Scafati. Omicidio del 18enne scafatese Pasquale Nappo a Boscoreale, oggi l’autopsia sul corpo del giovane mentre ieri nel carcere di Secondigliano a Napoli c’è stata l’udienza di convalida del fermo per Antonio Abruzzese, 22 anni, e Giuseppe Esposito, 18, accusati dell’omicidio premeditato e aggravato dal metodo mafioso del giovane Nappo. Fermo convalidato. Proprio il 18enne, che ha premuto il grilletto colpendo a morte Nappo, ha risposto alle domande del giudice assistito dall’avvocato Mauro Porcelli. Ha chiesto scusa per quanto ha fatto, ribadendo di non voler uccidere il 18enne, nè di far parte di nessuna consorteria malavitosa. Tensione e rimorso in cella per il giovanissimo che ha continuato a sostenere che la tragedia sia nata da un litigio da ragazzi e che la camorra non c’entra come invece viene contestato l’omicidio di Pasquale Nappo “aggravato dal metodo mafioso. Tesi respinta dal legale dei due indagati che ha parlato di delitto d’impeto e non premeditato. Poi ha ripetuto al gip quanto già dichiarato agli inquirenti dopo che con Antonio Bruzzese si era consegnato ai carabinieri di Torre Annunziata. “Volevamo vendicarci, intimidire quel gruppo di ragazzi perché alcuni giorni prima ci aveva aggredito. Ma siamo stati circondati da una decina di persone. Eravamo sullo scooter, ci hanno preso a schiaffi e calci. Ho riconosciuto quel ragazzo, ho saputo dopo che si chiamava Pasquale. Ho sparato alla cieca. Quando siamo andati via, eravamo convinti di non aver ucciso nessuno. Ci siamo cambiati e siamo andati a Napoli, ai baretti di Chiaia”, la la versione del 18enne di Torre Annunziata, che anche ieri non ha cambiato su quanto avvenuto nella notte tra sabato e domenica scorsi in piazza Pace a Boscoreale. Abruzzese ed Esposito si sarebbero presentati spontaneamente in caserma a Torre Annunziata, raccontando di aver reagito a un’aggressione subita poco prima. Esposito, secondo quanto riferito, sarebbe stato picchiato da un gruppo di giovani che li avrebbe minacciati e insultati. Tornati sul posto con un’arma, i due avrebbero tentato un gesto di intimidazione, trovandosi però circondati da un gruppo più numeroso. Nel caos, avrebbe esploso alcuni colpi di pistola “alla cieca”, colpendo mortalmente Pasquale Nappo, che non era coinvolto direttamente nella lite. Entrambi restano in carcere con l’accusa di omicidio. “Non premeditazione ma preordinazione. Perchè pur essendosi recato sul posto con lo scooter e con la targa coperta e con un complice (Bruzzese), Esposito non avrebbe avuto l’intenzione di uccidere”, dice l’avvocato.





