di Erika Noschese
«L’ho uccisa io». Sarebbero queste le parole pronunciate da Christian Persico, 36 anni, davanti al Gip del Tribunale di Salerno, nel corso di un lungo interrogatorio durato circa due ore. Durante l’audizione, l’uomo avrebbe anche rivelato il presunto movente dell’omicidio: come già anticipato da queste colonne, Tina Sgarbini, 47 anni, lo avrebbe tradito nel corso dei dieci anni di relazione. Un dolore che Persico non sarebbe riuscito a superare, incapace di accettare che nulla, assolutamente nulla, può giustificare un gesto tanto efferato. Assistito dal suo legale di fiducia, l’avvocato Michele Gallo, Persico avrebbe ricostruito i drammatici momenti che hanno portato alla morte della donna, madre affettuosa e instancabile lavoratrice. L’avvocato lo ha descritto come «pentito, sconvolto», confermando quanto già emerso subito dopo l’arresto: il volto tumefatto, conseguenza del tentativo di suicidio, avvenuto lanciandosi dal ponte dell’Auditorium. Un volo di circa otto metri che, «per pura fatalità», non ha avuto esito mortale. «Sul corpo e sul viso porta ancora i segni di quel gesto, che per una tragica coincidenza non si è compiuto. È una vicenda estremamente dolorosa», ha aggiunto il legale. L’omicidio sarebbe avvenuto nella notte tra venerdì e sabato, all’interno dell’appartamento in cui la vittima risiedeva, in via Monsignor Michelangelo Franchini, a Montecorvino Rovella. Da chiarire se in quel momento in casa vi era anche il figlio che dorme nella mansarda al piano di sotto dell’abitazione. Nella giornata di ieri, il Gip del Tribunale di Salerno ha convalidato il fermo di Persico, al quale è stato contestato il reato di omicidio, applicando la misura della custodia cautelare in carcere. Intanto, in paese molti descrivono l’ex coppia come molto riservata tanto che in paese quasi nessuno li conosceva come coppia e, raramente, si sarebbero fatti vedere insieme. Una prima ammissione di colpa da parte di Persico era contenuta nel biglietto lasciato ai genitori: «Ho fatto una cavolata». Proprio in quel biglietto il 36enne aveva chiesto ai genitori di essere cremato, indicando loro dove trovare i suoi risparmi. E poi un messaggio per la mamma e il padre, famiglia molto riservata, «non vi ammalate per me». L’amministrazione comunale già ieri mattinata ha attivato tutti gli strumenti necessari ai figli, a partire dallo psicologo di base per offrire sostegno ai ragazzi. «Non ci risultano denunce e neanche segnali di pericolo. E questo rende tutto più complicato, perché è difficile intervenire quando non ci sono evidenti motivi di criticità. La nostra comunità è vicina alla famiglia e ai tre figli di Tina (avuti da una precedente relazione, ndr) e, se necessario, predisporremo con l’Asl il massimo supporto psicologico. Bisogna pensare a questi tre ragazzi che sono rimasti, da un momento all’altro, senza la mamma», ha ribadito il sindaco Martino D’Onofrio. Il papà dei ragazzi vive invece a Pontecagnano Faiano. Nel frattempo, questa mattina la Procura conferirà l’incarico per l’autopsia sul corpo della donna, che sarebbe stata strangolata in casa. L’esame autoptico, disposto dalla Procura di Salerno che coordina le indagini dei militari dell’Arma, sarà eseguito da Marina D’Aniello e servirà a stabilire la causa del decesso della donna. Strangolamento o soffocamento sono le ipotesi. «Tina era una brava ragazza. Questo stronzo ha mandato per strada tre ragazzi. Lei aveva già avuto una vita difficile: la separazione. Chiediamo giustizia, mai più episodi simili. È un vigliacco», ha raccontato lo zio della 47enne ai microfoni di Morning news. Della coppia poco e nulla sembrava conoscere la famiglia, nonostante una relazione durata ben dieci anni. I vicini di casa confermano di non aver mai avuto sospetti su di lui, mai discussioni violente ma alcuni ricordano il 36enne come un tipo taciturno, «non salutava mai». Intanto, questa mattina in paese è comparso uno striscione: «L’amore non uccide. Riposa in pace Tina…», affisso nei pressi del Comune.





