Agropoli, migranti in città: il comune all'oscuro di tutto - Le Cronache Provincia

di Arturo Calabrese

C’è rabbia e indignazione ad Agropoli, in località Moio, per quanto sta accadendo nelle ultime ore. Nella frazione alta del centro cilentano sono arrivate alcune decine di migranti, ospiti di quello che pare essere un centro nato all’interno di una villetta, un tempo appartenente a una famosa famiglia agropolese legata alla ristorazione.

Sarebbero circa sessanta le persone trasferite ad Agropoli dopo, e il condizionale è ancora d’obbligo, la chiusura di un centro d’accoglienza di Ascea, dove i migranti erano ospitati. L’operazione fu portata avanti dai carabinieri e dalla locale polizia urbana. Gravi erano le violazioni riscontrate e da qui la decisione di chiudere.

Di quelle centinaia di persone, provenienti prevalentemente da Bangladesh e India, circa la metà potrebbero essere oggi ospitate ad Agropoli, seppur, stando a quanto trapela, pare che le due situazioni non siano collegate. A indignare gli abitanti è il non aver avuto alcuna comunicazione ufficiale da parte dell’ente comunale.

«Ci siamo ritrovati queste persone qui da un giorno all’altro – dice una donna – di certo i benpensanti ci accuseranno di essere razzisti, ma noi siamo spaventati. Non sappiamo chi sono, non sappiamo chi gestisce questo centro, non sappiamo nemmeno se c’è o meno un centro. Non siamo tranquilli».

«Qui a Moio siamo abbandonati – tuona un residente – subiamo furti in continuazione e oggi abbiamo a che fare anche con queste persone. Non incolpo nessuno, ma non abbiamo avuto controlli quando eravamo solo noi cittadini italiani e adesso, con queste persone, ci sentiamo ancor più indifesi».

Non è chiaro cosa sia successo ad Agropoli e quali siano gli accordi, se sia presente o meno un’associazione e, in generale, le motivazioni per cui quella gente sia lì. In ogni caso, l’unica cosa certa è che i migranti, la maggior parte o la quasi totalità uomini, non rimangono nella struttura o nelle pertinenze, tant’è che molti di loro sono stati avvistati mentre si aggiravano in città, qualcuno, come si vede nella foto, anche con valigie, e c’è chi si è recato a fare la spesa.

L’arrivo dei migranti in città avrebbe colto di sorpresa anche l’amministrazione comunale, che non sarebbe in possesso di un chiaro quadro della situazione. Secondo quanto trapelato da fonti vicine al Comune, la polizia locale e i vigili del fuoco sarebbero già intervenuti per effettuare una prima verifica della situazione.

Tuttavia, anche l’amministrazione comunale starebbe attendendo indicazioni ufficiali dalla Prefettura, da cui dipendono le decisioni in materia di gestione e sicurezza del centro. Infine, pare che la società in questione sia la Hermés di Capaccio Paestum, che ha all’attivo altri centri proprio nella città dei templi.

Insomma, la situazione è destinata a evolversi. Anche nella vicina città capaccese la situazione è simile, con i residenti preoccupati per la presenza dei migranti. In questo caso, vengono spesso avvistati fuori dai confini della proprietà e, non di rado, scoppiano risse con interventi delle forze dell’ordine e dei sanitari.

A rompere il silenzio, con imperdonabile ritardo, il sindaco Roberto Antonio Mutalipassi: «È stato effettuato in mattinata (ieri per chi legge, ndr) un sopralluogo congiunto di Polizia Municipale e tecnici dell’ufficio Urbanistica per constatare la liceità sotto tutti i punti di vista, urbanistico, igienico sanitario e quant’altro del Cas (Centro Accoglienza Straordinario), ubicato nella frazione Moio all’interno di una struttura privata, individuato tramite apposita procedura dalla Prefettura di Salerno.

Tali controlli proseguiranno anche nei prossimi giorni – ha dichiarato il sindaco – questa mattina (ieri per chi legge, ndr) mi sono confrontato anche con la stessa Prefettura dalla quale mi è stato evidenziato che i soggetti ospitati, di sesso maschile, sono richiedenti asilo politico. Vengono monitorati costantemente e tenuti a rispettare determinati orari per uscire e rientrare in struttura.

Dalla Prefettura hanno tenuto a sottolineare come in casi analoghi le persone ospitate non abbiano creato problemi di alcun tipo».