Agro/Vesuviani. Fissati per oggi gli interrogatori di garanzia per l’angrese Domenico Chiavazzo conosciuto come “Mimmuccio a Satriana” genero del boss Carlino Montella e del salernitano Paolo Memoli, entrambi detenuti in carcere per l’inchiesta sul gioco online illegale. Un’inchiesta fatta scattare dal collaboratore di giustizia Nicola Femia alias “Rocco”, sentito a Bologna dagli inquirenti della Dda felsinea. Dalle sue dichiarazioni il gip Anna Maria Ferraioli che ha firmato dell’ordinanza con 3 arresti e oltre 50 indagati ha collegato le condotte dei promotori dell’organizzazione con procedimenti aperti dalle Direzioni distrettuali antimafia di Bologna e Napoli, evidenziando la “forte connessione” con indagini come la Cerberus, che nel 2016 aveva già documentato l’interesse del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia per il settore del gaming illegale. Tra i gruppi citati, oltre alla fazione di Schiavone per i Casalesi, figura proprio la cosca di Castellammare di Stabia che con il reggente Antonio Rossetti avrebbe intrattenuto rapporti con il 49enne Domenico Chiavazzo di Angri e il 41enne salernitano Paolo Memoli, finiti in carcere martedì: Rossetti sarebbe stato subfornitore e distributore di totem ideati dallo stesso collaboratore di giustizia. Un quadro che, per la magistratura, conferma la dimensione nazionale e la pericolosità dell’organizzazione, capace di interfacciarsi con realtà mafiose consolidate per ampliare la rete del gioco illecito. Il provvedimento a firma del gip del tribunale di Salerno su richiesta del pm della Da Rocco Alfano descrive il meccanismo di funzionamento della rete, basata sull’utilizzo di siti come lirebet.com, successivamente librebet.net e di una piattaforma denominata Lireservice, installata all’interno di totem digitali distribuiti nei pubblici esercizi e ideati dal pentito che agli inquirenti ha raccontato particolari sia di livello tecnico sui totem che di cosche coinvolte insieme agli ideatori dell’illecito. Si trattava di un modello “misto”, come spiegato proprio da uno degli indagati, il pentito Nicola Femia detto “Rocco”: i totem erano collocati in sale scommesse, circoli ricreativi e bar, consentendo agli utenti di accedere a giochi e puntate illegali attraverso un’interfaccia apparentemente lecita. Nelle carte messe agli atti si legge la strategia: “Accendo la macchina, appare una vetrina come se lei va su un sito e-commerce. Scrive: compra telefono online… poi fai l’oroscopo, costa 20 euro… ma quei 20 euro sono punti per giocare ai giochi promozionali. È un modo per mascherare il gioco illecito”. Un vero e proprio sistema parallelo che, secondo la procura, aveva lo scopo di occultare la natura delle scommesse e proteggere gli incassi da eventuali controlli. Oggi gli interrogatori di garanzia pe Memoli e Chiavazzo. Nel collegio difensivo Agostino De Caro, Felice Lentini e Nicola Suadoni.





