Salerno, sport come attività residuale - Le Cronache Salerno

di Alessandro Turchi, Presidente di Salerno Migliore

In questi giorni ha fatto scalpore il caso della partita del campionato di serie B tra Arechi Rugby e Frascati Rugby Club, tenutasi al Vestuti, ad oggi unica struttura polivalente della città. Non c’erano le panchine per allenatori, riserve e accompagnatori e quelle rimediate all’ultimo istante erano senza copertura, costringendo tutti ad utilizzare ombrelli e ripari di fortuna sotto la pioggia battente che ha imperversato durante la partita. Uno scandalo, che va a sommarsi al fatto che negli spogliatoi, decisamente improvvisati anch’essi, erano solo due le docce funzionanti, mentre altre due risultavano inutilizzabili. Ci sarà un motivo, del resto, per cui nella famigerata classifica de Il Sole 24 ore, ovviamente tanto vituperata dai nostri governanti locali, Salerno e la sua provincia si ritrovano desolatamente alla settantesima posizione in quanto a indice di sportività in Italia. Dopo Bergamo, Trento e altre sessantasette realtà italiane. Fatto 1000 il punteggio massimo di Bergamo, i 292 punti di Salerno sono poca cosa in questa classifica calcolata su ben 35 indicatori. Potremmo dire che abbiamo scoperto l’acqua calda! Sia chiaro, non che da noi lo sport sia inviso e che la sedentarietà la faccia da padrona, no, lo testimoniano i tanti che al mattino o al tramonto, tuta e scarpette d’ordinanza, corrono sul lungomare. Semplicemente non ci sono strutture decenti dove praticare le attività e l’unico sport agevolato, ma neanche tanto, è quello della Salernitana, in uno stadio, l’Arechi, che pur rimanendo un punto di riferimento, dovrà comunque essere ristrutturato, con lavori “annunciati” per inizio 2025. Molte strutture minori, invece, non ricevono lo stesso livello di attenzione dello stadio e il risultato finale è decisamente deprimente, vedi per esempio lo stato del “Palatulimieri”, che crea continui disagi alla Campolongo Hospital Roller Salerno, società di hockey su pista. Pochi mesi fa la denuncia dei Codacons sulla scarsa manutenzione del verde pubblico e sul degrado delle strutture sportive, con i disagi di utenti e associazioni sportive che usufruiscono, ad esempio, della piscina Simone Vitale o dei campi da tennis comunali di Torrione, con aiuole abbandonate, reti divelte e arrugginite, illuminazione carente e insicura. Esempi che evidenziano la carenza e la non adeguatezza di strutture che possano supportare sia le attività di base che quelle agonistiche, nonostante la presenza di realtà sportive vivaci e di associazioni locali impegnate. Sia chiaro, la situazione della nostra città riflette il solito differenziale elevato tra Centro-Nord e Sud, con la zona di bassa classifica dominata dalle città meridionali. Ma da una realtà che ambisce ad essere città europea, eccellenza nel panorama nazionale, che vuole essere attrattiva per i turisti e che vuole mantenere i tanti giovani che vanno via, ci aspetteremmo una maggiore attenzione per questo settore. Si consideri che le città più all’avanguardia a livello europeo stanno sempre più indirizzandosi verso la sostenibilità ambientale e sociale, con l’aumento degli spazi verdi, dei percorsi pedonali e ciclabili e con tanti luoghi di interazione a plasmare un nuovo ambiente urbano. Fra questi luoghi lo sport e l’aumento delle infrastrutture ad esso collegate stanno assumendo un ruolo centrale. Invece fare sport a Salerno è complicato, diremmo difficile, non solo per le strutture che non rispondono agli standard moderni e che spesso necessiterebbero di ristrutturazioni, ma anche per mancanza di spazi pubblici, per molte discipline, di spazi accessibili gratuitamente o a basso costo, con conseguenti limitazioni di accesso per i giovani e per le fasce meno abbienti. Da rimarcare anche che la gestione dei pochi impianti esistenti è spesso inefficiente, poco trasparente, e questo fatto limita concretamente l’uso da parte della comunità. Da sottolineare infine che le discipline minori sono poco “attenzionate”, visto che i riflettori, ma anche i finanziamenti, si concentrano sul calcio, trascurando sport meno popolari ma altrettanto importanti per la formazione dei giovani. Insomma, scarsità di risorse e strutture per praticare gli sport acquatici o l’atletica, nonostante la città abbia una posizione strategica sul mare e un forte potenziale per lo sport outdoor. Una città come Salerno non ha un palazzetto dello sport, pur se per l’ennesima volta ne è stata prevista la costruzione, anch’essa nel 2025, ma il condizionale in questi casi, fra inaugurazioni ed annunci spot, è sempre d’obbligo. Poi ci si lamenta che i giovani scappano via, del resto è impossibile, per loro, non fare paragoni impietosi, oggi che per fortuna riescono a viaggiare in Europa, fra Erasmus, partenariati e viaggi d’istruzione. Salerno non può continuare a vivere di rendita su un bel paesaggio e su promesse di miglioramento puntualmente deluse. La soluzione è una attenta programmazione e una gestione dei fondi esistenti più oculata, magari attuando partnership fra pubblico e privati, coinvolgendo sponsor e investitori per migliorare la qualità delle infrastrutture rendendole accessibili a tutti. Va poi promosso lo sport di base, organizzando eventi e programmi per coinvolgere i giovani e far crescere l’interesse per discipline meno popolari. Insomma, una pianificazione strategica con obiettivi a medio e lungo termine. Questa amministrazione, dopo trenta anni di promesse, riuscirà a portarla avanti?

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