di Erika Noschese
«L’onorevole Fico, un tempo strenuo difensore del mito della democrazia diretta, oggi ha consentito che sul suo nome si chiudesse un accordo politico “alla vecchia maniera”, con partiti, coalizioni, posti di governo. È una piccola soddisfazione, ma fa ben sperare per un futuro governo: meno propaganda, più realpolitik». Parla così Andrea Lembo, militante del Pd, disponibile a scendere in campo su richiesta del partito, commentando le prossime elezioni regionali in Campania, in programma il 16 e 17 novembre.
Lembo, raggiunto l’accordo tra il PD e il Movimento 5 Stelle con De Luca che sarà parte integrante della partita. Da esponente del PD, qual è la sua opinione?
«Da iscritto, mi rallegro che si sia usciti da una situazione di stallo che rischiava di mettere in seria discussione l’accordo di coalizione deciso a livello nazionale. Credo che il presidente De Luca sia stato politicamente fondamentale, ancora una volta, per sbloccare la situazione, dimostrando di essere uomo di valore e buon senso, al di là di ogni sagace e irresistibile intervento pronunciato. Avrei ritenuto comunque irrinunciabile il lavoro svolto dalla sua amministrazione in questi anni, per poter parlare di una Campania diversa e migliore di prima in tanti settori, con la stessa efficacia, visione e forza del suo messaggio politico e civile. Vincenzo De Luca, in chiave politica, rappresenta un vantaggio competitivo e può portare solo maggiore forza ed equilibrio alla coalizione. Il candidato che gli succederà non dovrebbe sottovalutare o banalizzare questa circostanza».
Tra le critiche mosse al presidente uscente anche l’aver scelto di favorire il figlio, andando contro le critiche da lui mosse…
«Piero De Luca è un parlamentare serio, preparato e affezionato a questo partito, di sicuro molto più di tanti che oggi gli muovono critiche. Posso testimoniare di averlo visto nella Federazione salernitana fin da giovanissimo: all’epoca il Pd non esisteva nemmeno, figurarsi altri suoi illustri rappresentanti. I ruoli professionali ed istituzionali che ha ricoperto, poi, sono di assoluto rilievo e testimoniano un’esperienza preziosa per una comunità come il Pd campano che, sono certo, se ne gioverà fino in fondo con il suo generoso contributo quotidiano. Mi sia consentito dire, per avere subito in passato la medesima sorte infame di essere “figlio di”, che spesso proprio questi ultimi devono faticare il doppio per dimostrare le proprie capacità e provare la propria autonomia, di pensiero e di azione. Se poi le critiche provengono da chi dice di aver svolto “un enorme lavoro” senza che nessuno se ne sia accorto, o da chi passa più tempo sui giornali che nelle sedi istituzionali in cui è chiamato a svolgere le sue diverse funzioni, è ovvio che commentare sarebbe come sparare sulla croce rossa».
L’era De Luca è davvero finita secondo lei?
«Contesto la banalizzazione e genericità da sempre, anche per impulso e vezzo professionale. Se per “era De Luca” si intende l’enorme sforzo amministrativo portato avanti in tutti questi anni, mi auguro da cittadino campano che questa impostazione possa continuare ad avere seguaci attenti e scrupolosi nel portare a termine il lavoro iniziato con la stessa tenacia e determinazione dimostrata dal Presidente De Luca. La sua passione civile è limpida e la sua interpretazione è autentica, senza risparmio quotidiano di sacrificio e impegno: quanti altri leader politici (nostrani o altri) possono vantare la stessa dignità e lealtà alla causa che rappresentano? Spesso mi pongo questa domanda, senza trovare però risposte altrettanto convincenti per percorsi di vita, lavoro, umani e, infine, politici».
Se le venisse chiesta la disponibilità sarebbe pronto ad accettare la candidatura?
«Le candidature dovrebbero essere sempre il frutto di percorsi di impegno civile e rappresentanza. Ciò che ho fatto in questi 25 anni di pratica politica è stato osservare questo principio. Se la mia candidatura fosse ritenuta utile per la coalizione, in questi termini e nel rispetto di quanto detto sopra, darei la mia disponibilità. Non basterà riempire delle liste di candidati, occorrerà riempire di contenuto politico una proposta di governo regionale da sottoporre al voto dei cittadini. E per questo, candidato o meno, darò senz’altro il mio contributo».
Fico è il nome giusto per governare la Campania, secondo lei?
«Come ho detto prima le candidature non sono estrazioni casuali. La Politica, quando fa il suo mestiere, ha il dovere di vagliarle, selezionarle e proporle. Funziona così, in una democrazia rappresentativa. Il resto lo decidono i cittadini con la loro libera espressione di voto. Devo dire che osservo come l’onorevole Fico, un tempo strenuo difensore del mito della democrazia diretta, oggi abbia consentito che sul suo nome si chiudesse un accordo politico “alla vecchia maniera”, con partiti, coalizioni, posti di governo. È una piccola soddisfazione, ma fa ben sperare per un futuro governo: meno propaganda, più realpolitik».
La candidatura di Fico imbarazza i 5 Stelle a livello locale. Cosa ne pensa?
«Preferirei non commentare le dinamiche interne ai partiti alleati, perché in passato questi comportamenti non hanno giovato alla serenità dei rapporti. Non esiste il “fuoco amico”. Inoltre, non dobbiamo correre il rischio di far guadagnare terreno alla destra sulle nostre incomprensioni e tentennamenti: l’obiettivo comune è lavorare politicamente per costruire non un’alleanza ma una comunione di intenti e di popolo con gli alleati, sulle cose da fare per impedire che la Campania torni ai suoi periodi più bui e oscuri. È su questo che si misurerà il vero impegno politico che ci attende, non su chi e quanti sono imbarazzati o timidi. Vincerà, infine, chi saprà esaltare la Campania, prima di ogni cosa».





