di Erika Noschese
La chiusura della biblioteca provinciale di via Laspro è responsabilità della Regione Campania. Di fatti, da Palazzo Santa Lucia ormai da anni, troppi anni, si tiene bloccato un concorso, necessario all’assunzione di personale che permetterebbe di tenere aperti i beni provinciali. Ma non è tutto. Nel 2019 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra il Comune di Salerno e la Provincia, un impegno di collaborazione per la valorizzazione della biblioteca di via Laspro, proprio alla luce della “necessità e l’urgenza di valorizzare e salvaguardare l’importante patrimonio libraio che, storicamente, la biblioteca ha raccolto negli anni attraverso acquisizioni e donazioni”. Proprio nel protocollo d’intesa sottoscritto dall’allora presidente Michele Strianese e dal sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, tirato fuori dal senatore di Fratelli d’Italia Antonio Iannone, vengono evidenziate le difficoltà che hanno reso difficile, se non impossibile, il suo finanziamento con le conseguenti mancanze di una regolare e puntuale apertura pomeridiana al pubblico e di un’adeguata conservazione del patrimonio e tutto ciò ha portato ad un aggravamento delle condizioni della biblioteca. Il protocollo aveva dunque l’obiettivo di avviare un percorso congiunto di valorizzazione per ripristinare le attività della biblioteca. Il tutto attraverso la Scabec, la società in house della Regione Campania per la valorizzazione del patrimonio storico artistico della Campania, che aveva lanciato un importante progetto di digitalizzazione al quale la biblioteca provinciale sembrava intenzionata a partecipare. «Per il Consigliere Morra, Capogruppo del PD in Provincia di Salerno: siamo passati dalla valorizzazione alla chiusura della biblioteca di Salerno. I fondi sono stati chiesti alla Scabec, quindi alla Regione Campania, dal 2019. Sono passati 5 anni e non è venuta nessuna risposta anzi si è giunti alla chiusura – ha dichiarato il senatore Antonio Iannone – Non si capisce cosa abbia detto Morra additando il Governo Nazionale. I fondi li hanno chiesti alla Regione che non li ha dati ma per la chiusura incolpano il Governo Meloni. La verità è che se una responsabilità esiste, oltre alla Provincia, quella è della Regione». Le responsabilità della Regione e Quota100. Per anni la Regione Campania ha inviato due milioni per pagare i dipendenti provinciali. Poi, con il governo Conte I, l’attuale ministro Matteo Salvini lancia Quota100 che consente ai tanti dipendenti della Provincia di raggiungere anticipatamente la pensione. Da allora, e oggi nulla è cambiato, per la biblioteca di via Laspro vi è solo un dipendente che deve occuparsi di tutto e su tutti i piani. Ma c’è di peggio: da un’attenta analisi della documentazione emerge che i soldi della Regione Campania sono sempre stati dirottati sull’Arechi Service, la partecipata della Provincia che per anni ha vissuto una situazione economica tutt’altro che stabile e serena. I beni della Provincia. Che l’ente abbia difficoltà a valorizzare i suoi beni è un dato di fatto. Caso emblematico può essere il Museo archeologico provinciale con sede a Nocera Inferiore, ospitato nei locali di proprietà del Convento San Francesco e proprio i francescani ad un certo punto si sono visti arrivare una lettera dall’allora presidente Strianese che chiedeva “ospitalità” a costo zero in quanto l’ente non aveva più possibilità economica per pagare il fitto mensile. Una richiesta accolta ma che ha messo i francescani nella giusta posizione di avere voce in capitolo tanto che non di rado diviene sede di mostre. E quello delle mostre, dei concerti è un problema serio che caratterizza anche altri beni come la Pinacoteca il cui ruolo spesso è declassato. La carenza di personale, l’impossibilità di avere personale qualificato che possa permettere a cittadini, turisti e visitatori di conoscerne la storia, apprezzare le opere lì contenute ha trasformato la Pinacoteca in una sala eventi. Aspetto che, magari in parte, caratterizza anche la biblioteca provinciale, sempre più spesso utilizzata per eventi che vanno a danneggiare e declassare la struttura. La biblioteca provinciale contiene oggi volumi preziosi che andrebbero tutelati. In quest’ottica è la Regione, e non come erroneamente detto da alcuni consiglieri provinciali il governo, a giocare un ruolo fondamentale: dovrebbe sbloccare quei concorsi che permetterebbero la nomina di un direttore, di un bibliotecario e tutti quei ruoli che garantirebbero la totale apertura della struttura di via Laspro. Segreto Pubblico: il progetto. Nei meandri della biblioteca provinciale, forse nascosto in un cassetto, giace un progetto ideato e proposto da un cittadino salernitano, Vittorio Cicalese, per garantire l’apertura della biblioteca a pieno regime e renderla pienamente fruibile per studenti, appassionati e studiosi. L’obiettivo del progetto era evidenziare le enormi potenzialità della struttura, spesso oscurate dall’inefficacia delle iniziative attuate al suo interno. Attraverso l’associazione Iperion, Cicalese aveva avanzato una proposta ambiziosa: ottenere la gestione della biblioteca senza alcun costo per la Provincia, all’epoca impossibilitata a sostenere spese di qualsiasi tipo, per dimostrare il potenziale inutilizzato del bene. Il progetto prevedeva il ricorso a fondi della Regione Campania e di enti superiori, come il Ministero della Cultura e l’Unione Europea, per garantire la piena fruibilità e l’agibilità del sito. «Il nostro obiettivo è rimettere in piedi la biblioteca provinciale e restituirla alla città, aprendo le sue porte a chiunque desideri accedervi. Ovunque, nel mondo, le biblioteche sono simbolo di apertura culturale. Salerno, che vanta la più antica biblioteca provinciale d’Italia, deve essere ricordata e celebrata per questo motivo, non per il rimpianto di ciò che fu», scriveva Cicalese in una lettera inviata alla Regione Campania, alla Scabec e alla dottoressa Rosanna Romano, Direzione Generale per le Politiche Culturali e il Turismo. Per supportare la riapertura della biblioteca, fu anche siglato un protocollo d’intesa tra l’associazione Iperion e il Dipartimento di Studi Umanistici (DipSUm) dell’Università degli Studi di Salerno. Tale accordo prevedeva, tra le altre iniziative, la creazione di un corso permanente di lingua latina. Il programma avrebbe incluso interventi di alto livello tenuti da docenti e latinisti provenienti da diverse parti d’Italia e d’Europa, che avrebbero esplorato il legame tra il territorio, Publio Virgilio Marone e l’Eneide. «E questo sarebbe solo l’inizio», si legge ancora nel progetto, che aspira a trasformare la biblioteca provinciale in un punto di riferimento culturale per la città e oltre. Di fatti, l’iniziativa in questione sarebbe diventata un progetto pilota, in grado di risollevare le Province dall’annoso problema della gestione dei beni afferenti al proprio patrimonio, partendo proprio dal capoluogo. Un progetto sviluppato a Salerno e che avrebbe coinvolto numerosi siti di competenza della Provincia con l’obiettivo di riproporlo su tutti i beni culturali del territorio nazionale delle varie province. La battaglia socialista. I consiglieri del Psi di Salerno guidati dal capogruppo Filomeno Di Popolo hanno scritto al consigliere provinciale Pasquale Sorrentino per chiedere un impegno concreto che va nella direzione di un’immediata riapertura della biblioteca provinciale. Di Popolo, Willburger e Avella hanno ribadito la necessità di garantire alla città di Salerno un punto di ritrovo per studenti e professionisti e in quest’ottica la struttura di via Laspro diventa fondamentale.