Infermieri imboscati, l'Asl trema - Le Cronache Ultimora
Ultimora Cronaca

Infermieri imboscati, l’Asl trema

Infermieri imboscati, l’Asl trema

di Peppe Rinaldi

di Peppe Rinaldi

 

Se tutti i direttori sanitari dei cosiddetti “Centri di costo” dell’Asl di Salerno rispondessero come quello del Dea Eboli-Battipaglia-Roccadaspide, il dottor Luigi Liguori, c’è da preoccuparsi: per loro, s’intende. C’è da preoccuparsi perché di fronte alla richiesta urgente del vertice Asl di relazionare sulla situazione di centinaia tra infermieri e Oss impiegati come lavoratori amministrativi, «dettaglio» svelato da questo giornale agli inizi del mese, vien da pensare che la caccia ai guai sia una scelta deliberata. Ma proviamo a ricapitolare le cose, non senza rammentare ai nostri affezionati cinque lettori il fatto che ci troviamo dinanzi ad una grande recita, vale a dire che tutti sapevano e sanno tutto di tutti, da anni, ma solo ora che l’autorità giudiziaria s’è decisa a entrare nel discorso, ecco la corsa a dire, aggiustare, fare, capire, precisare.

 

La musica cambia

 

Orbene, agli inizi d’agosto su queste colonne è comparsa la notizia che nel territorio di competenza dell’Asl di Salerno, tra le più grandi d’Italia, ci siano circa 400 tra infermieri ed Oss (precisamente 370) che invece di lavorare in corsia come dovrebbero, per chissà quali ragioni occupano una scrivania da qualche parte. Le richiamate «ragioni» si presume siano le classiche del campionario sviluppato tra Alberto Sordi, Paolo Villaggio e Checco Zalone: saltando chi è «assolutamente indispensabile in quel posto» per decreto indisponibile del manager o del dirigente Asl pro-tempore, ci sarà senz’altro chi è depresso, chi è ansioso, chi è obeso, chi ha avuto un incidente anni fa e ora ne sconta gli effetti, chi ha l’ernia, chi è claustrofobico, chi è in crisi coniugale irreversibile, chi esistenziale, chi mistica, insomma in materia l’Italia, specie al Sud, fa scuola nel mondo. Solo che nel mondo, almeno in quello civilizzato che conosciamo, chi «fa il furbo» lo mettono a pane e acqua senza troppe remore. Da noi funziona a seconda dei flussi ventosi provenienti dai più disparati quadranti geo-politici, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti: reparti in sofferenza, insoddisfazione generalizzata, incidenti e inefficienze sul posto di lavoro, tensioni varie alle stelle, lagne vere dell’utenza unite alle lagne posticce di un mondo sindacale irrimediabilmente compromesso (al netto di isolate eccezioni), in pratica, tutto ciò che può accadere in qualunque struttura gestita da umani con tali e tanti squilibri nelle risorse e nei costi.
Non solo, c’è anche un elemento ulteriore che aggrava il quadro complessivo: alla pletora di figure professionali assunte per una ragione e poi impiegate secondo un’altra, si somma il piccolo particolare che a numerosi di questi 370 «fuori-luogo» viene riconosciuta un’indennità di corsia di 300 euro mensili in busta paga. Cioè: ti assumo come infermiere o Oss, ti faccio fare un altro lavoro, certamente meno faticoso, ma ti pago come se tu facessi davvero l’infermiere o l’Oss. Comodo, no? Finché dura va bene, poi i nodi iniziano a venire al pettine e a quel punto sono dolori di pancia: comunicati stampa in affannosa ricerca di una valvola di scarico, prese di posizione di questo e quello che, stigmatizza di qua e stigmatizza di là, allarmi generalizzati e via dicendo. Ora la situazione sembra essersi rovesciata e qualcuno alla procura di Salerno si è forse scocciato di sentire sempre questa storia degli imboscati nella publica amministrazione senza fare nulla al riguardo: del resto, sarebbe obbligato a farlo una volta venutone a conoscenza. Risulta, pertanto, aperto un fascicolo di indagine, per ora contro ignoti, che contempla un elenco di ipotesi di reato che, se davvero andassero fino in fondo, ci sarà da ridere. Senza dire che dal piano penale si scivola in scioltezza in quello amministrativo-contabile con l’interessamento, scontato, della Corte dei Conti. Adesso è solo questione di usura del tempo che scorrerà tra il dire e il fare: una volta scaduti (anche) questi termini nessuno potrà chiamarsi fuori. Vedremo.

