di Arturo Calabrese
Il comune di Capaccio Paestum sarà parte civile nel processo che si apre oggi a carico di Franco Alfieri, già sindaco della città dei templi, che per poco meno di un mese è stato ospite delle patrie galere prima di essere tradotto ai domiciliari quasi un anno fa. La giunta comunale, composta dal vicesindaco Maria Sarno, assente, e dagli assessori Alfonso Bufano, Rosario D’Acunto, Decio Rinaldi e Alessandra Senatore, ha autorizzato il primo cittadino Gaetano Paolino a costituirsi come ente nel procedimento che prenderà il via questa mattina a Vallo della Lucania. “Il Pubblico Ministero – si legge nella delibera di giunta – ha espressamente identificato il comune di Capaccio Paestum quale persona offesa dalle condotte contestate nell’imputazione. Il comune, ente esponenziale di interessi collettivi e soggetto direttamente leso dalla condotta posta in essere dagli imputati, è legittimato, quale parte offesa, a costituirsi parte civile per ottenere, con la pena che sarà ritenuta di giustizia, anche il risarcimento di danni materiali e morali, compresi quelli derivanti dalla lesione dell’immagine, conseguenti alla perpetrazione dei reati contestati”. L’ente pubblico guidato per oltre cinque anni da Franco Alfieri potrebbe dunque entrare nel processo come soggetto che ha subito danni dalle azioni del proprio ex amministratore. Si apre a Vallo della Lucania, quindi, il processo per Franco Alfieri. Il presidente della Provincia di Salerno, presidente dell’Unione dei Comuni Paestum Alto Cilento e sindaco di Capaccio Paestum al momento dell’arresto il 3 ottobre 2024, è accusato di corruzione e turbata libertà degli incanti perché avrebbe favorito l’aggiudicazione di taluni appalti alla Dervit Spa, società con sede a Roccadaspide e operante nella pubblica illuminazione. Con lui vennero arrestati ai domiciliari, ed oggi sono liberi, il braccio destro Andrea Campanile, la sorella Elvira Alfieri, Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale della Dervit, e Carmine Greco, responsabile tecnico del comune di Capaccio nonché responsabile unico del progetto dei procedimenti coinvolti. In un primo momento questo processo era gestito dal tribunale di Salerno, ma dopo alcune udienze è stata accolta la richiesta degli avvocati difensori dell’ex amministratore di spostarlo a Vallo della Lucania, dove questa mattina si comincia. Secondo la decisione del tribunale salernitano, il reato si sarebbe consumato a Torchiara, dove ha sede la società di famiglia, la Alfieri Impianti. Torchiara, città natale di Alfieri e comune dove sta trascorrendo i domiciliari, rientra nella giurisdizione del tribunale cilentano. Secondo quanto emerso dalle indagini, basate su intercettazioni e sull’esame della documentazione, anche informatica, acquisita durante le perquisizioni del 30 gennaio, ben prima dell’ufficiale indizione delle gare finite nel mirino degli investigatori, Campanile e D’Auria, rispettivamente in nome e per conto di Francesco Alfieri e di Vittorio De Rosa, legale rappresentante della Dervit, avrebbero concordato le strade da inserire nel progetto esecutivo delle future gare, stabilendo tempi, costi e ogni altro dettaglio tecnico dei lavori, dando per certa l’aggiudicazione degli appalti alla Dervit. La società riconducibile alla sorella di Alfieri, dopo il perfezionamento degli accordi, avrebbe provveduto, attraverso proprie strutture organizzative, alla redazione materiale degli atti relativi alle due procedure. Contestualmente Carmine Greco, su mandato del sindaco Alfieri, avrebbe affidato a un professionista esterno l’incarico di firmare gli atti predisposti dalla Dervit Spa, prevedendo per tale operazione il pagamento di circa 70mila euro, somma poi mai corrisposta. In un’altra procedura, come riportato in una nota del procuratore di Salerno Giuseppe Borrelli, lo stesso Greco si sarebbe assunto personalmente la paternità degli atti predisposti dalla società che si sarebbe aggiudicata l’appalto. Sempre Greco, infine, avrebbe favorito l’invito a partecipare alle procedure negoziate di ditte compiacenti o prive dei requisiti necessari per rendere blindata l’aggiudicazione alla Dervit. Nei mesi successivi, poi, Alfieri è stato raggiunto da una seconda ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di scambio di voto politico-mafioso. Colpiti con lui altri nomi eccellenti della politica di Capaccio Paestum. Questo secondo processo dovrebbe tenersi a Salerno, tribunale competente della città dei templi.





