Ho avuto l’onore e il privilegio di incrociare la mia strada professionale con quella di Pippo Baudo, uno dei giganti assoluti della televisione italiana. Con lui ho condiviso momenti preziosi in tre occasioni irripetibili: a Domenica In nel 1980, dove partecipai come attore; alle cinque serate di Sanremo nel 1992, dove collaborai come autore; e nel 2000 al Premio Charlot, evento che dirigo da sempre e che proprio quell’anno ospitò Pippo come grande protagonista. Quella serata al Premio Charlot fu particolare, e merita di essere raccontata per ciò che dice della sua eleganza, etica e senso del dovere. Pippo doveva esibirsi il sabato, ma con la serietà e la professionalità che lo hanno sempre contraddistinto, arrivò a Paestum già il venerdì. Mentre chiacchieravamo nei camerini, ricevette una telefonata: era la RAI che lo richiamava con urgenza a Salsomaggiore per una diretta da condurre proprio il sabato sera. Ricordo ancora il suo dispiacere sincero, quasi struggente. Sentiva il dovere di onorare l’impegno preso con il nostro pubblico, e non sopportava l’idea di deluderlo. E così, quella stessa sera, salì comunque sul palco del Premio Charlot. Ritirò la statuetta, condusse l’intera serata con la consueta maestria e ironia, spiegò al pubblico la situazione, si scusò con grande umiltà e promise che avrebbe trovato un modo per farsi perdonare. Il sabato mattina, mi rivolsi alla sua storica segretaria, Dina, oggi sua compagna di vita, per liquidare il cachet pattuito. La risposta fu secca e disarmante: «Pippo non vuole nulla. Per lui, non aver rispettato totalmente l’impegno significa non avere diritto ad alcun compenso.» Ma io non potevo accettarlo. Così, scrissi un assegno, lo infilai nella borsa di Dina e le chiesi di non dirgli nulla almeno fino al rientro a Roma. Poche ore dopo ricevetti una telefonata accorata di Pippo: «Claudio, non dovevi! Ti riprendo. Non dovevo ricevere nulla.» Ma io insistetti. Alla fine, lo convinsi.Dopo pochi minuti, squillò di nuovo il telefono:«Va bene, Claudio, ma permettimi almeno di rimediare a modo mio. Questa sera, Katia Ricciarelli verrà a Paestum. Si esibirà al posto mio e porterà le mie scuse al pubblico.» Quel gesto, quella telefonata, racchiudono tutto Pippo Baudo: un uomo che ha fatto della dignità, dell’onore, del rispetto per il pubblico e per il lavoro le sue bandiere. Un uomo d’altri tempi, sì. Ma anche un professionista modernissimo, che sapeva che ogni dettaglio, ogni parola, ogni gesto hanno un peso e un valore. Con Pippo Baudo se ne va un pezzo fondamentale della nostra storia culturale e televisiva. Ma restano i suoi insegnamenti, la sua signorilità, il suo esempio. E per chi come me ha avuto la fortuna di incrociare il suo cammino, resta la gratitudine di aver potuto condividere un frammento della sua grandezza. Grazie, Pippo. Il sipario si chiude, ma il tuo nome resta inciso per sempre.
Claudio Tortora, Ideatore e direttore Artistico del Premio Charlot





