Sono trascorsi esattamente 10 anni dal primo sbarco di migranti che ha interessato Salerno. E, dal 2014 a oggi, sono 20mila e 167 le persone, di cui circa quasi 1.900 minori non accompagnati, che hanno raggiunto, via mare, il capoluogo di provincia campano dopo essere state salvate nel Mediterraneo. I numeri sono emersi nel corso della presentazione, questa mattina a Palazzo di Citta’, del ciclo di eventi ‘Salerno citta’ dell’Accoglienza – a 10 anni dal primo sbarco’, in programma dal 12 al 14 dicembre. Ripercorrendo all’indietro i due lustri, e’ stato ricordato il 22esimo sbarco, quello piu’ tragico della storia dell’accoglienza salernitana: era il 5 novembre del 2017 e, dalla nave giunta al molo Tre Gennaio, furono portati a terra i cadaveri di 26 donne, recuperate in mare aperto tra la Libia e l’Italia. E, dopodomani 12 dicembre, torna in scena, alla Stazione marittima, ’26 – Come in Mare Cosi’ in Terra’, l’opera collettiva di teatro civile promossa dall’Ordine dei Giornalisti della Campania – Commissione Pari Opportunita’, con cui i cronisti salernitani hanno riletto uno dei piu’ toccanti eventi di cui sono stati testimoni. Filo conduttore dello spettacolo, tra una lettura e l’altra, e’ il monologo di una madre che racconta il ‘viaggio’ della figlia dal suo particolare punto di vista. Poi, il ricco calendario di eventi vede, tra gli altri, un flashmob, incontri, dibattiti, l’inaugurazione dell’hub interculturale ‘Largo Campo’, una mostra fotografica. Il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, volgendo lo sguardo a questi dieci anni, sottolinea che “resta una grandissima esperienza umana”, ricordando che “i nostri Servizi sociali, ma tutti gli uffici del Comune hanno partecipato a questa grande spinta di accoglienza e di disponibilita’”. “In questa tre giorni – evidenzia l’assessora alle Politiche sociali, Paola de Roberto – deve emergere la capacita’ di Salerno di includere e la voglia delle persone di restare e di essere parte di questa comunita’. Una rete di soggetti che hanno contribuito a un programma molto ricco che da’ senso a quello che questa citta’ vuole essere, forse anche un po’ per vocazione naturale”
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