Separando carriere, da disonesto diventi bravo? Demenziale! - Le Cronache Attualità
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Separando carriere, da disonesto diventi bravo? Demenziale!

Separando carriere, da disonesto  diventi bravo? Demenziale!

Aldo Primicerio

Ne è fermamente convinto il ministro Guardasigilli Carlo Nordio. E gli va dietro la Presidente Meloni. Ma ne sono elettrizzati (e sono tanti) tutti i politici che hanno avuto o hanno in conto un sospeso con la giustizia. Per loro i magistrati sono alla stregua di nemici mafiosi da abbattere. Per loro il testo della riforma costituzionale delle funzioni del magistrato è intoccabile, perché blindato. E’ con questa certezza granitica del guardasigilli Carlo Nordio che la riforma costituzionale della giustizia è arrivata al Senato, dopo il sì della maggioranza alla Camera. L’obiettivo è l’approvazione entro la fine dell’anno in doppia lettura. Poi sarà referendum, la primavera del 2026. Un referendum costituzionale e dunque senza quorum, che sarà la vera scommessa del governo Meloni e un test vero sul gradimento del centrodestra.

Ma, cominciamo dalla improprietà di linguaggio. Separare le carriere è già di per sé un errore di italiano. Il magistrato infatti si congeda dagli esami, e dal protocollo da cui è insignito, con una carriera unica e con due funzioni diverse, quella inquirente (il Pm) e quella giudicante (il giudice penale o civile). Quindi primo errore. Ma con il giudizio e commento impietoso di Anm, l’Associazione Nazionale Magistrati: “«La separazione assoluta delle carriere ci pare inutile e potenzialmente pericolosa. Anzi, si profila un conflitto istituzionale che si poteva evitare se il governo non avesse blindato il testo e avesse fatto il tentativo di giungere ad una soluzione condivisa con le altre forze parlamentari”. Quindi, cari cittadini, una legge della destra, non del Parlamento.

 

La presunta collusione tra Pm e giudice in uno sciocco scenario costruito dai giovani avvocati veneziani

E non è tutto. C’è il secondo errore. I giovani penalisti di Venezia, in occasione dell’Open Day di Rimini, hanno presentato un video di meno di due minuti per sostenere la necessità di separare giudici e pm. Per farlo, hanno inscenato alcuni episodi: in uno ci sono due persone che giocano a scacchi, una terza interviene e fa vincere uno dei due; in un altro ci sono due giocatori di carte, poi spunta una terza mano che dà un jolly a uno dei due. La scritta in sovraimpressione: «Lo riterresti equo?» L’Anm esprime profonda indignazione e sconcerto per l’iniziativa, scrive un editoriale di domani.it.. Il contenuto del video distorce gravemente e consapevolmente la realtà, dipingendo un processo penale “truccato” per la collusione tra pubblico ministero e giudice, scenario falso che mortifica e ridicolizza l’amministrazione della giustizia e la stessa funzione difensiva. Spiace constatare che tale scomposto attacco provenga da avvocati con i quali quotidianamente i magistrati del distretto veneziano si confrontano nel reciproco rispetto che da sempre ne ha contraddistinto i rapporti. Giovanni penalisti veneziani, quindi, aspiranti registi della fiction. Una presa di posizione che equivale ad una insulsa e non necessaria invasione di campo, che la magistratura non si è mai sognata di assumere nei confronti della, in generale, nobile e valorosa categoria degli avvocati. Un’uscita che non merita commenti, e che anzi si coimmenta da sola.

