Sara Giovagnoli con Bandecchi. L'intervista - Le Cronache Ultimora
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Sara Giovagnoli con Bandecchi. L’intervista

Sara Giovagnoli con Bandecchi. L’intervista

di Arturo Calabrese

 

 

Le liste per le prossime regionali stanno pian piano prendendo forma. Mentre a destra e a sinistra non c’è ancora la certezza di chi sarà il candidato alla presidenza, Stefano Bandecchi brucia tutti e già da qualche settimana ha annunciato la sua candidatura. Tra coloro i quali saranno impegnati nelle compagini c’è Sara Giovagnoli di Capaccio Paestum che guarda molto al territorio senza perdere di vista la politica regionale e nazionale e con ella le tante emergenze.

Partiamo dal principio: perché questa candidatura?

“Mi candido con Dimensione Bandecchi perché credo in un progetto che rompe con la vecchia politica, quella che ha deluso la Campania per anni con promesse vuote e clientelismo. Vivo il territorio, soprattutto il Cilento e le aree interne, e ogni giorno tocco con mano i problemi dei cittadini: anziani e disabili abbandonati, giovani senza lavoro, una sanità che non funziona, mancanza di politiche ambientali adeguate. Stefano Bandecchi ha dimostrato a Terni di saper amministrare con concretezza e coraggio e il mio desiderio è portare anche in Campania questo approccio. Non siamo né di destra né di sinistra, siamo per i fatti: ascoltiamo i cittadini, trasformiamo le loro idee in soluzioni reali e lavoriamo per una Regione che restituisca dignità a tutti. La mia candidatura nasce dalla voglia di cambiare, per costruire una Campania che non lasci indietro nessuno, a partire dai più fragili e i giovani”.

Tante le difficoltà della provincia di Salerno e della Regione tutta come, ad esempio, la sanità e l’ospedale di Agropoli ne è l’emblema…

“In Campania la sanità è in crisi profonda, e l’ospedale di Agropoli è l’emblema di un sistema che ha dimenticato i cittadini. Le persone più fragili, anziani, disabili, non autosufficienti, sono spesso invisibili. I dati parlano chiaro: la Campania è all’ultimo posto in Italia per assistenza ai non autosufficienti. Il paradosso è che, pur essendo la patria della Dieta Mediterranea e terra di centenari, i campani vivono in media due anni in meno rispetto al resto d’Italia. Questo accade perché manca la prevenzione: i pronto soccorso sono intasati, la medicina territoriale è insufficiente, le liste d’attesa interminabili e decine di migliaia di pazienti sono costretti a curarsi in altre regioni. Questa emigrazione sanitaria è costata circa 3 miliardi in dieci anni: risorse che sarebbero potute essere investite qui. I nostri sanitari lavorano con dedizione, ma senza mezzi e in numero inadeguato. Molti fuggono in regioni dove il sistema funziona meglio, aggravando il problema. Per cambiare rotta, l’ospedale di Agropoli deve essere riaperto completamente: non mezze promesse o reparti a metà, ma tutti e sei i reparti attivi. Solo così potrà tornare ad essere un punto di riferimento per il territorio e un simbolo di una sanità finalmente vicina ai cittadini”.

Ad oggi, nè destra né sinistra hanno un proprio candidato alla presidenza almeno ufficialmente: c’è solo Stefano Bandecchi… Perché?

“La risposta è sotto gli occhi di tutti: stiamo assistendo all’ennesimo teatrino politico, dove il vero problema non è il bene dei cittadini, ma come dividersi le poltrone. Questo spettacolo indecoroso allontana i campani dalla politica e congela ogni possibilità di cambiamento. Bandecchi, invece, non ha perso tempo: non ha accordi sottobanco, non ha vincoli di partito, è libero e determinato ad andare avanti senza compromessi”.

Il Cilento, da un anno a questa parte, è al centro di indagini serrate e della commissione parlamentare antimafia: cosa ne pensa?

“È un tema delicatissimo, che va affrontato con serietà. Il Cilento, come altre aree della Campania, non è immune dalle infiltrazioni criminali. Le indagini e i lavori della Commissione parlamentare antimafia dimostrano che serve una politica forte, capace di garantire legalità e sviluppo pulito. Il rapporto semestrale della Direzione Investigativa Antimafia conferma che il salernitano, incluso il Cilento, è un territorio vulnerabile: non ci sono clan radicati localmente, ma esiste una presenza silente e diffusa, legata a camorra e ‘ndrangheta, che si infiltra in appalti, agroalimentare, turismo e gestione dei rifiuti. Spesso agisce grazie alla complicità di colletti bianchi, amministratori e imprenditori. Per contrastare le mafie serve prima di tutto creare opportunità: lavoro per i giovani, servizi, infrastrutture, tutela dell’ambiente. Bisogna rafforzare i controlli negli appalti e nelle attività economiche più esposte, e promuovere una cultura della legalità nelle scuole, nelle associazioni e nelle istituzioni. Dove c’è abbandono, la criminalità trova spazio. Dove c’è crescita, vince la legalità”.

Lei è molto attiva in Cilento e nelle aree interne: cosa fare per esse?

“Il Cilento e le aree interne, con i loro 80 comuni e 270.000 abitanti, sono un tesoro che però affronta sfide immense: spopolamento, disoccupazione e isolamento. Non possiamo più permetterci di ignorarle. La mia visione è farne la locomotiva della Campania, con cinque punti chiave. Unire le forze: basta campanilismi, occorre coordinare le amministrazioni per gestire meglio le risorse e liberare fondi per lo sviluppo. Creare lavoro di qualità: puntare su turismo sostenibile, agricoltura innovativa ed energie rinnovabili, con incentivi mirati e bandi dedicati. È qui il nuovo aeroporto di Salerno Costa D’Amalfi e del Cilento potrebbe svolgere un importante ruolo di volano per un aumento delle presenze soprattutto non nei mesi estivi. Diventare polo di eccellenza per l’Industria 4.0: il Cilento non è solo un museo a cielo aperto. Deve diventare un centro di innovazione tecnologica e startup, dove i giovani possano costruire il loro futuro senza dover partire. Ripopolare i borghi: assegnare case abbandonate a chi vuole vivere e investire nei paesi. Ogni casa riaperta è una comunità che rinasce. Rafforzare servizi, infrastrutture nel rispetto dell’ambiente e dei tesori della Campania: potenziare sanità, strade, trasporti e connettività digitale per eliminare l’isolamento”.

Su cosa baserà la sua campagna elettorale?

“La mia campagna sarà basata su un principio chiaro: l’ascolto. Non sarò un candidato che parla dall’alto, ma un rappresentante che ascolta e costruisce insieme. Voglio dialogare con cittadini, imprese e istituzioni per raccogliere bisogni reali e trasformarli in soluzioni concrete. Solo così si può elaborare un programma credibile, che parta dalle persone e non dalle ideologie. La mia campagna sarà un invito alla partecipazione: insieme possiamo scrivere una nuova pagina per il Cilento e per la Campania, fondata su sviluppo, dignità e legalità”.