 

Panico negli uffici

 

Sta di fatto che dal Palazzo di giustizia si sono mossi attorno all’8 agosto scorso, cinque giorni dopo la pubblicazione della prima puntata di questa nostra piccola inchiesta. Panico nei presidi ospedalieri, una «sfiga» per chi già si leccava i baffi (sindacati, partiti, lobby varie interne alla sanità) in vista delle elezioni regionali.

Tornando all’esordio di questo articolo, cosa ha risposto la direzione sanitaria del grande Dea a sud di Salerno alla domanda posta dai vertici aziendali per conoscere lo stato dell’arte? Il dottor Liguori con una nota del 19 agosto indirizzata al “Direttore del Servizio Personale Asl Salerno” e al “Direttore amministrativo del Dea Eboli-Battipaglia-Roccadaspide, nonché ai diretti interessati, dice che per quanto gli riguarda dispone di quattro unità (poi corrette in tre) infermieristiche nei propri uffici amministrativi. Li nomina pure, si tratta dei signori M.M, M.G., R.G., A.R., che, visto questo comma e visto quell’altro articolo della legge X convertita in Y e bla bla bla, i quattro dell’Ave Maria ebolitani stanno negli uffici a fare lavoro amministrativo invece che accanto a medici e pazienti. Punto. Lo ripete più volte nella sua nota: questi signori smistano corrispondenza, garantiscono l’espletamento delle attività infermieristiche (cioè?), svolgono supporto logistico, verificano questo e verificano quello, etc. E lo possono fare – continua il dirigente –  anzi, lo devono fare, sono perfino pochi: “sottostimati”, così ha definito Liguori il totale delle unità. Ora, che in Italia ci siano leggi che iniziano in un modo e finiscono in un altro, questa non è una novità.  Ma resta la domanda iniziale: queste persone, tra le quali figura(va) pure un sindacalista – toh! chi l’avrebbe mai detto? -, sono state assunte per fare gli infermieri? Sì? Allora facciano gli infermieri o gli Oss. Devono per forza (per forza?) stare in ufficio visto che risultano essere capaci di fare ciò che altri non sono capaci di fare? Bene, allora ci si faccia restituire tutte le indennità di corsia sin qui percepite illegittimamente e si cambi loro il profilo professionale. Elementare. In teoria.

 

Se tutti i direttori sanitari dei cosiddetti “Centri di costo” dell’Asl di Salerno rispondessero come quello del Dea Eboli-Battipaglia-Roccadaspide, il dottor Luigi Liguori, c’è da preoccuparsi: per loro, s’intende. C’è da preoccuparsi perché di fronte alla richiesta urgente del vertice Asl di relazionare sulla situazione di centinaia tra infermieri e Oss impiegati come lavoratori amministrativi, «dettaglio» svelato da questo giornale agli inizi del mese, vien da pensare che la caccia ai guai sia una scelta deliberata. Ma proviamo a ricapitolare le cose, non senza rammentare ai nostri affezionati cinque lettori il fatto che ci troviamo dinanzi ad una grande recita, vale a dire che tutti sapevano e sanno tutto di tutti, da anni, ma solo ora che l’autorità giudiziaria s’è decisa a entrare nel discorso, ecco la corsa a dire, aggiustare, fare, capire, precisare.

 

La musica cambia

 

