Alberto Cuomo
Nel 2020 le liste che supportavano De Luca lo avevano fatto eleggere con il 66,5 per cento dei suffragi, mentre il Movimento 5 Stelle si era attestato al 12,2 per cento. Dunque, la somma di quei risultati resta superiore a quella raccolta di recente da Fico. Oltretutto il partito pentastellato, nel confronto tra le due elezioni, ha perso il 3 per cento dei voti a differenza del Pd che dal 12,4 è passato al 18,2 segnando anche il rafforzarsi della Schlein, sia all’interno del partito che rispetto a Conte ai fini della leadership del cosiddetto campo largo. Dalla parte avversa di centro-destra, malgrado la sconfitta di Cirielli, la coalizione è avanzata dal 19 per cento al 35 per cento con Fdi che dal 5 per cento aumenta al 12 per cento, ottenendo un risultato pari a quello di Forza Italia. Può dirsi quindi che la vittoria di Fico sia dovuta principalmente al Pd, e persino a Mastella, che non a De Luca. Del resto la lista deluchiana, “A testa alta”, ha raggiunto solo l’8 per cento e, anche a voler accreditare all’ex presidente, con l’apporto di qualche suo uomo in altre liste, il 10 per cento, può dirsi che Fico avrebbe vinto anche senza il suo appoggio. Molti sostengono che De Luca sarà il prossimo sindaco di Salerno e però, se si guardano i voti alle regionali nella città di Salerno, la lista “A testa alta” ha mantenuto la percentuale regionale mentre la lista di Fdi, ovvero “Giorgia Meloni per Cirielli”, ha ottenuto almeno due punti in più. Certo sull’ex governatore confluirebbero anche i voti del Pd ma la questione non è solo numerica perché sicuramente, per lui, divenire sindaco sarebbe un arretramento, nell’immagine e nel potere. Sarà forse il presentimento di una tale deminitio capitis, pur da primo cittadino di una città in definitiva piccola, a fargli minacciare che, quasi sia un presidente-ombra, sarà molto vigile a che i “miracoli” compiuti in Regione, secondo quanto sostiene, non vengano compromessi e che anzi siano realizzati secondo l’indirizzo che avrebbe loro dato. Viene da chiedere: in quale settore De Luca ritiene di aver compiuto miracoli? Secondo i suoi tanti discorsi, ad essere da lui miracolata sarebbe stata la sanità pubblica regionale, avendo del resto avocato a sé la delega assessoriale per occuparsene. Ebbene l’uomo di De Luca che gli è più vicino, custode di ogni suo segreto, è colui che gli è stato vice, Fulvio Bonavitacola, per il quale, più che il rinnovo della vicepresidenza, potrebbe essere plausibilmente richiesto proprio l’assessorato alla sanità. Dopo la recente puntata del 23 novembre della trasmissione Report, in cui si è visto un Sigfrido Ranucci baldanzoso, per niente impaurito della querela presentata contro di lui da De Luca, fare le pulci alle politiche sanitarie delle Regioni e, particolarmente, della Regione Campania, sarebbe meglio affidare la sanità campana ad un nome del tutto nuovo ed alieno alla politica. Secondo Report il ministro della salute, Orazio Schillaci, al fine di combattere le lunghe liste di attesa per visite ed esami, alla luce del mandato assegnatogli da Giorgia Meloni, si è rivolto alla società “Sport e Salute” per indagare sulle scelte dei dirigenti e raccogliere i dati di tutte le ASL italiane in termini di visite, ricoveri etc. con l’intento, non solo di comprendere possibili falle, quanto anche di pubblicarli in un cruscotto online alla stregua di una sorta di gogna mediatica per le Regioni non virtuose. E invece i dati sono rimasti nascosti a causa dell’opposizione di alcuni presidenti regionali di cui Report avrebbe svelato i trucchi usati per renderli ottimali, essendo invece disastrosi, specialmente nelle regioni del sud. Il nome dell’ex vice di De Luca, o anche di qualche candidato di matrice deluchiana, si porrà pertanto come cartina di tornasole, circa la nomina dell’assessore alla sanità, per comprendere se Fico sarà deluca-dipendente. Nella sanità c’è il vero potere dell’ente Regione, sia perchè una sua gestione virtuosa rende merito a chi l’amministra, sia perché ha il più alto finanziamento dello Stato. Quella governata da De Luca, contrariamente a quanto sostiene e senza aver bisogno di riferirsi alla trasmissione Report, è stata sicuramente manchevole. Basterebbe guardare a quanto accade a Salerno, allo sperpero di denaro pubblico per spese inutili mentre il servizio che viene offerto ai cittadini è in gran parte carente. Non che non vi siano al Ruggi isole di eccellenza ma, in gran parte, i reparti sono poco funzionanti. Il Pronto Soccorso, che è il biglietto da visita di un ospedale, a Salerno è un lazzaretto. E che dire del decadimento della cardiochirurgia? O degli acquisti delle mascherine di protezione dal Covid? Dei passi sanzionati dalla Corte dei Conti? O, ancora, degli inutili ospedali modulari anti-covid fatti allestire da De Luca nelle città maggiori della Campania? E, infine, perché finanziare per la nostra città l’appalto di un nuovo ospedale organizzato allo stesso modo del Ruggi, ovvero con i reparti specialistici in un unico complesso, essendo invece necessario potenziare il personale con più medici e infermieri? Fico ha pensato al fratello di Giancarlo Siani, il giovane cronista de Il Mattino ucciso dalla camorra, il pediatra Paolo Siani, primario al Santobono, che si è impegnato, con conferenze nelle scuole ed altre istituzioni, a tenere viva la memoria del congiunto, giornalista coraggioso nel denunciare il malaffare. Considerando che il neogovernatore è atteso alla prova delle nomine da tre fazioni, quella di De Luca, del suo movimento e del Pd napoletano, la nomina di Siani soddisferebbe almeno due di esse lasciando spazio a un po’ di aria fresca. Piero De Luca masticherebbe amaro, ma cosa importa?





