Ceramica vietrese Patrimonio Culturale Immateriale della Campania - Le Cronache Attualità
Attualità Vietri sul Mare

Ceramica vietrese Patrimonio Culturale Immateriale della Campania

Ceramica vietrese Patrimonio Culturale Immateriale della Campania

Vito Pinto

Quel “sapere” manipolare l’argilla, formarla, cuocerla, decorarla con la solarità mediterranea, quel “sapere” realizzare il prezioso e inconfondibile smalto “Bianco Vietri” sono certamente un patrimonio immateriale di ogni bottega delle mani di Vietri sul Mare, un patrimonio inalienabile costruito nei secoli con una tradizione orale, con una trasmissione quasi da DNA che resta impressa nell’animo di tutti i ceramisti di questo paese di costa, raccolto nel punto più intimo dell’ampio golfo di Salerno, lì dove le due anse di costa si incrociano a dominio di cupola maiolicata. Un patrimonio che oggi è ufficialmente inserito nell’Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale Campano (IPIC) su determinazione della Direzione Generale per le politiche culturali e il turismo della Regione Campana, che ha accolta l’istanza del Comune di Vietri sul Mare. Va dato atto a questa Amministrazione comunale, presieduta dal Sindaco Giovanni De Simone e con la fattiva collaborazione dell’assessore al ramo, Daniele Benincasa, se Vietri sul Mare e la sua ceramica in questi ultimi anni sta riconquistando ruoli di primaria importanza nel panorama dell’artigianato italiano, quello che vive nelle botteghe diffuse di tutta Italia, dove abili mani intrecciano, dipingono, modellano, realizzano prodotti che, alla fine, sono grandemente apprezzati da un pubblico italiano e straniero che ama l’oggetto singolo, autentico, non di serie. E chi acquista un oggetto ceramico, per quanto piccolo possa essere, da Vietri si porta in casa, ovunque sia, un pezzo di quella solarità mediterranea che abili pennelli a punta rasa stendono su superfici smaltate di Bianco Vietri. La storia della ceramica vietrese è lunga, affonda le sue radici nel ‘500, stando a documenti e testimonianze, rare e soprattutto di edicole votive. Ma non può essere peregrina l’idea che a portare su queste coste il fare ceramica siano stati monaci italo-greci in fuga dalle persecuzioni del basileus di Bisanzio. Un lavoro che doveva essere certamente di autosufficienza cenobita, ma che ben presto divenne cultura di un popolo che sapeva coniugare l’utilità degli oggetti nella bellezza delle loro decorazioni. Le tante targhe votive sparse un po’ dappertutto nel territorio vietrese articolato tra monti e mare, sono un chiaro esempio non solo di grande capacità tecnica, ma anche di una fede che in ogni secolo ha sostenuto i ceramisti. Non va dimenticato che all’aprirsi di una nuova bottega, il primo lavoro era la realizzazione di una “riggiola” rappresentante Sant’Antonio Abate (Sant’Antuono) protettore del fuoco, perché vegliasse sempre a protezione del lavoro del ceramista, soprattutto nella fase di cottura degli oggetti. Vietri è uno dei pochi paesi che ha sempre saputo articolare la sua produzione, l’ha saputo innovare, ha accolto nelle sue botteghe artisti e artigiani di ogni dove. Resta nella memoria e, per certi versi, la presenza nella tradizione di quel periodo mittleuropeo in cui artisti stranieri – molti in cerca di un rifugio dalla storia – diedero il loro contributo alla crescita della ceramica, in un momento di grandi difficoltà sociali e politiche. Basti ricordare, di quel periodo, la polacca Irene Kowaliska e Richard Dolker, tedesco che si affiancarono ai vietresi Giovannino Carrano, Salvatore Procida e fratelli, Guido Gambone, solo per citare qualcuno di quella schiera di nomi che hanno contribuito, e non poco, a costruire la storia di una tradizione artigianale. Una nota stampa dell’Amministrazione Comunale vietrese circa il decreto regionale, sottolinea: «Viene così sancito l’indubbio valore storico, culturale e sociale dell’arte della ceramica di Vietri sul Mare che dal XVI secolo rappresenta un valore assoluto del territorio e dei suoi abitanti. Alla ceramica vietrese viene legittimata la riconoscibilità in tutto il mondo, la tradizione secolare dell’arte manuale e pittorica e dei suoi colori unici, la forte identità radicata nella comunità e diffusa anche attraverso vari percorsi, come il museo provinciale della ceramica di Villa Guariglia, l’adesione alla AICC – Associazione Italiana Città della Ceramica, la nascita della Scuola di Ceramica di Vietri sul Mare, la creazione del Portale della Ceramica Vietrese, l’istituzione nel 1994 del Premio Internazionale “Viaggio Attraverso la Ceramica”, l’avvio dell’iter per il riconoscimento del marchio Igp da parte dei ceramisti vietresi presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ed altre iniziative ancora». Non va dimenticato che furono il compianto Sen. Mario Valiante, salernitano, e il sen. Melandri di Faenza a farsi promotori di quell’iter legislativo che portò alla emanazione della legge n.188/1990 per la Tutela della Ceramica artistica e tradizionale. «Un atto atteso e dovuto nei confronti del nostro tesoro più prezioso – ha dichiarato Giovanni De Simone, sindaco di Vietri sul Mare – che ci rende ancora più orgogliosi di un patrimonio che ormai travalica i nostri confini e che dobbiamo difendere dai pericoli della globalizzazione». Soddisfatto anche l’assessore alla ceramica Daniele Benincasa che ha seguito, fin dai primi passi, l’istanza di riconoscimento: «Si tratta di un tassello nel cammino di valorizzazione della ceramica vietrese che negli anni ha saputo affrontare tante sfide. Era giusto riconoscere agli artigiani vietresi il valore del loro lavoro e del loro estro artistico». Un riconoscimento per la Ceramica di Vietri che si affianca al già inserimento del paese nell’elenco del Patrimonio Mondiale dell’Umanità sancito dall’UNOSCE per quest’ansa di costa che da Vietri sul Mare giunge sino a Positano attraverso un percorso montuosamente marino.