di Arturo Calabrese
Calda la situazione del comune di Capaccio Paestum tra mozioni di sfiducia, cambi di maggioranza e nuove prospettive amministrative. Carmine Caramente, già candidato sindaco della città dei templi, guarda al futuro e parla del suo operato come di senso di responsabilità come fatto anche dal gruppo di Fratelli d’Italia.
Consigliere Caramante, andiamo subito al dunque: un’analisi della situazione amministrativa?
“Le analisi possono essere fatte solo se si ha realmente contezza di ciò che è avvenuto e sta avvenendo a Capaccio Paestum. Vi è in atto una contrapposizione tra chi vuole voltare definitivamente pagina e chi cerca di riportare indietro le lancette dell’orologio. Io sono sceso in campo per il cambiamento di metodo amministrativo rispetto a quanto accaduto negli ultimi anni, precisamente fino a febbraio 2025. E, coerentemente con questo principio, sto agendo da cittadino prima e da consigliere comunale ora, da alcuni mesi. Chi si ferma a ragionare ancora per schemi minoranza/maggioranza non ha ben compreso cosa sia accaduto e sta accadendo nella nostra città. Naturalmente, con i vertici di tutti i livelli, i colleghi consiglieri comunali, i tesserati locali e i militanti del partito di Fratelli d’Italia, di cui faccio orgogliosamente parte, si verificherà l’esistenza delle condizioni per poter eventualmente fare a Capaccio Paestum un determinato discorso. Ma queste sono questioni sulle quali ora è prematuro dire qualsiasi cosa. Fratelli d’Italia Capaccio Paestum, con la guida attenta ed equilibrata del commissario cittadino Claudio Pignataro, la grande maturità del giovane capogruppo Fernando Mucciolo, la partecipazione attiva di tutto il circolo, sta dimostrando di essere un gruppo che non si sottrae alle responsabilità quando queste sono necessarie e a vantaggio dei cittadini e del nostro territorio. Senso delle istituzioni e politica fatta con coraggio, passione e identità. Del resto, il partito lo sta da anni dimostrando inequivocabilmente e con forza a livello nazionale, regionale e provinciale”.
In consiglio Lei ha contestato l’operato del presidente del consiglio: perché?
“Perché mi è parso che sia venuto meno al suo ruolo di super partes, ovvero neutrale e imparziale, specificato dall’art. 39 del TUEL, la cui violazione può portare alla revoca del presidente stesso. Questo principio di neutralità è fondamentale per l’organo consiliare. Il presidente del Consiglio Comunale non deve e non può irritualmente farsi promotore e presentatore in aula di una mozione che comporta lo scioglimento dell’organo collegiale che egli stesso presiede. In tal modo, viene meno la sua figura di garante del consesso. È chiaro che egli è un consigliere comunale che ha gli stessi diritti degli altri e che ritualmente, al termine delle discussioni, ha certamente il diritto di esprimere la sua dichiarazione di voto sui normali ordini del giorno, come tutti gli altri consiglieri. Ma non certo può prendere parte politica da protagonista ad una mozione di sfiducia, che è un ordine del giorno specifico della contrapposizione e che mette a giudizio la vita stessa del consiglio di cui egli dovrebbe esserne il garante. Nulla contro la persona di Angelo Quaglia, il mio è un ragionamento di critica verso il modo in cui ha esercitato il ruolo in questo caso, schierandosi apertamente e rinunciando al ruolo super partes”.
Nelle scorse settimane si è detto concorde con la mozione sul punto che riguardava la giunta: secondo Lei dovrebbero esserci delle modifiche?
“Io ho detto una cosa molto chiara, che qualcuno ha voluto utilizzare strumentalmente interpretandola a modo suo. Ho espresso pubblicamente apprezzamento per la nomina iniziale dei tecnici esterni poiché, 6 mesi or sono, si era reduci da un commissariamento e bisognava inizialmente far ripartire la città con un esecutivo che fosse asettico, scevro da dinamiche locali e prendersi un periodo di verifica della situazione rispetto agli accadimenti precedenti. Dopo 6 mesi, in cui l’ente ha dimostrato di essere sano, in cui sono stati presi provvedimenti di self cleaning che il momento richiedeva vista la nomina di una commissione d’indagine ministeriale, ritengo questa fase della giunta tecnica esterna ampiamente conclusa. Ma il metodo per giungere ad un nuovo esecutivo non è certo quello indicato dai sette dissidenti. Occorre visione, capacità di dialogo, sintesi per la scelta di una nuova giunta, tempi sicuramente certi ma non nomine notturne o condizionate dalla presenza di una mozione di sfiducia”.
Amministrare non sarà facile, si deve trovare una maggioranza allargata?
“Si deve trovare una visione e le condizioni per poter portare avanti il progetto che tutti auspicano, tutti i cittadini reclamano da più di un anno, ovvero far ritornare a Capaccio Paestum la politica vera, quella che si interessa esclusivamente della risoluzione dei problemi e del miglioramento della vita dei cittadini”.
Superato questo scoglio, è ora di guardare all’estate: quali le Sue idee?
“Addirittura già all’estate? Beh, direi che l’inverno è ancora molto lungo, così come è incerta la primavera. La città di Capaccio Paestum può costruire un futuro nuovo a patto che tutti decidano di scegliere la via maestra della responsabilità. Bene del paese non è un’espressione apparentemente banale e abusata, è un qualche cosa che racchiude la volontà di esercitare la funzione pubblica per perseguire interessi collettivi. Io credo ancora negli esseri umani e nella capacità di discernimento. Con chi avrà senso di responsabilità si è pronti a costruire. Con chi ha la mente offuscata, meglio non avere a che fare poiché la miopia in politica, a differenza che in medicina, è contagiosa”.





