Nocera. I narcos del civico 17 non parlano - Le Cronache Cronaca
Cronaca Nocera Inferiore

Nocera. I narcos del civico 17 non parlano

Nocera. I narcos del civico 17 non parlano

Nocera Inferiore/Pagani. Si avvalgono della facoltà di non rispondere al gip Valeria Campanile del Tribunale di Salerno i promotori dello spaccio arrestati nell’ambito del blitz proseguimento di quello dello scorso anno denominato “Civico 17, il condominio della droga”. Non parlano i capi dell’organizzazione, assistiti dall’avvocato Giuseppe Russo che ha presentato allo stesso gip istanza di domiciliari in sostituzione della detenzione in carcere per la 53enne Emila Capasso, compagnia del “principino” Vincenzo De Martino anche lui finito dietro le sbarre del penitenziario di Fuorni. Sulla richiesta il tribunale salernitano si è riservato la decisione che dovrebbe arrivare entro oggi. Intanto dall’ordinanza che ha portato a 10 arresti in carcere e 11 indagati a piede libero (per Pietro Vitale e Giovanni Tafuri è stata respinta la richiesta di domiciliari) emergono particolari sull’attività di spaccio messa in piedi da De Martino e compagna. A cominciare dalla genesi delle indagini partite a seguito di una denuncia datata aprile 2024 quando un assuntore di cocaina che acquistava stupefacente da “Emilia” e con lei avrebbe contratto un debito di cento euro e che quel denaro in poco tempo divenne quintuplicato. Non solo perchè davanti al negozio del debitore si presentò un 30enne che chiedeva 500 euro e se non avesse pagato il giorno dopo il debito sarebbe raddoppiato. Ovviamente se non ci fosse stato il saldo “me la prendo con la tua attività commerciale”. E la vittima aggiungeva che la Capasso era in ottimi rapporti con i Fezza/De Vivo di Pagani e che in base a questa amicizia lui temeva di poter essere “fatto fuori dai paganesi”. Nonostante fosse ai domiciliari il compagno della Capasso, il principino De Martino, si occupava dello spaccio ospitando in casa gli assuntori. Chi si occupava della cocaina da “lavorare” era proprio Emilia Capasso che in una intercettazione si lamentava con il compagno: dopo aver preparati “cinque cotti” questo Matteo (un assuntore) sta un’altra volta qui che vuole l’insalata”. In un’altra conversazione la Capasso era stata intercettata mentre parlava con Andrea Guariglia il quale rispondendo alla donna di non aver bisogno di nulla “perchè tengo ancora i panni di ieri, altri invece li tengo fuori ma ora si asciugano perchè li metto fuori”. Per gli inquirenti inequivocabile quel portare fuori è di vendere a un acquirente lo stupefacente. E quell’assuntore era un meccanico il quale, però, avrebbe chiesto molta più droga tanto da far trovare spiazzato il pusher che si rivolge ancora a Emilia Capasso che si premuniva a preparare la droga. “Devo mettere un attimo a cucinare, dai” rivolgendosi a Guariglia nel preparare il crack per il meccanico. E che la droga nel linguaggio criptico veniva passata per alimenti lo fa intendere proprio Emilia Capaccio nel dare appuntamento a un assuntore che chiede un appuntamento: “Vuè ciao, posso venire ai Pecorari (frazione di Nocera Superiore)”. E lei: “Che vieni a fare, sto scendendo, vado dal fruttivendolo: dai vieni anche tu che ti compri un paio di banane”.