di Carmine LANDI
BATTIPAGLIA. Gerlando Iorio chiama la Cooper Standard.
Lunedì sera, a Palazzo di Città, il presidente della commissione straordinaria ha incontrato Pietro Mancuso, direttore responsabile dello stabilimento battipagliese, per ascoltare l’altra campana della vertenza Fer.Gom.
I lavoratori dell’azienda di Gianpiero Contursi, infatti, da un mese esatto sono in presidio dinanzi ai cancelli della CS: dopo il netto diniego a loro opposto da Marco Camurati, amministratore delle human resources di Cooper Standard Italia, gli uomini della Fer.Gom – che per CS, fino alla scadenza del contratto, operavano come conto lavoro, realizzando le guarnizioni per i veicoli Fiat e Iveco – continuano a chiedere la possibilità di poter svolgere delle attività, seppur in misura ridotta, fino a luglio, quando dovrebbe poi cominciare ad essere erogata la cassa integrazione; gli ammortizzatori sociali, d’altronde, non sono ancora giunti, poiché il Ministero del Lavoro è ancora parecchio distante dal disbrigo delle pratiche di gennaio, ossia del mese in cui i Fer.Gom hanno presentato richiesta.
«In effetti – ha spiegato, ai nostri taccuini, Mancuso – sarebbe tecnicamente impossibile sostenere i dipendenti della Fer.Gom con delle commesse, poiché oramai l’impresa battipagliese è stata rimossa dal registro certificato dei fornitori della nostra multinazionale, e riavviare le relazioni sarebbe impossibile».
E un supporto economico? «Ci stanno chiedendo – ha proseguito il numero uno di CS Battipaglia – di traghettare la Fer.Gom alla cassa integrazione con un contributo economico; abbiamo spiegato agli operai che non potremmo mai staccare degli assegni a persone estranee, ed è per questo che, al commissario, abbiamo proposto di verificare se la proprietà della ditta battipagliese, nella persona di Contursi, potrebbe mettere a disposizione dei soldi».
Anche la Cooper Standard, d’altronde, non sta trascorrendo di certo giorni felici: nei giorni scorsi, infatti, è stato stipulato un contratto di solidarietà; i dipendenti battipagliesi della multinazionale, poi, si son visti ridurre il carico delle giornate lavorative – per ora, per due giorni al mese non si lavora – e, di tanto in tanto, come spiegato da Mancuso, ricevono «le visite dei serbi, perché un po’ alla volta si stanno trasferendo molte attività in Serbia».
Assume i mesti connotati di una guerra tra i poveri, dunque, quella che si sta portando avanti nel cuore dell’area industriale cittadina; una lotta disperata che, purtroppo, affama le famiglie – in particolare le 27 che gravitano attorno alla Fer.Gom – e distrugge ogni speranza.
Ieri mattina, ad esempio, un ingegnere e un meccanico della Cooper Standard hanno varcato i cancelli della Fer.Gom per portar via dall’azienda di Gianpiero Contursi – i materiali all’interno sono tutti di proprietà della Cs – un battente Iveco: «avevamo urgenza – ha spiegato Mancuso – di ritirare un’attrezzatura, e ci siamo presentati lì dopo esser stati aveva autorizzati da Contursi; abbiamo trovato i lavoratori che, seppur pacificamente, ci hanno impedito di ritirare il battente: ora cercheremo di trovare altre strade per prendere quel che ci occorre».
La posizione dei poveri lavoratori della Fer.Gom, d’altronde, è comprensibile: «abbiamo spiegato ai lavoratori della Cooper – ha raccontato Antonio Guglielmotti, delegato Fim Cisl tra i presidianti – che dall’azienda non esce nulla finché non otteniamo risposte; questa, d’altronde, è l’ultima arma che ci è rimasta per poter continuare a sperare di lavorare».
La tensione, nel frattempo, è oramai giunta alle stelle: tra lunedì sera e ieri mattina, infatti, i Fer.Gom hanno lasciato esplodere dei petardi, innervositi da quanto sta (non)accadendo: «tuttavia – ha dichiarato Mancuso – non stanno affatto disturbando l’ordine pubblico».
Guglielmotti, però, lascia capire che il clima è tutt’altro che sereno: «sto cercando di mantenere gli animi calmi, ma è difficile; mi sembra di stare tra l’incudine e il martello».
E il lavoro, intanto, “lentamente muore”. Altro che Neruda; è nera.