confronti della collettività sembrano talvolta affievolirsi nel dibattito pubblico. Il gesto del marchese Ruggi d’Aragona è e rimane un faro di luce che illumina la strada della solidarietà disinteressata e dell’impegno civico. Ricostruire e divulgare con rigore e passione queste narrazioni è, a nostro avviso, il modo più efficace e potente per conservare e tramandare alle nuove generazioni il profondo valore etico in esse racchiuso, trasformando di fatto la storia locale in un insegnamento di portata universale, applicabile e necessario ovunque”. A suggellare l’intensità degli interventi, Vania De Angelis ha dato voce ai passaggi più evocativi e lirici dell’opera, permettendo al pubblico di assaporare direttamente la profondità della scrittura di D’Aniello e l’umanità del marchese, contribuendo in modo determinante a creare quel clima di intensa e sentita partecipazione che ha caratterizzato l’evento romano. In chiusura, l’onorevole Bicchielli ha affidato al pubblico una considerazione finale che può essere considerata una sintesi perfetta dell’eredità civica e morale racchiusa nel racconto del marchese: “Il marchese Ruggi d’Aragona ci ha lasciato in eredità molto più della sola struttura fisica di un ospedale: ci ha lasciato un metodo preciso, uno stile di vita e di azione pubblica, un esempio luminoso e ineguagliabile di dedizione alla comunità. Questo libro, frutto di un encomiabile lavoro di ricerca, ci permette oggi di riscoprirlo pienamente e, per quanto possibile, ci invita e ci impegna a continuarlo nel nostro agire quotidiano”. Un messaggio che ha conferito alla presentazione il valore autentico di un tributo sentito e sincero a una figura che, grazie al lavoro di D’Aniello, continua a dialogare potentemente con il presente, indicando con chiarezza la via di una responsabilità pubblica radicata solidamente nella storia e orientata, senza esitazione, verso il bene comune. L’incontro alla Camera dei Deputati si è così concluso non come la celebrazione di un’opera letteraria, ma come la riaffermazione di un patto civico tra passato, presente e futuro, sotto il segno indelebile della visione del marchese.