Una serata di alto spessore quella organizzata dal Club Il Mondo Nuovo di Salerno giovedì scorso alla Provincia, Sala Bottiglieri per rappresentante e discutere delle proposte filosofiche del professore Massimo Corsale nelle suo ultimo lavoro ‘In pellegrinaggio verso Delfi’, ESI, 2025. Ha portato i saluti del Presidente della Provincia il cpo di gabinetto Nicola Landolfi, ricordando il ruolo del professore Corsale nella vita culturale della città. I lavori sono stati introdotti da Ernesto Scelza, relatori Bruno Gravagnuolo, Ilaria Grimaldi e Vittorio Dini. Scelza ha ricordato l’importanza di Massimo Corsale a Salerno durante gli anni settanta, un periodo di grande vivacità dell’Università, punto di riferimento intellettuale e politico per i giovani. Ha quindi menzionato docenti illustri, come Roberto Racinaro, Edoardo Sanguineti, Lucio Colletti e Gabriele De Rosa, e la presenza di giovani intellettuali legati alla “nuova sinistra” che animavano il dibattito culturale. Per Bruno Gravagnuolo il libro di Corsale è un’autobiografia intellettuale che rielabora diversi rilevanti contributi sulla “fenomenologia radicale”. Il saggio traccia una linea critica verso la tradizione ontologica del pensiero occidentale, a partire dai presocratici, e ipotizza un ritorno a Protagora, in polemica con il ritorno a Parmenide di Emanuele Severino. Ha perciò definito quella di Corsale una filosofia anti-metafisica e anti-teologica, con la rivalutazione di Protagora, ‘filosofo democratico moderno’. L’analisi di Corsale si concentra, per Gravagnuolo, sullo sforzo di purificare la conoscenza dalla ‘sostanzializzazione della funzione linguistica’, criticando come il concetto diventi un’entità a sé stante da Parmenide e Platone in poi. Lodevole l’operazione di decostruzione delle astrazioni platoniche, profondamente liberatoria, sottolineando che ogni atto conoscitivo è legato all’esperienza sensibile e al corpo. Ilaria Grimaldi ha elogiato il volume per il suo percorso rigoroso, che sostiene la preferibilità del modello fenomenologico rispetto a quello ontologico. Platone è il principale bersaglio polemico di Corsale per il suo modello dicotomico. La sua critica a Platone, ha sostenuto la docente, le ha permesso di guardarlo da una prospettiva nuova. Quanto alla sovrapposizione tra filosofia e teologia nella tradizione platonica, Corsale esplora il tema dello scetticismo, concludendo con un interrogativo: la fenomenologia radicale è l’unica alternativa all’ontologia, o è possibile una “terza via”? Vittorio Dini ha spostato la discussione sul “logos” e sulla “svolta linguistica” del ‘900. Ed ha citato l’aneddoto dell’incontro tra Wittgenstein con Piero Sraffa: un gesto di disprezzo del celebre economista mise in crisi la teoria del Tractatus, secondo cui una proposizione deve avere la stessa forma logica della realtà che descrive. Questo episodio spinse Wittgenstein a riconsiderare la sua filosofia del linguaggio.Infine Massimo Corsale, nelle conclusioni, ha presentato la sua visione: l’unica cosa che esiste è l’esperienza, un evento in cui nascono e si contrappongono soggetto e oggetto. Il fenomeno è “ciò che si mostra” e si esaurisce nell’esperienza, senza bisogno di una “sostanza” sottostante. Le parole non si riferiscono alle cose, ma ai “concetti”, astrazioni mentali create per memorizzare aspetti dell’esperienza in funzione dei nostri progetti. La parola è l’etichetta del concetto, non della cosa. Interessante – e non poteva mancare da parte di uno dei maestri della sociologia italiana – il richiamo al contesto sociale in cui prende corpo la filosofia greca. La nascita della filosofia è legata alla struttura della polis greca, dove la necessità delle oligarchie di discutere e argomentare per prendere decisioni condivise favorì lo sviluppo del discorso razionale. I concetti sviluppati e proposti da Massimo Corsale, per condivisione corale della sala, costituiscono utili strumenti per pensare la crisi attuale. Che è crisi del pensiero.





