Sacrario Militare Subacqueo per il sommergibile Velella - Le Cronache Provincia
Provincia Castellabate

Sacrario Militare Subacqueo per il sommergibile Velella

Sacrario Militare Subacqueo per  il sommergibile Velella

Castello di Castellabate, in dibattito una serata di storia italiana in seno alla Rassegna Libraria “Libri Meridionali – Editoria del Sud, portata avanti dal fondatore prof Gennaro Malzone. L’argomento dibattuto nel corso della serata “dal Relitto alla Memoria”, petizione per far diventare il sommergibile “Velella” un Sacrario Militare Subacqueo. Nel corso della patriottica serata si è discusso con testimonianze e qualificate relazioni le vicende del sommergibile Velella, ricordando gli eroici marinai affondati a largo di Punta di Licosa, testimoniando con corposi interventi una pagina di storia affidata alla memoria per non dimenticare gesta ed eroi dell’ultimo conflitto. Relatori della serata, l’avvocato Vincenzo Pellegrino presidente dell’Associazione “Salerno 43” che ha voluto questa serata, affiancato da Giuseppe Palatucci responsabile regionale A.N.M.I., dal presidente dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia Francesco Schiavo e dal già presidente Carlo Mileo dell’A.N.M.I. di Castellabate. Presente come sempre per i saluti istituzionali, il sindaco di Castellabate Marco Rizzo, che ha tenuto una lunga disamina sui fatti storici e gli impegni svolti negli anni verso le commemorazioni del Velella. Per l’occasione attraverso video messaggi, il pubblico presente ha potuto ascoltare le testimonianze di parenti delle vittime: l’intervento di Chiara Persico, nipote del motorista navale Carlo Gualco; il vicedirettore del TG5 Andrea Pamparana, a seguire la testimonianza di Filippo Feleppa, figlio di Eudechio Feleppa, marinaio deceduto sul Velella. Toccanti le parole di Giuseppe Palatucci, nel ricostruire fatti ed opera nella storia della Marina Militare e lo sforzo oggi, a distanza di 80 anni che l’associazione A.N.M.I. compie per la chiarezza e la memoria dei tanti marinai periti nell’ultimo conflitto. Argomentazione continuata con Vincenzo Pellegrino, presidente dell’Associazione “Salerno 43” che ha testimoniato sull’opera svolta da anni del suo gruppo, consistita nel riportare alla luce ed identificare soldati stranieri insepolti nell’ultimo conflitto mondiale, facendo memoria di fatti ed eventi bellici con un approfondito studio sullo sbarco Avalanche effettuato dagli Alleati il 9 settembre 1943 sulle coste salernitane, portando queste memorie nelle scuole per far comprendere ai giovani il vero volto della guerra. Francesco Schiavo, attuale presidente dei Marinai d’Italia, ha tenuto una lunga disamina sulla storia del Velella e sulle complicate vicende del 7 settembre, giorno dell’affondamento del Regio Sommergibile, sottolineando come tre giorni prima il generale Badoglio avesse firmato l’armistizio con gli Alleati, ma questo fu diramato con giorni di ritardo per salvaguardare il nostro esercito e marina. Nel continuare l’avvincente pagina di storia, Schiavo indica fatalità di eventi ed ordini mai chiari, che portarono i soldati d’Italia al completo sbandamento dopo l’8 settembre, dove molti combattenti pagarono con la vita le sorti di un’inutile guerra. Così, nei lunghi ed appassionati interventi per il riconoscimento del Velella come Sacrario Militare, si è discusso della tortuosa giurisprudenza militare che si è espressa una sola volta per dare questo riconoscimento al sommergibile “Scirè”, noto per il suo ruolo nelle operazioni degli incursori, affondato al largo di Haifa (Israele) il 10 agosto 1942, causando la morte di 58 marinai, relitto che oggi giace a 33 metri, come meglio spiega l’avvocato Pellegrino. L’intervento dello storiografo Gennaro Malzone, direttore della nota Rassegna libraia di Castellabate, ha sottolineato come oggi sia importante conoscere gli eventi che hanno determinato la nostra storia, e come gli esempi a noi vicini del Velella debbano essere meditati e tenuti a monito per tenere viva la memoria ed accesa la fiaccola della pace. Fra i relatori Carlo Mileo, già presidente ANMI che ha testimoniato sul lungo iter burocratico necessario per reperire i nomi dei marinai imbarcati sul Velella ma, soprattutto le varie campagne di immersioni per il ritrovamento dello scafo del sommergibile affondato. Come afferma Mileo “per un decennio la localizzazione dello scafo è continuata ma ci basammo sulla testimonianza di uno dei più noti comandanti di pescherecci conosciuto come “Patracchione”, il quale ci raccontò che in una determinata coordinata a largo di Punta Licosa, per anni lui aveva perso le reti per impiglio violento, cosa che era successo anche ad altri equipaggi nello stesso punto”. Oltre dieci anni di ricerche, poi nel buio totale a 137 metri lo scafo spezzato in tre tronconi, tenuto insieme dalle mille reti che lo avvolgono, cosi l’identificazione tanto attesa. A moderare la serata l’architetto Ianni, che ha raccordato i tanti qualificati interventi, ed ha voluto riportare anche il messaggio giunto dal giornalista Marco Nese, nota penna del Corriere della Sera: “Anni fa ricevetti al giornale la lettera di alcuni familiari dei morti del Velella. Mi chiedevano di rivolgere al Ministero della Difesa la preghiera di far recuperare le salme dei militari per dar loro una normale sepoltura. Ne parlai col mio amico ammiraglio Marcello De Donno che a quel tempo era il Capo di stato maggiore della Marina militare. E lui mi disse che per tradizione la Marina considera le acque dove i marinai hanno perso la vita come la loro tomba naturale, evitando sempre il recupero delle salme”. Dopo gli ultimi interventi per un tributo d’onore agli eroici marinai periti nel disastro di Punta Licosa, la dottoressa Zaira Gallo, ha letto i nomi dei caduti del Velella, mentre il pubblico in piedi rispondeva “presente”. Nel corso della serata si è notata l’instancabile presenza, con i suoi racconti sulla Marina Militare del luogotenente Giannicola Guariglia, già presidente dell’A.N.M.I. A conclusione della serata, intervistato da emittenti locali, il presidente di “Salerno 43” Vincenzo Pellegrino, ha tenuto a rimarcare “Una serata speciale, un vero atto collettivo di memoria e di responsabilità. Abbiamo reso onore al sommergibile Velella e ai suoi 52 marinai affondati con parole, testimonianze e presenza autentica. La risposta del pubblico e delle istituzioni ci ha commossi e ci conferma che la memoria ha ancora forza, quando è condivisa. La petizione per il riconoscimento del Velella come Sacrario Militare Subacqueo nasce da questa convinzione: che il sacrificio non può restare sommerso. È una battaglia di giustizia e verità. Siamo solo all’inizio”.Così, sulle note dell’Inno d’Italia si è conclusa una serata degna di nota e di insegnamento alle giovani generazioni per ripudiare sempre la guerra. Giuseppe Ianni