di Erika Noschese
ùL’impegno per una sanità migliore e una maggiore consapevolezza sulla gestione del Diabete ha trovato un momento di alta risonanza e profonda commozione a Salerno, in occasione della Giornata Mondiale del Diabete. Il Centro di Diabetologia del Poliambulatorio di Pastena, parte del Distretto 66 dell’ASL Salerno ha promosso per venerdì scorso un incontro dibattito che si è focalizzato sul Diabete Mellito di Tipo 1 e sui contenuti della Legge 130 del 2023. L’iniziativa è stata guidata dalla Dottoressa Paky Memoli, Responsabile dell’Unità Operativa Semplice Dipartimentale (U.O.S.D.) di Diabetologia. L’evento, che ha visto la partecipazione delle istituzioni e dei vertici sanitari locali, si è concluso con la toccante dedica di una “panchina azzurra” – simbolo mondiale della patologia – alla memoria di Alessandro Farina, il tredicenne salernitano la cui vita fu stroncata nel 2017 da una forma grave di Diabete di Tipo 1 che non fu diagnosticata in tempo utile. Questo gesto non è un semplice omaggio, ma un monito solenne e un punto di partenza, come sottolineato da Pio Vicinanza, Rettore dell’Università Popolare della Nuova Scuola Medica Salernitana, per “portare avanti sicuramente una battaglia di sensibilizzazione della popolazione per favorire la prevenzione e la cura di questa malattia che purtroppo colpisce in tutto il mondo milioni di persone”. Egli ha ribadito che la prevenzione è fondamentale e deve essere affrontata mettendo insieme diverse componenti: “sia da un punto di vista genetico, sia da un punto di vista alimentare e di stile di vita”, convinto che l’azione combinata “porterà a dei risultati soddisfacenti”. L’iniziativa si inserisce nella lunga e serrata attività del Centro volta a sensibilizzare la popolazione dell’ASL salernitana sulla necessità di una diagnosi tempestiva del Diabete Mellito di Tipo 1 e, allo stesso tempo, a svolgere prevenzione per il Diabete di Tipo 2, promuovendo controlli e una corretta alimentazione. Il Direttore Sanitario dell’Asl di Salerno, Primo Sergianni, ha fornito un quadro netto della sfida, definendo il diabete una patologia che “ormai sta diventando una vera e propria pandemia”, con un’incidenza di nuovi casi stimata intorno al sei o sette percento di pazienti che si registra ogni anno a livello regionale e nazionale. Di fronte a tale scenario, ha evidenziato Sergianni, un punto cruciale è l’organizzazione. L’ASL Salerno ha provveduto a potenziare la propria rete, dotandosi di ben diciannove CAD, Centri di Diabete dislocati in tutta l’azienda, per i quali sono state completate le assunzioni di specialisti. A ciò si aggiunge il fondamentale coinvolgimento della Medicina Generale, che ha già nel proprio accordo integrativo regionale la gestione combinata dei pazienti diabetici. Questo modello permette di effettuare sia la prevenzione sia un’attività di assistenza proattiva, chiamando i pazienti per evitare o intercettare tempestivamente l’insorgenza di complicanze. Trattandosi di una patologia cronica, necessita di essere “attenzionata in maniera molto, molto forte”, specialmente per prevenire complicanze in adulti e anziani, ma soprattutto per la prevenzione primaria sui più giovani. Questo si traduce nell’incentivare una cultura dello stile di vita sano, contrastando l’obesità con iniziative nelle scuole e intercettando rapidamente i casi di Diabete di Tipo 1, una malattia autoimmune che colpisce in particolare la fascia d’età giovanile, al fine di gestirla al meglio. La dimensione spirituale e sociale del messaggio è stata offerta da S.E. Alfonso Raimo, che ha parlato della necessità di un salto culturale che parte dall’informazione. La sensibilizzazione, ha ribadito, “passa attraverso la informazione”. In un contesto in cui le fake news “spesso confondono l’idea”, è un’informazione “seria e specifica” quella che “può aiutare”. L’informazione, soprattutto, ha il potere di “distogliere da quel contesto di indifferenza nel quale spesso cadiamo”. Il Vescovo Ausiliario ha poi ampliato il concetto alla sfera emotiva e psicologica. La sensibilità deve “vincere le tante paure che spesso condizionano i nostri comportamenti”. Si tratta della paura “soltanto di confrontarsi con le debolezze, con le fragilità umane”, della “paura di uscire fuori da sé stessi, dal proprio guscio”, e del timore di scontrarsi con realtà che ci ricordano la nostra fragilità. Per questo, “la informazione seria sia il primo passo per poter intraprendere poi un percorso di sensibilizzazione capace di sciogliere anche i cuori più induriti”. A margine del dibattito, un evento culturale ha offerto un importante spunto di riflessione sul concetto di cura e assistenza in contesti estremi. È stata inaugurata una mostra sulla Sanità Militare dalla Grande Guerra ad oggi, a cura dell’archeologo contemporaneo Claudio Caserta. L’esposizione si è concentrata sul valore degli oggetti, definendoli “strumenti di una dolorosa memoria”. Caserta ha spiegato che la storiografia tende a narrare la guerra legandola all’epopea e al “fascino della vittoria”, ma ha ricordato che “una guerra è fatta anche di morte, di sofferenza, di dolore”. Ha sottolineato l’esistenza di una memorialistica purtroppo “andata smarrita nel corso degli ultimi decenni” sull’importanza vitale della sanità militare in Europa, in particolare durante le due grandi guerre mondiali. Il compito assunto dagli archeologi contemporanei, come lui che lavora presso l’Università di Salerno, è quello di “conservare quanti più reperti possibili di quello che è stata questa straordinaria capacità umana di attraversare il disastro della guerra riuscendo in qualche modo a conservare la dignità dell’uomo”. Una testimonianza che, seppur storica, ha richiamato il valore della dedizione alla cura che è alla base anche dell’impegno quotidiano contro il diabete. La cerimonia si è conclusa con l’intitolazione della panchina azzurra alla Memoria del piccolo Alessandro Farina, un gesto che sigilla l’impegno della sanità salernitana a fare della prevenzione, dell’organizzazione e dell’umanità i pilastri della cura e del sostegno ai pazienti.