Orbene, agli inizi d’agosto su queste colonne è comparsa la notizia che nel territorio di competenza dell’Asl di Salerno, tra le più grandi d’Italia, ci siano circa 400 tra infermieri ed Oss (precisamente 370) che invece di lavorare in corsia come dovrebbero, per chissà quali ragioni occupano una scrivania da qualche parte. Le richiamate «ragioni» si presume siano le classiche del campionario sviluppato tra Alberto Sordi, Paolo Villaggio e Checco Zalone: saltando chi è «assolutamente indispensabile in quel posto» per decreto indisponibile del manager o del dirigente Asl pro-tempore, ci sarà senz’altro chi è depresso, chi è ansioso, chi è obeso, chi ha avuto un incidente anni fa e ora ne sconta gli effetti, chi ha l’ernia, chi è claustrofobico, chi è in crisi coniugale irreversibile, chi esistenziale, chi mistica, insomma in materia l’Italia, specie al Sud, fa scuola nel mondo. Solo che nel mondo, almeno in quello civilizzato che conosciamo, chi «fa il furbo» lo mettono a pane e acqua senza troppe remore. Da noi funziona a seconda dei flussi ventosi provenienti dai più disparati quadranti geo-politici, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti: reparti in sofferenza, insoddisfazione generalizzata, incidenti e inefficienze sul posto di lavoro, tensioni varie alle stelle, lagne vere dell’utenza unite alle lagne posticce di un mondo sindacale irrimediabilmente compromesso (al netto di isolate eccezioni), in pratica, tutto ciò che può accadere in qualunque struttura gestita da umani con tali e tanti squilibri nelle risorse e nei costi.
Non solo, c’è anche un elemento ulteriore che aggrava il quadro complessivo: alla pletora di figure professionali assunte per una ragione e poi impiegate secondo un’altra, si somma il piccolo particolare che a numerosi di questi 370 «fuori-luogo» viene riconosciuta un’indennità di corsia di 300 euro mensili in busta paga. Cioè: ti assumo come infermiere o Oss, ti faccio fare un altro lavoro, certamente meno faticoso, ma ti pago come se tu facessi davvero l’infermiere o l’Oss. Comodo, no? Finché dura va bene, poi i nodi iniziano a venire al pettine e a quel punto sono dolori di pancia: comunicati stampa in affannosa ricerca di una valvola di scarico, prese di posizione di questo e quello che, stigmatizza di qua e stigmatizza di là, allarmi generalizzati e via dicendo. Ora la situazione sembra essersi rovesciata e qualcuno alla procura di Salerno si è forse scocciato di sentire sempre questa storia degli imboscati nella publica amministrazione senza fare nulla al riguardo: del resto, sarebbe obbligato a farlo una volta venutone a conoscenza. Risulta, pertanto, aperto un fascicolo di indagine, per ora contro ignoti, che contempla un elenco di ipotesi di reato che, se davvero andassero fino in fondo, ci sarà da ridere. Senza dire che dal piano penale si scivola in scioltezza in quello amministrativo-contabile con l’interessamento, scontato, della Corte dei Conti. Adesso è solo questione di usura del tempo che scorrerà tra il dire e il fare: una volta scaduti (anche) questi termini nessuno potrà chiamarsi fuori. Vedremo.

 

Panico negli uffici

 

Sta di fatto che dal Palazzo di giustizia si sono mossi attorno all’8 agosto scorso, cinque giorni dopo la pubblicazione della prima puntata di questa nostra piccola inchiesta. Panico nei presidi ospedalieri, una «sfiga» per chi già si leccava i baffi (sindacati, partiti, lobby varie interne alla sanità) in vista delle elezioni regionali.

Tornando all’esordio di questo articolo, cosa ha risposto la direzione sanitaria del grande Dea a sud di Salerno alla domanda posta dai vertici aziendali per conoscere lo stato dell’arte? Il dottor Liguori con una nota del 19 agosto indirizzata al “Direttore del Servizio Personale Asl Salerno” e al “Direttore amministrativo del Dea Eboli-Battipaglia-Roccadaspide, nonché ai diretti interessati, dice che per quanto gli riguarda dispone di quattro unità (poi corrette in tre) infermieristiche nei propri uffici amministrativi. Li nomina pure, si tratta dei signori M.M, M.G., R.G., A.R., che, visto questo comma e visto quell’altro articolo della legge X convertita in Y e bla bla bla, i quattro dell’Ave Maria ebolitani stanno negli uffici a fare lavoro amministrativo invece che accanto a medici e pazienti. Punto. Lo ripete più volte nella sua nota: questi signori smistano corrispondenza, garantiscono l’espletamento delle attività infermieristiche (cioè?), svolgono supporto logistico, verificano questo e verificano quello, etc. E lo possono fare – continua il dirigente –  anzi, lo devono fare, sono perfino pochi: “sottostimati”, così ha definito Liguori il totale delle unità. Ora, che in Italia ci siano leggi che iniziano in un modo e finiscono in un altro, questa non è una novità.  Ma resta la domanda iniziale: queste persone, tra le quali figura(va) pure un sindacalista – toh! chi l’avrebbe mai detto? -, sono state assunte per fare gli infermieri? Sì? Allora facciano gli infermieri o gli Oss. Devono per forza (per forza?) stare in ufficio visto che risultano essere capaci di fare ciò che altri non sono capaci di fare? Bene, allora ci si faccia restituire tutte le indennità di corsia sin qui percepite illegittimamente e si cambi loro il profilo professionale. Elementare. In teoria.