 

“Mai visto un giudice dar ragione a un pm per motivi di casta”. Parola di Coppi

A spegnere le bollicine dei frizzanti giovani di Venezia ci pensa un grande loro collega, forse il più grande con Franzo Stevens, scomparso pochi giorni fa. Parliamo di Franco Coppi, oggi l’avvocato più famoso d’Italia, difensore di grandi personaggi come Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi, un professionista integerrimo, non di parte ed indiscutibile. “La separazione delle carriere – lui dice – sarebbe un’enorme spendita di quattrini, di mezzi, una cosa mostruosamente difficile. E a che servirebbe? Sarebbe una riforma solo ideologica, non risolve nulla. Non taglia tempi né errori giudiziari. Io non ho mai pensato di aver vinto o perso una causa perché il pm faceva parte della stessa “famiglia” del giudice. Dipende dall’onestà intellettuale delle persone, aggiunge Coppi in una intervista su Terzultimafermata.blog. “Poi, ammesso che oggi il giudice consideri il pm un fratello, con la separazione lo considererebbe un cugino, perché continuerebbe a pensare che la sua visione sia imparziale, mentre quella dell’avvocato – che è pagato dal cliente – no. Inoltre un piccolo particolare: ma questi sono sicuri di trovare così tanta gente che vuol fare l’accusatore per tutta la vita? Quando faranno i concorsi per pm – perché separando le carriere i concorsi dovranbno essere calibrati sulla funzione – non so in quanti si candideranno”.

 

Un’impostura inutile ed anacronistica. Ma cosa dicono i numeri? Sui giudici che cambiano funzione e sul quorum del referendum del 2022? Leggete, leggete…. 

A quella di Coppi si aggiunge, in una intervista su Il Foglio, la posizione di Armando Spataro, un ex-pubblico ministero di rilievo. “La separazione delle carriere dei magistrati: un’impostura inutile ed anacronistica, una riforma da evitare2. Ma cosa dicono i numeri? Fino al 2019, in uno studio del Csm, il 74,1% de magistrati dei 9.048 presi in esame non aveva fatto alcun cambio di funzione, il 25,9 ne aveva fatto almeno una. Nel frattempo c’è stato il referendum del 2022 sulla separazione delle carriere, non andato in porto per mancanza di quorum. Il che conferma che al cittadino il problema non interessa, e che questa separazione è una fissa maniacale di Nordio, ex-pm, che, dimenticandosi di quello che è stato nella vita, pensa di onorare la memoria di Silvio Berlusconi. E come mai nei suoi 4 governi in 20 anni la riforma, lui Silvio. non l’ha fatta? E poi le due riforme, una della Cartabia e la seconda dello stesso Nordio, al termine delle quali il numero dei passaggi di funzioni è stato limitato ad uno solo, dieci anni dopo la prima assegnazione. Ma c’è un dato ancora più eloquente. Il numero più alto di magistrati che hanno cambiato funzione è avvenuto per quelli assunti tra il 1965 ed il 1994, ed è stato del 40%.  Tra i  2.517 magistrati assunti tra il 2005 ed il 2017, che hanno deciso di cambiare funzione sono stati 45, cioè solo il 2%. Domanda: a cosa ed a chi serve la riforma Nordio-Meloni-Salvini-Tajani? Al popolo italiano? Macché. Al referendum del 12 giugno 2022, proprio sulle separazione delle carriere dei magistrati, si registrò il quorum più basso della storia della Repubblica, il 20,4%. Il popolo aveva altro da pensare. Ai magistrati? Macché. Solo 2 su 100 pensavano a cambiare funzione. Ma allora a chi diavolo serve questa riforma? Proprio a nessuno. Se non a Nordio-Meloni-Salvini-Tajani, i Four Brothers della bugia più clamorosa nella storia della Repubblica, e cioè che, separando le carriere, pardon le funzioni, il disonesto diventa bravo.

 

Addà passà ‘a nuttata. Dopo questa pagina miserabile della storia della Costituzione e della Repubblica

E qui prendiamo in prestito una frase epica di Napoli Milionaria,: “Addà passà ‘a nuttata”. Il grande Eduardo ce l’ha lasciata in eredità. Per farci coltivare la speranza che un momento difficile possa risolversi presto. E che presto arriveranno tempi migliori, quando il popolo capirà i suoi errori e girerà questa pagina miserabile della storia della Costituzione e della Repubblica. Sperando che quella successiva ci presenti un leader che oggi non c’è. Perché ormai ci resta solo la speranza.