SCAFATI. Sull’episodio del bambino di 9 anni aggredito a Scafati da un pitbull è intervenuto l’esperto cinofilo Salvatore Montemurro, presidente del “Pit Bull Syndicate Italy”, con sede a Napoli.
Dalla sua esperienza, pur non conoscendo approfonditamente il fatto avvenuto a Scafati, secondo lei cosa è potuto scattare nella testa del cane che ha aggredito questo bambino di 9 anni?
“Dalle poche notizie di cui disponiamo sappiamo che il malcapitato bambino è stato morso agli arti inferiori da un pitbull condotto al sguinzaglio dalla padrona. Il fatto che il cane abbia morso le gambe del bambino fa supporre un’attivazione dell’istinto predatorio, attivato come spesso accade dai bambini e con il conseguente tentativo di interromperne la fuga o controllare il movimento”.
Si sentono spesso episodi di questo tipo. Secondo lei le responsabilità sono da attribuire ai padroni dei cani? E’ sempre necessario portarli al guinzaglio?
“La responsabilità è dei padroni sui quali cade una responsabilità oggettiva, per i danni causati dai loro cani. I proprietari sono tenuti ad un rigoroso controllo dei propri cani in particolare nei luoghi pubblici. Ovviamente possono verificarsi anche dinamiche in cui siano anche responsabilità o corresponsabilità da parte degli aggrediti. Il rapporto uomo-cane o meglio rapporto bambino-cane deve presupporre una base culturale e il rispetto reciproco, avendo sempre come punto cardine la pubblica incolumità. I cani vanno sempre condotti al guinzaglio. E’ previsto per obbligo di legge come pure avere la museruola al seguito. La possibilità di condurre i cani liberi da guinzaglio e consentita solo in spazi appositamente preposti”. Nell’aprile 2024 si consumò una tragedia ad Eboli come lei ben ricorda quando un bambino di appena 15 mesi fu sbranato da due pitbull. Circostanza diversa da questa di Scafati. Lei cosa ne pensa? “Ogni anno si ripete con una percentuale altissima e il fenomeno delle aggressioni da parte di cani a persone e bambini. I cani sono sempre più diffusi ma non sta crescendo proporzionalmente la cultura cinofila. Tra i due incidenti, chiaramente i punti di contatto sono la razza dei cani coinvolti e i bambini come vittime. Chiaramente in comune c’è la sottovalutazione dei rischi legati ad un errate gestione, scarsa socializzazione e non utilizzo degli strumenti di controllo, come ad esempio la museruola”.
I cani, anche se addestrati, possono essere pericolosi per l’incolumità delle persone? E secondo lei dipende anche dalla razza del cane? Nel senso che esistono razze più aggressive e meno aggressive?
“L’addestramento sicuramente innalzerebbe il livello culturale, la comprensione dei limiti propri e dei cani e con l’utilizzo esperto degli strumenti di controllo si potrebbe limitare tantissimo il numero degli incidenti. Sicuramente non tutte le razze hanno la stessa potenziale lesività a prescindere dalla loro aggressività, che spesso è soggettiva. Possedere determinati razze o tipologie di cani come ad esempio i cani da guardia e da difesa o molossoidi o terrier di tipo Bull, come in questo caso non dovrebbe essere concesso a tutti in virtù delle loro particolari memorie di razza, doti caratteriali e performance fisiche. Questi cani dovrebbero essere destinati a proprietari consapevoli di queste caratteristiche e capaci di gestirli dopo adeguata e mirata formazione”.
Se fosse lei ad amministrare un territorio come disciplinerebbe un eventuale regolamento su come condurre gli animali a passeggio? E cosa consiglia ai padroni di cani, ma più in generale di animali domestici per ammaestrarli in modo che non costituiscano un pericolo?
“Tutti i cani dovrebbero essere condotti al guinzaglio e con museruola al seguito come previsto dalla legge, pur riconoscendo la possibilità di possedere un cane a tutti obbligherei di frequentare corsi formativi mirati alla tipologia di cane da adottare. Consiglierei prima di tutto di farsi guidare da un esperto nella scelta del cane ed iniziare sin da subito la frequentazione di un campo di addestramento. Come presidente del Pit Bull Syndicate Italy auspico sempre un contatto diretto con gli amministratori perché è necessario intervenire per favorire la pubblica incolumità ed il benessere animale”. Riflessioni da parte di un esperto che si prospettano anche come utili consigli per una cultura dell’addestramento più efficace e sicura.
Mario Rinaldi





