Michelangelo Russo
Il Governo ha forse, volontariamente e cinicamente, inscenato un braccio di forza con la società civile che ha voce, ancora, in questo Paese. E’ difficile credere che i meloniani non abbiano immaginato quale sarebbe stata la reazione popolare al blocco della Flottilla. E’ difficile crederlo perché quanto sta accadendo segue perfettamente il copione del bisonte americano Trump, che ha fatto della strategia della provocazione l’unico programma per l’avvento di una democrazia di Legge e Ordine governata dal dominio delle multinazionali. L’Italietta di Meloni ha bisogno di dimostrare che il dissenso democratico è confinato a ristrette fasce di contestatori mossi da un odio incosciente e irresponsabile verso di lei e i suoi simili, patrioti e difensori della Fede. E, nella ricetta della redenzione dell’Italia, ci mette, ovviamente, anche i Giudici. Esattamente come il condannato Trump. A Lamezia Terme, dove Meloni con mezzo governo è andata a fare un comizio per Occhiuto, ha trovato l’occasione per mettere in mezzo ancora una volta i Giudici, affermando nella foga, come un cavolo a merenda, che i Giudici leggono prima dell’udienza i comunicati sulla Palestina. Non c’entrava nulla, ma tutto fa brodo per far passare la Riforma della Giustizia. La prevedibile reazione popolare all’arresto degli eroi della Flottilla, nel nome dell’Umanità, è stato forse un esperimento voluto per testare l’ampiezza del dissenso e della capacità delle forze lavorative, organizzate in sindacati, di mobilitare i cittadini. Perché la capacità di mobilitazione dei partiti di opposizione, da soli, è stata già testata al pari della perdente scelta dell’Aventino parlamentare agli inizi del Fascismo. Adesso, dicevamo, si doveva testare il popolo italiano. E gli è andata male, a Meloni e camerati. Adesso sanno che l’indignazione popolare è molto più vasta di quanto pensavano. A Roma, nella notte dei primi arresti della Flottilla, diecimila persone si sono autoconvocate in appena mezzora per marciare su Montecitorio, bloccati dalla Polizia, ma del tutto pacifici. E così il Governo dei droni, metaforici, ha testato, come i droni fisici dei Russi, i tempi di reazione della folla democratica e civile. Adesso i Meloniani sanno che si tratta di tempi brevissimi. E adesso anche l’Italia democratica e civile sa che occorre organizzarsi in rete telematica e costante per affrontare e sventare i piani oligarchici di dominio della destra italiana. In tempo reale la CIGL e altri sindacati hanno proclamato lo sciopero generale, come preannunziato, contro gli arresti. Il Governo lo prevedeva, ma non ha fatto nulla per evitarlo. Perché anche questo è un test. Ma se è un test preventivo per il Governo, lo è anche per l’opposizione. Dagli errori eventuali si impara, ma ci si organizza meglio per correggerli. E’ singolare, con quanto sta accadendo, l’analogia con l’ascesa al potere totale di Netanyahu. Netanyahu iniziò una lotta contro i Giudici prima dell’assalto di Hamas del 7 ottobre 2023. Paralizzò con una legge anticostituzionale la Corte Suprema, per evitare il processo a suo carico per corruzione. Grandi manifestazioni di piazza si tennero in Israele a difesa della democrazia. La protesta montava quando ci fu l’assalto di Hamas. Provvidenziale per Netanyahu. La guerra infinita è adesso la sua unica garanzia. La ricetta è sempre la stessa. Il nemico di fuori per eliminare ogni opposizione. La speranza del Governo è che i droni russi arrivino in Italia. Dopodiché, al diavolo Flottilla e opposizione. Mano libera alla Riforma Costituzionale sulla Giustizia, sul Premierato e sull’Autonomia Differenziata delle Regioni. In Israele la guerra ha silenziato i moti di piazza, con tanti giovani sotto le armi. Ma in Italia, se questo è il progetto, andrà diversamente, statene certi!





