Sarà una notte lunghissima per i lavoratori della casa di cura “La quiete” e del centro diagnostico “Cedisa”. Una notte di tensione e di paura con decine di lavoratori pronti oramai a tutto, asseragliati nella struttura di Capezzano. Sui tetti, da dove volava di tutto, con un’auto cosparsa di alcool pronta per essere incendiata. Incontrollabile la rabbia esplosa dopo la fumata nera in Prefettura. Erano euforici i lavoratori del gruppo Calabrese che si aspettavano che dall’incontro in prefettura arrivasse finalmente il via libera al pagamento delle mensilità arretrate: dodici alla Quiete e quattordici al Cedisa. Invece l’accordo non c’è stato ed è stato tutto rimandato all’avvocatura di stato per il via libera dei pagamenti da parte dell’Asl che bypassasse l’Agenzia delle Entrate. L’euforia si è trasformata così in rabbia. La prima tappa della protesta è stata la casa del patron del Cedisa Calabrese. Qui, una quarantina di lavoratori si sono radunati per chiedere all’imprenditore di dare ragione di quanto accaduto. Poi subito dopo si sono spostati alla Quiete ed è qui che la tensione ha superato ogni limite. Mentre alcuni lavoratori salivano sul tetto dal quale lanciavano giornali ed altri oggetti, ponevano una macchina all’ingresso principale della struttura sanitaria cospargendola di alcool. È stato necessario regolamentare il traffico da parte dei carabinieri. Sul posto anche i mezzi di soccorso ed i vigili del fuoco pronti ad ogni evenienza. Il timore che in nottata possano verificarsi altri gravi atti. Alessia Bielli
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