Scafati. Feste di Natale tra polemiche e veleni a Scafati dopo il consiglio comunale di martedì sera che ha portato quattro consiglieri della maggioranza fuori dalla squadra di Pasquale Aliberti. E’ stato lo stesso sindaco a deciderlo puntando l’indice verso coloro (3) che hanno votato contro su alcuni provvedimenti, tra cui il Dup, costringendo lo stesso primo cittadino a ritirare il Documento Unico di Programmazione che è l’atto politico per eccellenza, necessario a predisporre il bilancio previsionale e stabilire entrate, spese, obiettivi ed opere pubbliche di Scafati. Per il Pd “Aliberti continua a non avere i numeri per guidare la città, lo dimostra la nuova giunta “a metà” con solo quattro deleghe assegnate su sette”. Insomma, secondo i dem con il segretario Fontanella e i consiglieri Grimaldi e Velardo, nel mentre il sindaco “fa poesie sui social e organizza concerti, la città è amministrativamente bloccata: è ferma la gestione, è ferma la programmazione, si perdono opportunità e finanziamenti, non si riesce nemmeno ad organizzare l’ordinario, con aggravio di costi e disservizi a spese della comunità”. Per il Pd nessun trasformismo, “siamo contrari a qualsiasi operazione di mercanteggiamento. Il popolo è sovrano: se il sindaco ha i numeri per governare lo faccia, altrimenti si dimetta! Lasci il comando al vice-sindaco per qualche mese e ridia la parola agli elettori scafatesi che valuteranno così colpe e responsabilità. Purtroppo, se per vincere si costruiscono carrozzoni elettorali, questo è il risultato (il riferimento è per i 4 consiglieri ritenuti fuori dalla maggioranza)”. E concludono. “Da parte nostra continueremo a lavorare nell’esclusivo interesse della città, come appunto martedì sera, dove abbiamo scongiurato l’aumento della Tari del 10%, e come stiamo facendo chiedendo e pretendendo trasparenza e legalità nella gestione dei fondi e delle spese, e in materie fondamentali e delicate come l’edilizia e l’urbanistica”. Non da meno Fratelli d’Italia che attacca: “Abbiamo l’impressione che il sindaco stia vivendo uno scollamento dalla realtà. Da un lato il suo presenzialismo social, dall’altro la sua leadership politica in crisi. Noi non vogliamo entrare nel merito delle beghe di maggioranza, ma ci sembra che i quattro consiglieri dissidenti stiano ponendo questioni di trasparenza e partecipazione, contrariamente a quanto sostiene Aliberti, a cui probabilmente non piace essere messo in discussione” afferma Mario Santocchio coordinatore cittadino del partito di Giorgia Meloni. “Per governare la città non servono i like sui social, è necessario il consenso di chi, con lui e per lui, ha ricevuto un mandato elettorale. Siamo sinceramente preoccupati, non vorremmo che fosse aperto il mercato delle vacche con la minoranza, considerato anche il voto di astensione, immotivato, di qualcuno”. Sulla stessa linea d’onda Francesco Carotenuto di Scafati Arancione. “L’amministrazione Aliberti esiste solo sulla carta e, nei fatti, si arrampica sugli specchi pur di rimanere incollata alla poltrona. Una maggioranza che non esiste, al punto tale da costringere il sindaco a ritirare l’argomento sulla Tari, con l’unica nota positiva, per i cittadini, di non dover pagare un rincaro del 10% sulle bollette”. E aggiunge dopo la bocciatura sul Dup. “Sarebbe opportuno – visto che nessuno ha avuto il coraggio di raccogliere il mio invito ad andare dal notaio per firmare le dimissioni – che ci fosse quanto meno un minimo di senso di responsabilità che portasse a riflettere non su incarichi da elargire o affidi diretti da assegnare, ma su che cosa fa veramente bene alla città”, conclude Carotenuto.
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