Lavori al Molo 3 gennaio, Bottiglieri: «Ipotesi rischio ambientale» - Le Cronache Salerno
Salerno

Lavori al Molo 3 gennaio, Bottiglieri: «Ipotesi rischio ambientale»

Lavori al Molo 3 gennaio, Bottiglieri: «Ipotesi rischio ambientale»

di Erika Noschese

I lavori al Molo 3 gennaio rivelano un ampliamento nascosto e rischi ambientali. La denuncia arriva dall’ex ingegnere capo del Comune di Salerno Felice dopo la diffusione del documento dell’Autorità del Sistema Portuale del Medio Tirreno (AdSP), competente per i porti di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia, contenente informazioni sui lavori definiti di “Potenziamento del molo 3 Gennaio” del porto di Salerno. «Evidentemente chi lo ha pubblicato o ne ha autorizzato la pubblicazione, l’avrà giudicata inopportuna, dal momento che ad onta della voluta cripticità del testo ben si poteva trarre l’esatta “portata” dell’intervento assolutamente dannoso per l’ambiente naturale e per il suo godimento da parte dei cittadini della Penisola amalfitana-sorrentina a cominciare da Salerno. Danno ancora maggiore, ovviamente patirebbero il settore turistico e quello della nautica da diporto. Da ciò è derivato il ritiro e, quindi, l’irreperibilità del testo, ma non dell’immagine che lo corredava», ha dichiarato Felice Bottiglieri nel documento sottoscritto anche dal Consiglio direttivo ed i soci della Sezione di Salerno di “Italia nostra”. L’ AdSP Mar Tirreno Centrale ha infatti previsto, tra le attività, lo sviluppo delle infrastrutture del Sistema Portuale della Campania. A fine giugno l’AdSP ha infatti consegnato i lavori di consolidamento e adeguamento funzionale del lato di Ponente del molo “3 Gennaio” del porto di Salerno, che dovranno essere ultimati entro fine Giugno 2025. Il molo “3 Gennaio” è utilizzato prevalentemente per le attività di imbarco, sbarco e movimentazione merci varie, oltre ad essere un’area di transito di gru da banchina. « Il potenziamento del lato di Ponente del molo “3 Gennaio” rientra anche in questo contesto. Oltre a migliorare la sicurezza ea la funzionalità della banchina, quindi, l’intervento serve soprattutto ad adeguare il molo “3 Gennaio” alla crescita dei traffici. I lavori nel loro complesso – chiarisce il Segretario Generale dell’AdSP, Giuseppe Grimaldi – interesseranno il cosiddetto “Guaimario IV” la Banchina rossa, la testata del molo “3 Gennaio”, un progetto esecutivo da 40 milioni di euro simile ad altre attività di consolidamento già realizzate per il molo Trapezio, la Banchina Rossa, la testata del molo “3 Gennaio” ed il molo Manfredi. Ponente del molo 3 Gennaio verranno installate paratie verticali composte da pali metallici tubolari di grande diametro lunghi circa 25 metri, che realizzano gli elementi strutturali portanti, alternati a palancole metalliche a forma di “zeta” che realizzano la chiusura tra gli elementi principali – si legge nel documento dell’Autorità di Sistema Portuae – La nuova paratia di banchina, vincolata in testa con tiranti di ancoraggio, verrà infissa a stretto ridosso della banchina esistente, lunga 383 metri, per poi riempire in calcestruzzo l’intercapedine tra banchina e paratia. Per motivi connessi alla stabilità delle banchine le attività dovranno essere eseguite da mare con l’ausilio di idonei mezzi marittimi. Sulle paratie verrà realizzata una trave di correa in conglomerato cementizio armato su cui saranno installati gli arredi di banchina quali le bitte di ormeggio, i parabordi e le scalette di risalita. L’intervento comprende anche la pavimentazione di tipo semi flessibile, specifica per aree portuali, per l’intera lunghezza della banchina». Obiettivi principali dei lavori: riempire le eventuali sgottature presenti al piede delle banchine, provocate dall’azione delle eliche prodiere e poppiere delle navi, in modo da ripristinare l’uniformità delle sollecitazioni sui