di Erika Noschese
«PD e De Luca in vista delle regionali, per noi è ancora possibile». Lo sostiene Enzo Maraio, segretario nazionale del Psi e candidato unico al congresso straordinario in programma a Napoli il21, 22 e 23 marzo. Segretario Maraio, congresso speciale a Napoli con mozione unica. Una riconferma importante, soprattutto se si considera che oggi attorno a lei c’è anche chi, la volta precedente, l’ha sfidata… «Un risultato importante, è il frutto di un lavoro che parte da lontano. In questi anni ho lavorato per unire il gruppo dirigente. Non mancano il confronto e i distinguo, certo, ma sempre sulla politica. Abbiamo unito e rilanciato una comunità organizzando eventi, promuovendo incontri in ogni regione, con focus dettagliati su scuola, sanità pubblica, trasporti. Sono tornati volti storici del Psi, dirigenti che hanno dato del Tu alla storia, e tanti nuovi amministratori. È tornata centrale la Fgs, la federazione dei giovani socialisti, un aspetto particolarmente significativo per chi come me è nato nei movimenti giovanili». Intanto, ci si prepara alle Regionali. Il Psi in caso di scelta andrà con il centrosinistra o De Luca? «Il Psi lavorerà per unire. Abbiamo detto che si parte da Vincenzo De Luca, dalla unità della coalizione di centrosinistra in Consiglio regionale, e dal ‘testardamente unitari’ di Elly Schlein. Per noi tenere insieme le due cose è ancora possibile. È possibile se vince la politica rispetto ai veti, il ragionamento rispetto agli anatemi. È possibile se portiamo il dibattito sulle cose da realizzare nell’interesse dei cittadini e delle imprese, se al centro del dibattito mettiamo le spese dei fondi europei, le infrastrutture, le politiche del welfare, delle innovazioni, di una nuova idea di turismo». Caso Alfieri, la comunità di Capaccio Paestum torna al voto dopo le dimissioni. Di conseguenza, anche la Provincia… «L’auspicio è, anche qui, che prevalga la voglia di ragionare sui programmi e le proposte. Per noi garantisti è la strada. A Capaccio si dovrà ripartire dalle tante cose fatte, dal programma che solo un anno fa è stato premiato da circa l’80% degli elettori. Per la provincia, registrata la sciagura della legge Delrio che noi vogliamo superare, bisognerà trovare una sintesi. Tocca al Pd fare il primo passo ma noi faremo sentire la nostra voce ed il nostro peso. L’idea che il capoluogo, la Provincia e la Regione debbano avere tutte la stessa guida non ci porterà lontano. Legittime le ambizioni ma serve più collegialità, serve dare rappresentanza ad ogni sensibilità». Crede nell’ipotesi campo largo che vede insieme Pd, M5S e partiti di sinistra? «Sul salario minimo e sul referendum sull’autonomia differenziata abbiamo sperimentato il valore aggiunto dell’unità. È la strada da perseguire. Per quanto ci riguarda è necessario però andare oltre l’intesa Pd e M5S, più spazio va dato alle istanze riformiste, al dialogo con il mondo cattolico e moderato. Servirà concentrarsi meno sulle formule e più sui fatti». Riforma della Giustizia, quale la sua opinione? «Coerenti alla nostra storia. Per noi un sì convinto alla separazione delle carriere, che deve avere l’obiettivo di migliorare il sistema e non punire le toghe, un sì convinto al superamento delle correnti nella magistratura. Abbiamo dubbi sulla bontà di questo Esecutivo, la logica non è quella delle riforme ma del regolamento di conti. Non ci rassegniamo all’idea di una giustizia che fa paura alle persone, piuttosto che tutelarle. Una riforma della giustizia è necessaria, come è necessario intervenire sulla piaga del sovraffollamento delle nostre carceri non degne di un paese civile».





