Salerno, il tribunale delle fantasie - Le Cronache Salerno
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Salerno, il tribunale delle fantasie

Salerno, il tribunale delle fantasie

di Alfonso Malangone*

Una cosa che di sicuro non manca, in Città, è la fantasia. Del resto, quando si è immersi in una realtà ritenuta deludente, è naturale per chiunque rifugiarsi nell’immaginazione, nel sogno, nella finzione, perché fantasticare non è difficile, non è peccato ed è pure a costo zero. Peraltro, è ben noto che fingere di ‘vivere meglio’ serve davvero a ‘vivere meglio’ grazie alla forza rigenerante della speranza. Al punto che, per ingannare i sensi, c’è pure chi ricorre alle proiezioni grafiche, ai cosiddetti rendering, per far ‘vedere’ come sarà quello che sarà con la realtà virtuale digitale. In questo, la nostra Comunità sembra sia tra le più attive, perché da anni ormai una quantità considerevole di rendering offrono immagini immersive di piste ciclabili, di una efficiente rete urbana mobile, di giardini, parchi e spazi verdi puliti e profumati, di palestre e campi sportivi, di aree giochi per i più piccini. E, poi, di passeggiate in riva al mare lungo spiagge sabbiose e dorate con il seguito di tuffi in acque verdi e cristalline. Se, poi, si guarda alla cultura, davvero non ci sono paragoni. C’è chi addirittura riesce a sentire le voci degli studenti sciamanti lungo via dei Canali, provenienti dall’Ostello della Gioventù (!), o lungo il Corso, dopo aver frequentato qualche lezione Universitaria nei locali del vecchio Tribunale. Una visione, quest’ultima, più volte riproposta e che a breve festeggerà i primi cinque anni di vita di un progetto di recupero avente una durata annuale. Tutto iniziò nell’anno 2020 con un maldestro tentativo di acquisizione del Palazzo da parte di privati per farne un nuovo residence di lusso al centro della Città. Informazione riferita facendo salvo ogni errore, anche se questo si disse. Molte voci si levarono a difesa della struttura accompagnate da proposte in linea con la sua natura e la sua identità concentrate sulla destinazione a spazi Museali o a servizio dell’Università. Mentre cittadini e uomini di Cultura proponevano, nel 2023 fu diffusa la notizia dell’acquisto dell’immobile da parte della Regione a seguito della firma, nella sala del Gonfalone del Comune, di un accordo inter-istituzionale con l’Ufficio del Demanio. In cambio, sarebbe stato trasformato in un polo amministrativo l’immobile dell’ex ospedale di Torre Angellara. Si parlò di un impegno di spesa di 100milioni, salvo errore, o anche più. Tanti soldi, ma adeguati alle abitudini, perché se una cosa non costa, da noi non interessa. La notizia incuriosì, sia perché fin dal 2020 era stata disposta la destinazione del piano seminterrato dell’immobile, su corso Garibaldi, e del piano terra, su corso V. Emanuele, a sedi del Giudice di Pace e Segreterie di servizio, sia perché un articolo pubblicato su queste pagine fece osservare che il trasferimento avrebbe potuto essere fatto ‘a gratis’ in applicazione del D.lgs. 85/2010. Poi, su tutto è calato il silenzio. Fino a qualche giorno fa quando, puntuale come le circonvoluzioni di una Cometa in sintonia con la competizione elettorale, l’argomento è stato oggetto di un nuovo passaggio nel cielo della fantasia cittadina. Si è letto, infatti, della volontà di trasferire nell’edificio, sia pure in parte, la sede legale dell’Unisa per realizzare il suo ritorno concreto in Città, così rinsaldando un legame violato anni fa. Per adeguare gli spazi interni, si è parlato di ben 34milioni751mila euro. Quindi, tutto a posto. Epperò, vista l’esperienza quinquennale fatta anche di chiacchiere, una domanda è lecita: “è la verità o è l’ennesima finzione?” Approfondendo la questione, il dubbio non è campato in aria. Con la legge delega 26/11/2021 n. 206 e il d.lgs. 10/10/2022 n. 149, provvedimenti noti come ‘Riforma Cartabia’, fu decisa l’istituzione di un “Tribunale Unico specializzato per le Persone, per i Minorenni e per le Famiglie (TPMF)” destinato ad occuparsi di tutte le materie ora ripartite tra Tribunale ordinario, Tribunale per i minorenni e Giudice Tutelare. L’avvio della nuova struttura, fissata