Cava. 80mila euro sul conto di un impiegato - Le Cronache Ultimora
Ultimora Cava dè Tirreni

Cava. 80mila euro sul conto di un impiegato

Cava. 80mila euro sul conto di un impiegato

di Peppe Rinaldi

 

“A che punto è la notte?” chiedeva Macbeth a sua moglie in uno dei suoi continui dilemmi di corte. La donna rispose: “In gara col mattino a chi la vince”. Potrebbero essere questi i pensieri e le preoccupazioni che ballonzolano nella testa del primo cittadino di Cava de’ Tirreni, il democratico (nel senso di Pd, o qualcosa di simile) Vincenzo Servalli, che, di ora buia in ora buia, guarda il suo regno sgretolarsi chiedendo al cielo quando arriva il giorno: il pericolo, alla luce, riesci a capire da dove parta e dove arrivi, al buio è tutto più complicato. L’onta di questo richiamo shakespeariano rimanda a una tragedia vera: quello metelliano pure, volendo, sebbene ancora per poco tempo soltanto in embrione.

Sì, perché ora la notizia del giorno si è raddoppiata, nel senso che se il suo uomo forte dell’apparato, già di massima fiducia, si trova sul banco degli accusati (l’ex dirigente Francesco Sorrentino è, va sempre ribadito, tecnicamente innocente) a causa della sparizione di circa due milioni di euro dalla cassa pubblica grazie ad una serie di mandati illegittimi/illegali introitati da un indeterminato numero di soggetti giuridici e fisici in corso di identificazione, adesso se ne ritrova due di dipendenti del «suo» Municipio “in gara col mattino a chi la vince”. E’, infatti, stato accertato che circa ottantamila euro della massa sottratta proditoriamente al Municipio, siano stati bonificati sul conto corrente di un altro impiegato. Ergo, per dirla con Totò, “quelle pizze passano a due”. Ma vediamo come sono andate le cose, anzi, come sarebbero andate.

 

Dal centro sanitario al conto personale

 

I nostri cinque lettori ricorderanno senz’altro che in uno degli articoli pubblicati su questa avvincente storia neanche tanto di provincia, si parlò di circa duecentomila euro finiti sul conto corrente di una struttura sanitaria della zona. Forse duecentocinquantamila addirittura. Insomma, non proprio bruscolini. Che sarà stato di qua, che sarà stato di là, di fatto quei soldi là erano finiti.

E perché mai Sorrentino avrebbe dovuto dare – sempre che sia accertata la sua responsabilità – tutto quel danaro a un centro di riabilitazione? Sarà per la compartecipazione alle spese di trasporto dei disabili cui sono tenuti i Comuni e che l’ente tardava a rimettere? O sarà per i servizi sanitari prestati al Palazzo dove, a questo punto, è lecito supporre si abbondi in disabilità di vario tipo? Mistero. Alla fine Cronache l’ha capito perché o, meglio, è venuto a capo di almeno ottantamila e rotti dei circa 250mila sradicati dal Comune di Cava e impiantati su un altro conto corrente.

“Ma quando mai?”, “Ma chi li ha visti questi soldi?”, “Ma di cosa parlate, guardate qui, questo è l’estratto conto bancario delle nostra azienda e qui di bonifici di 250mila euro in nostro favore non c’è traccia”: sono state queste, più o meno, le risposte opposte dagli avvocati e dai responsabili del centro sanitario a chi, giustamente, ha iniziato a chieder conto di questo gran bordello cavese (licenza poetica), che, se continua così, costringerà il capofamiglia, ovvero il sindaco, a dover emigrare da qualche parte per il grave disordine sociale causato dai suoi figli. Al netto di ogni volontà, s’intende. Ma questo è un capitolo a parte.

Infatti, avevano ragione quelli della clinica privata a preoccuparsi, in quel mondo basta un alito di vento per far crollare tutto, con la revoca dell’accreditamento con la Regione Campania e via inguaiando. E allora? E allora, scava di qui scava di là, viene fuori una parte della verità: i circa ottantamila euro qualcuno li aveva bonificati su un conto corrente della Bper (in arrivo dalla tesoreria comunale presso la Bcc di Scafati-Cetara) intestato a un altro impiegato comunale, un conto personale. E allora che c’entra la struttura sanitaria? Qui sta il bello: c’entra perché il bonifico era intestato sì al presidio sanitario solo che l’Iban di destinazione era quello del dipendente comunale, la qual cosa apre un ulteriore scenario sulla potenziale complicità o, altrettanto gravemente, sulla verosimile sciatteria dell’istituto di credito, sia emittente che ricevente, come tra poco diremo.

 

 

Soldi già restituiti al Comune

 

Tornando però al beneficiario di questo presente a quattro zeri che tutti noi ameremmo ricevere («regalo» giunto in più tranche nell’arco di cinque mesi e non certo d’un botto, il che può fare un po’ la differenza quando la cosa arriverà nelle sedi dedicate), questi avrebbe già provveduto a restituire il malloppo. Non solo, ma nella paradossale ipotesi che abbia ricevuto danaro «à la Scajola», vale a dire «a propria insaputa»  – alla fine l’ex ministro risultò per davvero estraneo alla cosa ma tutti ricordiamo il contrario – gioca a suo discarico il fatto che la restituzione sia avvenuta prima che lo scandalo scoppiasse. Ancora: questa stessa persona avrebbe già denunciato all’autorità giudiziaria proprio questa circostanza, chiedendo la punizione del responsabile. O dei responsabili: e qui torniamo alle banche. Se le cose sono andate esattamente come risulta a Cronache, una delle domande che sgorgano con naturalezza è questa: come mai le banche non hanno avuto da obiettare quando il flusso è apparso sullo stesso display che ogni mattina i «banchieri» vedono e recante questa plateale anomalia? Quando il banchiere/bancario ha digitato il numero di Iban sulla tastiera non gli sono apparsi nomi diversi, non ha notato la differenza tra il beneficiario in intestazione e l’intestatario del conto corrente? A chi non è mai successo di sentirsi opporre astrusi dinieghi da una banca per via di esasperanti formalità? In questo caso, invece, tutto liscio? Si dava il via libera all’incasso, o anche all’emissione, come se fosse tutto in regola? Forse il volume di danaro complessivo potrebbe, in sé, offrire una spiegazione, la più banale: e cioè che essendo i soldi tanti ce ne fossero anche per chi dall’esterno collaborava all’operazione, in fondo due milioni di euro non li fai sparire come se fossero polvere su una credenza. Ed è ciò che gli inquirenti dovrebbero approfondire, nonostante l’apparente approccio poco «futurista» al problema sin qui manifestato.

Ora, nel travaglio shakespeariano del sindaco, che passa da Macbeth ad Hamlet lisciando il teschio di chissà chi (raccontano sia rinserrato nel suo ufficio travolto dagli eventi), affiora una seconda gigantesca rogna: l’innesco di una seconda procedura di licenziamento nei confronti di un altro dei suoi dipendenti dopo la travagliata faccenda di Sorrentino, raggiunto dal provvedimento nelle scorse ore. A tal riguardo l’ex dirigente del settore Tributi del Comune sta vendendo cara la pelle, com’è del resto comprensibile e anche giusto: infatti ha depositato una denuncia, l’ennesima, sia al Comune che in procura, lamentando la fuga di notizie che lo riguardano. Un capitolo nel capitolo.