terreni di fondazione; eliminare il problema del dilavamento del terrapieno che fuoriesce attraverso le fessure presenti tra i massi costituenti gli attuali muri di sponda con conseguenti anomale deformazioni dei piazzali; adeguare le banchine – realizzate tra il 1969 ed il i985 – alle vigenti norme sismiche ed ai maggiori carichi conseguenti all’incremento dei traffici portuali; infine, consentire il programmato approfondimento dei fondali, come previsto dall’adeguamento tecnico-funzionale del Piano regolatore portuale di Salerno. Stando a quanto denuncia l’ex ingegnere capo del Comune di Salerno ad oggi non si conosce lo sviluppo procedimentale dei “master plan” anzitutto per quanto attiene alla pubblicazione degli atti a fini del coinvolgimento della opinione pubblica anche in vista della produzione di “osservazioni”; il rispetto dei termini temporali imposti dalla regolamentazione dei Pnrr riguarda gli interventi attuati al Molo Manfredi, non essendosi potuto osservare alcun intervento alla banchina ovest – “3 Gennaio” – di cui non è mai intervenuta sospensione alcuna delle attività. «L’attività del Comune di Salerno non può limitarsi alla burocratica pubblicazione del deposito di un progetto che non solo introduce un cambiamento di destinazione d’uso di una rilevante porzione di suolo demaniale e di suolo comunale, ma e soprattutto sarà produttore di ulteriori volumi di traffico di autoarticolati sulla rete stradale urbana, con rafforzamento dell’altra gravissima difformità urbanistica consistente nella utilizzazione della cava del Cernicchiara quale retroporto per deposito di container – ha aggiunto Bottiglieri che da oltre 50 anni denuncia l’insensata gestione dell’attività portuale che è certamente dannosa di altre attività più rispettose e coerenti con l’ambiente costiero – Al Comune di Salerno incombe altresì l’obbligo di tutelare le condizioni di vivibilità per tutti i cittadini anche contro qualunque ulteriore azzeramento del godimento paesaggistico già gravemente compromesso dalle abnormi dimensioni dei depositi in banchina di pile di container ben oltre i 10 metri di altezza. Si prevede pertanto l’inclusione nell’area portuale del territorio spiaggiato ad Occidente del porto di Salerno. È prevedibile infatti una modificazione delle rotte di navigazione in entrata ed in uscita dal porto, tali da provocare inquinamento e moti ondosi turbativi della balneabilità e dello sviluppo naturalistico per un tratto di costa ben più esteso verso il territorio dei Comuni da Vietri a Maiori». Dunque la richiesta di uno «sviluppo puramente quantitativo del traffico, segnatamente quello containerizzato, laddove una capacità selettiva dei traffici, senza incidere sul prodotto lordo, potrebbe, anzi, incrementarlo producendo effetti moltiplicativi su diversi settori produttivi del territorio non solo della Provincia di Salerno. Ed è appena il caso di ribadire – e con maggior convinzione ed insistenza – che da quanto sopra suggerito potrebbe derivare una radicale revisione anche dell’assetto infrastrutturale, ancorché purtroppo compromesso finora dalla realizzazione della cosiddetta “Porta ovest” il cui completamento non consiste che nel confermare l’assurda scelta di un impossibile retroporto nella cava del Cernicchiara a circa 6 chilometri di distanza e circa 250 metri di dislivello dalla banchina – ha poi aggiunto – Inoltre il completamento della “Porta” intersecherebbe la viabilità urbana in corrispondenza dello svincolo “Salerno ovest” dell’Autostrada Na-Sa con proseguimento verso la A2 – Salerno-Reggio Calabria. Non se ne conosce neanche il progetto esecutivo dal momento che la Regione Campania ha delegato l’Acamir (Agenzia “ad hoc”) che ha bandito appalto-concorso, ancora nella più completa “ignoranza” e “latitanza” del Comune di Salerno il cui territorio, anche urbano, sarebbe letteralmente sconvolto!».