Di Olga Chieffi
Gran finale per i concerti del Giardino della Minerva, oggi, alle ore 21,15, voluti dal Comune di Salerno e dalla Fondazione Schola Medica Salernitana, per far festa e aprire alle arti questo nuovo spazio, ove gli spettatori potranno godersi lo spettacolo musicale ammirando una vista sopra le righe della città di Salerno, con la nuova illuminazione artistica. A chiudere questo primo ciclo di concerti organizzato dall’Associazione Gestione Musica, presieduta da Francesco D’Arcangelo, saranno gli archi di Salerno Classica che schierano Giuseppe Carotenuto, Leonora Pacitto, Simona Di Somma, Federica Paduano al violino, Luca Improta e Luigi Ripoli alla viola, Francesco D’Arcangelo e Alfonso D’Aniello al violoncello. Il concerto principierà con il quartetto Composto quando Mozart era ancora un adolescente, questo quartetto mostra i primi segni della sua genialità. La musica è chiara e vivace, con ogni strumento che contribuisce al dialogo musicale. È un lavoro giovanile, pieno di energia e di svolte intelligenti, che offre uno scorcio del compositore maturo che sarebbe presto diventato. l Quartetto KV 157 si distingue per un equilibrio e un’omogeneità complessivi, sia dal punto di vista musicale che tecnico di scrittura, considerandolo forse il più riuscito all’interno del ciclo. Nel movimento d’apertura, si apprezzano la freschezza dell’invenzione e la vivacità del gruppo tematico principale e della sua transizione, che vengono condotte con un’interazione ricca di imitazioni tra violini e viola. Anche l’impertinente leggerezza introdotta dal secondo gruppo tematico e dalla sezione cadenzale conclusiva mantiene questa freschezza; quest’ultima è costruita con raffinata cura, e lo sviluppo approfondisce sia la testa del gruppo cadenzale sia il secondo tema, contribuendo a un’esposizione equilibrata e puntuale. L’Andante si distingue per un’intensa carica emotiva, descritta come “dolore palpitante e inconsolabile”. La forma di questa sezione è una sonata monotematica, in cui il tono patetico e cullante si sviluppa attraverso la transizione tra il tema principale, quello secondario e la sezione cadenzale. È dalla chiusa di quest’ultima che prende avvio lo sviluppo, che si presenta come una digressione in cui il tema secondario viene elaborato e approfondito. Il finale Presto si configura come un rondò, articolato in due episodi. Il primo episodio viene ripreso prima dell’ultimo ritorno del tema principale, seguito da una coda che conclude il movimento in modo elegante e coerente. Nel suo complesso, il quartetto si caratterizza per una scrittura raffinata, un’armonia equilibrata tra le parti e una capacità espressiva molto efficace, che contribuiscono a renderlo uno dei punti di maggior rilievo del ciclo. La seconda parte della serata, sarà dedicata interamente all’esecuzione dell’ Ottetto in mi bemolle maggiore per archi, op. 20 (MWV R20) di Felix Mendelssohn Bartholdy, scritto nel 1825 all’età di 16 anni, probabilmente la migliore opera giovanile del compositore, che rende testimonianza di una solida e intensa formazione musicale. È un’originale composizione per un insolito organico strumentale: quattro violini, due viole, due violoncelli, che in quel periodo non ha precedenti; qualcosa di simile è il Doppio Quartetto di Louis Spohr, scritto due anni prima, dove un quartetto è il principale e l’altro funge da supporto. Peraltro la composizione di Mendelssohn si avvale di scrittura complessa, quasi sinfonica, dove ogni strumento assolve a un proprio ruolo ben determinato; l’Ottetto è concepito come una struttura ciclica, con temi che frequentemente si ripropongono o che derivano l’uno dall’altro, con l’unica eccezione dell’Andante. Il primo movimento, l’Allegro moderato con fuoco, il più esteso dei quattro, presenta un tema inquieto e mutevole, soggetto a progressive iterazioni che ne accrescono il carattere enigmatico. Appare un secondo tema cantabile che, elaborato e sovrapposto al primo, conduce ad una pausa; poi una nuova energica espansione armonica, con passaggi paralleli su tutte le voci, ripropone il tema principale. Tema elegiaco, sognante, è l’Andante, costruito su brevi cellule melodiche contrapposte che ne accentuano il carattere di barcarola. Segue lo Scherzo, Allegro leggerissimo: come lo stesso Mendelssohn confida alla sorella Fanny, lo Scherzo è ispirato al sabba delle streghe della Notte di Valpurga dal “Faust” di Goethe. È il movimento più notevole ed emblematico di tutta la composizione; la polifonia strumentale leggera e vorticosa, i toni dinamici e fiammeggianti, anticipano i caratteri del “Sogno di una notte di mezza estate”. Il movimento conclusivo, il Presto, si basa su un contrappunto a otto voci di grande forza espressiva; al fugato iniziale seguono consistenti slanci solistici.





