Acque degli Alburni: un bene non sempre garantito - Le Cronache Cronaca
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Acque degli Alburni: un bene non sempre garantito

Acque degli Alburni: un bene non sempre garantito

Se parliamo di acqua ci riferiamo a un bene ricercato e prezioso; l’ acqua rappresenta uno dei primi elementi fondamentali dell’ origine della vita sulla terra, pensiamo che il nostro corpo è composto dal settantacinque per cento di acqua, questo dovrebbe farci riflettere sulla sua utilità e quanta parsimonia dovremmo avere per questo elemento puro e incontaminato. Non vogliamo scientificamente dimostrare in questo contesto la sua priorità terapeutica per l’ uomo; questa volta il confronto avrà un’ ampia applicazione sulle fonti idriche degli Alburni e l’ erogazione ai piccoli borghi dell’entroterra Alburnino. Geograficamente sappiamo quanto gli Alburni sono ricchi di acqua, grazie al suolo roccioso e carsico che essendo chimicamente carbonato calcico, in contatto con le piogge acide nel corso dei millenni hanno creato gole, sorgenti, e inghiottitoi che come pozzi alimentano i più importanti fiumi degli Alburni: il Sele e il Calore che sono in sostanza le fonti autorevoli che danno acqua dalle montagne; come l’Alto Sele con le sue sorgenti Piceglie, Ponticchio e Acquabianca che servono i comuni interni degli Alburni . Dalle ultime notizie si evince che l’ Alto Sele ad esempio potrebbe garantire acqua per tutti visto che la sua erogazione dalle ultime stime è di circa 350 litri al secondo; ma alcune condizioni presistenti, come concessioni e limiti ambientali, variazioni stagionali, mancanza di serbatoi e gestione dinamica, carenza di un adeguato pompaggio non si riesce a trasferire acqua nelle zone più alte..o a garantire continuità notturna. Anche le perdite di reti raggiungono una dispersione quasi del 50 per cento. Qual’ è la situazione invece del Basso Sele? Le sorgenti fondamentali sono il gruppo sorgentizio di Quaglietta che erogano acqua sulla costa Salernitana circa 1630 litri al secondo, per il momento sul basso Sele l’ acqua è erogata, non ci sono mancanze strutturali permanenti, l’acqua viene distribuita però con una fragilità spesso causata da guasti improvvisi . Ma il problema centrale sia per l’ Alto Sele che per il Basso Sele è lo stesso, occorre una gestione attiva e interventi su serbatoi di riserva, miglioramento della distribuzione per ridurre le perdite di reti. Qual’ è il ruolo dei consorzi idrici in questa grande fetta geografica degli Alburni che comprende Alto e Basso Sele, Calore e Montestella? Diciamo che gestiscono più di 90 comuni tra cui suddivisi in comuni aderenti e serviti..I primi hanno quote associative e potere decisionali insieme ai consorzi, mentre altri comuni sono solo serviti e nessun potere decisionale. Certo che i comuni aderenti hanno più forza politica ma questo non significa più erogazione di acqua, semplicemente più velocizzazione nelle gestioni di ristabilimento qualora l’ acqua mancasse. Oltre a questa competenza sia i comuni aderenti che serviti hanno cmq delle responsabilità affinché l’ acqua arrivi al rubinetto dei suoi cittadini; mentre i consorzi si preoccupano delle condotte principali, delle adduzione, delle reti e dei serbatoi di accumuli grossi; i comuni devono interessarsi nei loro borghi, della manutenzione, delle reti interne, affinché non ci siano perdite di dispersione perché anche se la portata dell’ acqua fosse alta, vecchie tubazioni, mancata ristrutturazione, controlli non distribuiti nel tempo e con costanza, possono ridurre l’ erogazione di molto, benché i serbatoi fossero pieni. Un argomento così sentito dagli alburnini vuole trovare finalmente il suo posto per essere discusso e pubblicato; esortiamo quindi tutti gli enti, i gestori a comprendere con serietà che gli Alburni, con le loro sorgenti generose e le portate dell’Alto Sele, non soffrono di una carenza “naturale” di acqua: la sfida rimane nella capacità di gestione, di manutenzione delle reti, e la riduzione delle perdite. L’estate per molti borghi significa ancora rubinetti asciutti, erogazioni “a ore” e acqua a contagocce. I consorzi, i comuni aderenti e serviti, insieme agli enti gestori, devono fare la differenza: investire, coordinarsi e programmare, perché l’acqua non sia più un lusso a intermittenza, ma un diritto continuo, garantito a tutti. Non ragioniamo in termini di bacini di utenza ed introiti, utili e guadagni, perché se l’ acqua viene erogata a valle perché più altamente demografica, si rischia di distruggere i piccoli borghi che già soffrono di un forte calo demografico e come sferrare un’altro colpo al cuore; già rischiano l’ estinzione e non investire per questi borghi, significa che non è un solo rubinetto a stare chiuso ma la storia e la voce di un intero paese.

Matilde Pierro