di Salvatore Memoli
La scelta di consacrare la propria vita e di trasformare tutta la sua azione politica ed accademica in un’offerta a Dio avrà accompagnato Giuseppe Dossetti per tutta la vita. Non si tratta di una ritirata onorevole bensí di una significativa opzione con la quale l’intellettuale, l’uomo di azione, il padre di un movimento di politici motivati dall’azione del Vangelo, rinvigoriva la sua testimonianza dandole una valenza di totale donazione. Giuseppe Dossetti resta uno dei personaggi politici della nascente Repubblica, anzi potremmo dire tra i Padri fondatori, quello piú controverso e meno facile da imitare, da seguire e da porre come obiettivo immediato della scelta dei giovani. Nessuna difficoltà impedisce di pensare alla sequela dei suoi insegnamenti se si considera che i suoi illuminati indirizzi sono da classificarsi come principi evangelici, nudi e crudi. La verità viene fuori dalla sua azione politica con la forza di una coerenza al suo credo mescolato alla drammaticità dei fatti della storia che agli inizi dello,scorso secolo dettavano l’urgenza di una presenza quotidiana nel trasformare un Paese povero, litigioso, distrutto dalle guerre e da un’ideologia polica, il fascismo, che aveva messo fuori gioco la democrazia, il confronto, l’analisi sincera della verità e la ricerca di strategie per dare seguito alla grande svolta. Giuseppe Dossetti era nato a Genova nel 1913, trascorse la sua adolescenza nell’impegno associativo cattolico, come richiestogli dal clero dell’epoca, crescendo in sapienza ed esperienza, raggiunse traguardi importanti negli studi universitari e nella carriera universitaria, fino a ricoprire incarichi prestigiosi d’insegnamento accademico, tra cui quello di Docente di Diritto ecclesiastico e canonico.Il panorama politico dell’epoca lo colloca accanto a uomini significativi come Lazzati, La Pira, Fanfani con cui condivise l’ansia di una testimonianza profonda dei valori spirituali come fonte dell’agire politico.Le sue frequentazioni dell’Azione Cattolica e dei numerosi impegni religiosi non furono mai disgiunti dalla frequentazione di “templi” della cultura e del sapere tra cui l’Università di Bologna dove si laureó e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove conseguì il perfezionamento in Diritto Romano. Fu giurista di qualità, forse non teologo come si vuole accreditare, come usa fare una certa parte delle persone che crede che la teologia sia il catechismo. Dossetti patroneggiava le verità di Fede ma esse avevano una determinata dimensione in quel rapporto che esiste tra la verità e la prassi, tra il pensare e l’agire che è cosa assai diversa dall’approfondimento filosofico-teologico delle cose di Dio. Entrato in politica il percorso di Dossetti fu segnato da opzioni importanti sullo Stato, promuovendo la Repubblica contro tutti, tra i quali vi era anche un tiepido De Gasperi. Entrò a far parte dei Padri Costituenti ed ebbe un ruolo importante nella predisposizione degli schemi di lavoro, difese la partecipazione democratica anticipando quelle scelte che accompagneranno il gruppo dei suoi amici politici fino ad incidere nelle grandi scelte della Democrazia Cristiana e dello Stato. Non ebbe incarichi di Governo ma se si cerca tra le carte della politica si troveranno contributi appassionati, utili e determinanti per l’azione politica e soprattutto per la regolamentazione delle attività dei politici. Fu rieletto Deputato, forte di quell’azione svolta in tanti ambiti sociali e politici ma anche con la partecipazione al movimento, da lui fondato, che si chiamava Civitas humana. Valutando la sua testimonianza politica di possono scorgere spunti di autonomia, di una certa indipendenza di scelte dalla linea della Democrazia Cristiana e, talvolta, dagli stessi insegnamenti della Chiesa. Non si tratta di posizioni individuali pretestuose, il pensiero di Dossetti, era concentrato su una certa autonomia nei rapporti Stato e Chiesa e soprattutto nella visione internazionale della politica dove gli Stati Uniti non avevano il primo posto ( così come atteso!), infatti Dossetti dovette accettare l’adesione al Patto atlantico soltanto perché qualche governativo aveva convinto il Papa che aveva preso una posizione pubblica di apertura. La sua vita politica fu piena di attività senza mai lasciare la porta chiusa a quell’ansia della donazione totale di sé che lo,portò a ritirarsi dagli impegni pubblici per riservare il resto dei suoi longevi anni alla vita dello spirito, al sacerdozio, alla testimonianza privata dei grandi valori del Vangelo, letti con gli occhi del cuore e dell’atleta politico, avvalorati da una militanza appassionata ma mai di parte, totale ma mai faziosa, generosa ma mai dispersiva. Giuseppe Dossetti resta un riferimento forte di molti seguaci del movimento cattolico italiano ed internazionale anche di taluni che ne esaltano la fuga dal mondo e la contrappongono alla politica del quotidiano. Sbaglia chi crede che la lezione di Dossetti non possa conciliare, ancora oggi,il desiderio di ricerca della fonte dell’acqua pura della Fede e la prassi di una testimonianza faticosa, affaticata, stressante ma totalizzante di chi si mette a disposizione dei valori politici ed etici nella società.