Gabriele Buonaiuto, il ferroviere con anima socialista - Le Cronache Salerno
Salerno

Gabriele Buonaiuto, il ferroviere con anima socialista

Gabriele Buonaiuto,  il ferroviere con anima socialista

di Gaetano Amatruda

La storia del Partito Socialista Italiano a Salerno è una trama fatta di uomini, di volti, di battaglie civili e di passione politica. È la storia dei grandi dirigenti, di figure come Carmelo Conte, ministro e punto di riferimento nazionale, o di Vincenzo Giordano, il sindaco galantuomo capace di immaginare una città moderna e di servizi. Ma è anche – e forse soprattutto – la storia dei militanti, di coloro che, senza clamori, hanno custodito un ideale, trasformandolo in pratica quotidiana. Tra questi, c’è il nome di Gabriele Buonaiuto, ferroviere, socialista, storico segretario della sezione di Pastena negli anni ottanta. Bonaiuto è stato una sentinella sul territorio, un uomo che non ha mai smesso di dare ‘del tu al potere’, di interrogarlo, di stimolarlo. Strategico negli anni difficili della Prima Repubblica, quando la politica era fatta di presenza concreta e di fatica, di riunioni interminabili, di volantini distribuiti per strada e di discussioni accese nei circoli. Con la fine della Prima Repubblica e la dissoluzione dei partiti tradizionali, molti hanno smesso di credere, altri si sono ritirati nel silenzio. Don Gabriele, come molti lo chiamavano, no. Lui ha mantenuto viva la passione, ha continuato a essere un riferimento, in particolare per la zona orientale di Salerno, diventando anche un punto di contatto e di fiducia per figure come Vincenzo De Luca. Non ha mai perso il senso della comunità, né la capacità di ascoltare i bisogni della gente. Mai e’venuta meno la sua disponibilità. Negli anni, il suo impegno si è esteso anche alla chiesa di Gesù Redentore, altro cuore pulsante di Pastena, dove ha continuato a spendere energie, tempo e cuore, macinando chilometri, tessendo relazioni, costruendo soluzioni. Raccontare Gabriele Buonaiuto significa raccontare una stagione della politica in cui l’impegno era un atto di amore verso la propria città. Non c’erano social, non c’era la politica degli slogan: c’erano le sezioni, i banchetti nelle piazze, le battaglie per i diritti dei lavoratori, l’idea che un quartiere, una strada, una piazza potessero migliorare se qualcuno ci metteva il proprio tempo e la propria voce. Buonaiuto è stato questo: un uomo che non si è mai arreso, che ha creduto nel valore della partecipazione, che ha saputo interpretare il socialismo non come una bandiera di parte, ma come un’idea di giustizia e di solidarietà. Pratica quotidiana. Il suo esempio, oggi, è un richiamo potente: la politica, quella vera, nasce dalla dedizione, dall’ascolto e dalla capacità di non distogliere mai lo sguardo dai problemi reali delle persone.