per ottobre 2024, è stato prorogato ad Ottobre 2026 per apportare alcuni correttivi alla normativa che, come formulata, ha ricevuto numerose osservazioni. In ogni caso, le particolari funzioni attribuite al nuovo Tribunale rendono necessario l’utilizzo di locali adeguati per dimensione e con collocazione distaccata rispetto a quella che ospita l’‘ordinario’. E, infatti, a pag. 11 della Relazione sull’Amministrazione della Giustizia presentata in data 25/01/2025 dal Presidente della Corte di Appello, è chiaramente scritto quanto segue: “considerata l’inidoneità dell’immobile che ospita attualmente il Tribunale e la Procura per i minorenni, in data 7 ottobre 2024 è stata consegnata al Ministero della Giustizia l’intera consistenza dei piani secondo e secondo ammezzato del Palazzo di Giustizia sito in Corso Garibaldi”. Si legge, poi, che è stato effettuato il sopralluogo per la consegna e che gli spazi necessitano di lavori di rifunzionalizzazione affidati dal Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria al Dirigente dell’Ufficio Periferico di Napoli. A seguire, non manca la preoccupazione per la complessità della gestione del Palazzo derivante dal fatto che esso è occupato solo parzialmente dal Ministero della Giustizia mentre altre porzioni risultano ‘assegnate’ ad altre Amministrazioni. Per questo, è scritto che: “le difficoltà dovranno essere affrontate con la massima energia e determinazione, al fine di rendere possibile il pieno avvio del nuovo Ufficio giudiziario…”. In sostanza, non sembra ci sia la disponibilità a valutare ipotesi di convivenza con altre realtà, neppure usando ‘Uffici a castello’. Ora, chi ha modo di frequentare l’ex Tribunale, sa bene che il piano seminterrato su Corso Garibaldi è occupato dall’Ufficio Notifica/Ritiro Atti e dal Giudice di Pace sezione penale. Il primo piano, a livello del Corso Vittorio Emanuele, ospita altri Uffici Notifica/Ritiro Atti e le Aule del Giudice di Pace sezione civile. Poi, saltato il secondo, destinato al TPMF, al terzo ci sono la Biblioteca, la sala dell’Ordine, le sale di rappresentanza e la Scuola di Alta Formazione. Il mansardato, infine, dove c’era la Procura, sembra sia stato egualmente destinato a TPMF, salvo errore. In queste condizioni, a ben vedere, se pure ci fossero stanze vuote, un punto dovrebbe essere chiaro: fare un palazzo “macedonia” sarebbe la soluzione peggiore per l’Università e la stessa Città, poiché offrirebbe un’inaccettabile immagine di promiscuità, provvisorietà e confusione mischiando cittadini in ‘libero accesso’ con operatori della Giustizia che hanno tempi e modalità del tutto particolari e richiedono specifici presidi di sicurezza. Ciò che appare poco comprensibile, in tutto questo, è l’interesse quasi morboso nei confronti dell’ex Tribunale, come fosse fonte di particolare orgoglio imporne una destinazione estranea alla sua funzione storica. In verità, non mancano in Città ‘contenitori vuoti’ che, con 34milioni751mila euro, tornerebbero a nuova vita facendo la gioia della stessa Università. Ci sono le vecchie Carceri, il Convento dei Carmelitani a largo Pioppi, sulla Chiesa di Sant’Anna al Porto, la Caserma Carrano a via San Benedetto, l’ex Suor Orsola Benincasa in via della Porta e, ultimo ma non per ultimo, il Monastero di Santa Maria della Mercede, dove oggi c’è il TAR, sul larghetto San Tommaso d’Aquino. Se si decidesse di trasferire anche il TAR nel vecchio Tribunale, si potrebbero recuperare tutti gli edifici storici che affacciano su quella piazzetta. E, allora: “perché non salvare questi immobili da una destinazione che ‘svergogna’ la Cultura dell’intera Comunità”? A meno che, lo stesso progetto del trasferimento della sede dell’Università non sia una favola. Neppure sarebbe la prima volta. In verità, riproporre di tanto in tanto visioni affascinanti potrebbe essere il metodo prescelto per tenere in vita la tante speranze dei concittadini destinati, magari, a morire disperati. Del resto, benché si dica che le fandonie generalmente non facciano molta strada, nessuno può escludere che quelli che dovessero pronunciarle possano farne molta di più. Questa Città ha bisogno del vero amore dei cittadini di cuore. *Ali per la Città