Ridosso: ecco perchè fu ucciso Vassallo - Le Cronache Ultimora
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Ridosso: ecco perchè fu ucciso Vassallo

Ridosso: ecco perchè fu ucciso Vassallo

Angelo Vassallo “era entrato troppo nei nostri fatti”. Secondo quanto riporta Il fatto quotidiano sembra essere questo il movente dell’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, avvenuto il 5 settembre 2010 con nove colpi di pistola. A raccontarlo è il collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, uno dei quattro arrestati dalla Dda di Salerno per il delitto. Nel corso del suo interrogatorio, il collaboratore ha raccontato che Giuseppe Cipriano avrebbe organizzato insieme al brigadiere dei carabinieri Lazzaro Cioffi l’omicidio del sindaco pescatore Angelo Vassallo perché un collaboratore dell’imprenditore dei cinema, tale G. S., “aveva fatto un furto nella proprietà di Vassallo e lui (Vassallo, ndr) lo aveva scoperto”.  Ma non è tutto: secondo quanto riportato da Il Fatto, altro motivo sarebbe riconducibile al mancato conferimento dei lavori al cugino” di Cipriano per la pavimentazione del porto di Acciaroli. Ridosso è stato sentito in carcere a Modena dal Gip quattro giorni dopo il suo arresto e quello degli altri tre accusati: Cipriano, il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo e l’ex brigadiere, e suo stretto collaboratore alla Caserma di Castello di Cisterna, Lazzaro Cioffi. Il verbale sintetico, scritto a penna e in alcuni passaggi dalla calligrafia poco chiara, nel quale non compare mai il nome di Cagnazzo, è stato depositato agli atti del Riesame che si terrà il 25 novembre, ed è a disposizione delle parti. Dunque, nuovamente mescolate le carte: non più – o almeno non solo – il traffico di droga al porto di Acciaroli, gestito da Cipriano e Maurelli in combutta con divise infedeli, che Vassallo scoprì il 20 agosto 2010 e non fece in tempo a denunciare al pm di Vallo della Lucania ma una serie di episodi che, secondo Ridosso, avrebbero portato alla morte il sindaco pescatore. Va detto sin da subito che Ridosso tirò fuori la storia del furto già in un verbale investigativo del 27 maggio 2021. Quella volta fece mettere su carta che “nel viaggio di ritorno da Acciaroli a Scafati Cipriano mi disse espressamente di essere stato cacciato da Acciaroli da Vassallo perché il suo collaboratore G. S. aveva rubato nel ristorante della famiglia Vassallo che si trovava vicino al cinema gestito dallo stesso Cipriano”. I carabinieri del Ros nella loro maxi informativa finale liquidano come “surreale, inverosimile e inventata” questa circostanza. Il ristorante era gestito dal figlio del sindaco che ha fornito “tutta la collaborazione possibile per ottenere giustizia relativamente all’omicidio del proprio padre” e “non avrebbe avuto alcuna remora a denunciare il furto”. Secondo quanto pubblicato da Vincenzo Iurillo su Il fatto Quotidiano “la cosa primaria che (Cipriano, ndr) mi ha riferito era il furto”, specifica Ridosso, implicato nell’omicidio per aver partecipato con Cipriano al sopralluogo preparatorio ad Acciaroli due giorni prima, di cui abbiamo accennato per verificare l’assenza di telecamere sul luogo scelto per l’agguato. Il collaborante conferma anche stavolta. “Ero con Cipriano e mio figlio” (Salvatore Ridosso, indagato e con richiesta di archiviazione insieme al carabiniere Luigi Molaro, ndr). E dunque sarebbe il furto il movente di questo tragico omicidio che, ad oggi, ha ancora tanti interrogativi. Conosceva già le finalità di quella trasferta? “Non ho chiesto, poi ho capito il motivo. Ma credevo avvenisse dopo mesi (l’omicidio, ndr) e non così veloce (due giorni dopo, ndr)…. Ho saputo dell’omicidio dalla tv”. Sulla droga Ridosso è vago “Io conoscevo il traffico che c’era lì, me lo aveva già detto Cipriano… del traffico lo sapevo ma da altre persone… ricordo vagamente che il sindaco non voleva continuassero a stare lì (Cipriano e il suo gruppo, ndr), ma (Cipriano, ndr) non mi ha specificato per la droga”. E le ragioni dell’omicidio? “Mi ha spiegato qualche sera prima di Natale… io ero con la mia ex compagna A. M. e lui solo con me mi ha spiegato che il suo collaboratore G. S. aveva fatto un furto nella proprietà di Vassallo e lui lo aveva saputo…. mi spiegò il motivo dell’omicidio, il furto, il mancato conferimento dei lavori al cugino…”. Il collaboratore di giustizia ripercorre un po’ gli aspetti di questa vicenda, ribadendo di aver avuto paura per sé stesso e la sua famiglia a causa delle minacce di Cipriano e Cioffi, in seguito all’omicidio. Particolare agghiacciante riguarda l’imprenditore Cipriano che avrebbe chiesto la disponibilità di un killer di Acerra (persona deceduta). E precisa la famosa frase uscita sui giornali il giorno degli arresti, “si sono fatti il sindaco pescatore”, che la compagna di Ridosso avrebbe ascoltato. “Ho detto ‘si sono fatti’ non riferito a me, non mi sarei mai accusato di un omicidio”.
C’è un momento in cui, secondo la Dda di Salerno e i carabinieri del Ros di Roma, Romolo Ridosso si tradisce. E si autoaccusa senza accorgersene dell’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo. È il momento contenuto in un’intercettazione in carcere di un colloquio di Ridosso con la compagna dell’epoca, S. D. Risale all’8 settembre 2016. Il collaborante di camorra del clan di Scafati parla senza timore di essere ascoltato da estranei. Pare ammettere di aver avuto un ruolo importante nell’organizzazione del delitto.
I Ros lo sintetizzano così nella maxi informativa trasmessa ai pm salernitani guidati da Giuseppe Borrelli: Ridosso dice alla signora che c’è stato un momento in cui lui era nelle grazie del gruppo criminale di Giuseppe Cipriano  e Raffaele Maurelli.Ridosso infatti dice, giurando, “perché io gli avevo fatto un’azione … quindi dopo quell’azione, mi volevano fare entrare pure a me”. E poi si lamenta che alla fine non parteciperà più ai lucrosi narco-affari dei cugini Cipriano e Maurelli per via dell’ostilità di quest’ultimo. “Tuttavia, nonostante questa “azione”, e nonostante il benestare di Cipriano, il cugino, piu’ cazzimmuso “‘, sta parlando di Maurelli, “non mi voleva far entrare”.Scrivono i Ros: “Una “azione” nel gergo criminale dovrebbe significare una “azione di fuoco””. Tanto più che Ridosso sostiene, in quella conversazione, che grazie a quella “azione” poteva chiedere loro qualsiasi tipo di piacere. Quando tre anni dopo l’intercettazione i magistrati gli chiedono conto di quelle parole, Ridosso risponde che “per ‘azione’ intendeva un intervento bonario effettuato su un inquilino di Giovanni Cafiero (un altro esponente del gruppo di Maurelli, ndr) che non gli corrispondeva I’ affitto”. Per gli inquirenti “la spiegazione fornita da Ridosso appare del tutto inverosimile”. Per loro “l’azione” è il compito svolto nell’omicidio di Angelo Vassallo.