La cassa integrazione decisa dal Cstp fa acqua da tutte le parti e dietro l’angolo, se l’azienda rimarrà sulle proprie posizione, c’è la indizione dello sciopero. Per questi motivi, questa mattina, alle 11, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali ne chiederanno a gran voce la sospensione ai vertici aziendali dell’applicazione dell’ammortizzatore sociale partito per i primi 42 dipendenti nella giornata di ieri. Tra intoccabili, copertura ore bassissim, mancanza di integrazione della quota di cassa integrazione da parte dell’azienda, gli effetti del provvedimento per far fronte agli esuberi diventano sostanzialmente impalpabili e, allo stato, hanno avuto solo la funzione di far arrabbiare sindacati e lavoratori. La riunione che avrà luogo questa mattina presso gli uffici di palazzo Luciani sarà decisiva, non fosse altro che il passo successivo sarebbe quello della concertazione in Prefettura in caso di fallimento della procedura di raffreddamento aperta dalle parti sociali su questa tematica.
Dal canto loro, i lavoratori hanno il dente avvelenato. Esattamente come accaduto lo scorso 11 luglio, quando i dettami di un accordo sottoscritto in Prefettura furono rispettati soltanto da loro, l’ipotesi di accordo tra azienda e sindacati poi portata all’attenzione dell’assessore regionale Severino Nappi per accedere alla cassa integrazione è stata presa alla lettera esclusivamente dai dipendenti. Loro, infatti, con 333 voti favorevoli (146 furono i contrari), fecero passare il referendum con il quale si dava il via libera alla decurtazione del 7% lordo dagli stipendi. Una riduzione salariale a cui facevano da contraltare alcuni impegni presi dall’azienda, sempre su invito dei sindacati, per bilanciare il sacrificio dei lavoratori. Riorganizzazione ed efficientamento dei servizi: non c’è stata, anzi si parla di ulteriori tagli ai servizi; vendita a bordo dei titoli di viaggio con maggiorazione a favore dei dipendenti: c’è la delibera della Provincia per la bigliettazione autonoma, ma l’azienda non ha ancora presentato un piano in tal senso; trasferimento dei servizi di SanSeverino da Cava de’ Tirreni nella Valle dell’Irno: i servizi sono ancora a Mercato SanSeverino; utilizzo dei veicoli a metano nei giorni festivi: continuano a circolare tranquillamente solo quelli a gasolio; individuazione di soluzioni alternative per risparmiare sul rimessaggio oneroso presso la Metanauto e sul fitto degli uffici di Santa Maria e Pagani: i bus sono tutti ancora in rimessaggio presso Metanauto; utilizzo del personale operatore di rimessa anche per il rifornimento dei veicoli aziendali: gli operatori continuano a fare ancora solo la rimessa; ottimizzazione della distribuzione logistica del personale amministrativo nei locali della sede di piazza Luciani: no, lì ci sono gli intoccabili. Insomma, nessun impegno è stato rispettato e per l’ennesima volta si è trattato di un accordo a senso unico, nel quale a sacrificarsi sono stati i lavoratori.