Ecco a voi la spiaggia del Lungomare di Salerno - Le Cronache Salerno
Salerno

Ecco a voi la spiaggia del Lungomare di Salerno

Ecco a voi la spiaggia del Lungomare di Salerno

di Alfonso Malangone

Il progetto di ‘restyling’ del lungomare parte da lontano, fin dalle prime stesure del Piano Regolatore del Comune redatto da Oriol Bohigas. Già in quella sede, però, si alzarono voci discordi con la presentazione di ben 72 osservazioni che furono tutte respinte, in un’unica seduta, dalla competente Commissione Consiliare. Un esame davvero veloce. Si legge che la contestazione principale fu prodotta da ‘Italia Nostra’ che riservò critiche documentate all’ipotesi di realizzare, da Santa Teresa al Masuccio, una ‘spiaggia urbana’ ritenuta non idonea a produrre effetti significativi a beneficio dei cittadini. Poiché il tema è oggi divenuto attuale, può essere utile recuperare e approfondire quelle riflessioni per eliminare ogni possibile confusione su un progetto che coinvolgerà il cuore della Città. In primo luogo, c’è da dire che quello che si definisce ‘ripascimento’ in realtà è l’impianto ex novo di una spiaggia. Il ripascimento, infatti, dovunque attuato in giro per il Mondo, ha la finalità di rimediare al consumo del litorale sabbioso causato dall’azione di erosione del mare e dal mancato apporto di inerti naturali dai fiumi a causa dell’estrazione effettuata lungo gli argini. L’Irno, il Picentino e il Tusciano sono esempi ‘illustri’ di questa sottrazione. In ogni caso, il ripascimento non sempre risolve i problemi. Se, infatti, viene effettuato con ghiaia o pietra di cava, pure sminuzzata, occorre che passino anche dei secoli perché i sedimenti si trasformino in sabbia fine per l’azione meccanica del mare. In diversi luoghi, più o meno famosi, anche in aree a noi vicine, operazioni della specie sono già avvenute, alimentando giuste proteste della popolazione e conseguenti accertamenti tecnici e giudiziari. In effetti, c’è una normativa che impone di assicurare la compatibilità dei materiali apportati con riferimento alle loro caratteristiche fisiche, chimiche e colorimetriche. Cioè, c’è da rispettare pure il colore, perché costituisce un’importante componente ecologica e paesaggistica. Per questo, a volte si mira a favorire il naturale deposito della sabbia con la costruzione di ‘pennelli’, cioè di moli più o meno sommersi che, grazie al gioco delle correnti, determinano un progressivo accumulo di materiale. E’ scientificamente provato, infatti, che su uno dei due lati di un qualsiasi ‘pennello’, in conseguenza dell’orientamento del moto ondoso, viene sempre a formarsi un deposito di sabbia di forma triangolare. Anche di questo fenomeno, abbiamo esempi vicini. Alla luce di tutto questo, è fuor di dubbio che l’intervento previsto per il Lungomare non può essere definito di ripascimento e che esso determina una vera e propria ‘modificazione dei luoghi’ giacché, lì, la spiaggia non c’è da tempo immemore. Peraltro, come già osservò ‘Italia Nostra’, le condizioni non sembrano favorevoli al progetto, sia per la presenza della condotta fognaria e degli scolmatori di troppo pieno, sia per tutti i sedimenti apportati dai due corsi d’acqua che sfociano in mare: il Fusandola, che scorre nel terreno e fuoriesce a Santa Teresa da uno scatolare di cemento, e il Rafastia, che passa dal Cernicchiara e defluisce attraverso una condotta, sotto via Velia, fatta di conci di tufo ad arco. Per la diversità degli alvei, i materiali sversati creano effetti ben diversi, come si può vedere dalla compattezza e dalla ‘tinta’ delle sabbie di Santa Teresa, simili al terreno vegetale, rispetto al materiale lapideo di cava, con colorazione biancastra, del porto Masuccio. Qui, poi, l’accumulo è agevolato dalla pluridecennale esistenza della barriera frangiflutto. Ciò posto, prevedendo l’utilizzo di sedimenti ‘eterogenei’ per gli oltre 50.000 metriquadri dell’area da ricoprire, e tenendo conto di una sezione triangolare variabile in funzione della pendenza da dare alla spiaggia, il materiale da trasportare per realizzare l’opera è preventivabile in 2.000.000 (due milioni) di metri cubi, senz’altro incrementabili fino almeno a 3.000.000 per ridurre lo sbalzo rispetto all’altezza del muro di contenimento della Lungomare. I costi? Uno sproposito! Peraltro, si dovrà procedere sia all’allontanamento della barriera frangiflutto, opera titanica, sia a realizzare almeno un ‘pennello’, al centro, o forse due. Così, sarà la natura ad accumulare i sedimenti trascinati dagli scarichi torrentizi, in proporzione alle loro portate, con effetti certamente non favorevoli sulla qualità estetica dell’arenile che, per l’enormità della spesa, difficilmente potrà essere fatto con la sabbia marina. Ma, questo è davvero il minimo. Il cartello proposto nella foto allegata è posizionato sul Lungomare, all’altezza della Spiaggia di Santa Teresa. Benché qualcuno abbia vergognosamente tentato di cancellarne il messaggio (chi può averne interesse?), è fin troppo chiaro che con esso si dispone il divieto di balneazione valido, in realtà, fino a Piazza della Concordia. Il Lungomare, infatti, è ‘area portuale’ e, per Legge, non è BALNEABILE PERMANENTEMENTE come confermato nel mese d Marzo di ogni anno da un Decreto della Regione, ultimo il n. 128 del 19/03/2024. Così, una domanda è naturale: “è giusto spendere decine di milioni per una spiaggia che non si potrà usare come tale quando, in Città, c’è bisogno di ripulire quelle dove il bagno si potrebbe fare”? E, ancora: “Qualcuno ha visto le foto del colore del mare durante questa estate”? I soldi dovrebbero essere usati innanzitutto per risanare i torrenti, l’Irno, il Fuorni e il Picentino, per costruire dappertutto condotte separate per le acque bianche e nere, per potenziare le pompe delle vasche e per rinverdire la cortina intorno al depuratore. E, poi: “non sarebbe più utile fare qualche campo sportivo per i giovani, recuperare gli edifici storici e gli Archi dell’Acquedotto di Barliario, piuttosto che avere luoghi dove bighellonare senza scopo”? Senza dimenticare che sarebbe certamente più utile riqualificare il Masuccio e realizzare, in esso, il ‘Borgo Marinaro’ che Salerno non ha. Forse, è l’unica Città di mare a esserne priva. In definitiva, mentre sono condivisibili i ‘veri’ ripascimenti della costa orientale, non sembrano infondati i dubbi sull’esito di una improbabile spiaggia al centro. E, comunque, le pubblicazioni di ‘rendering’ che trasmettono immagini di un luogo balneare degno delle Maldive, o concorrenziale rispetto a Montecarlo, appaiono davvero eccessive, al punto da poter essere giudicate come mistificazioni della verità. I cittadini non meritano questo, né la Città può essere messa nelle condizioni di scimmiottare realtà ben differenti per posizioni geografiche, condizioni, culture, e strutture economiche. In verità, un futuro dignitoso difficilmente si può costruire mirando a primeggiare in maestosità con ‘cattedrali nel deserto’ che favoriscono i portatori di interessi personali a danno delle attese e delle speranze della Comunità. Solo ripristinando progettazioni coerenti con le risorse e le caratteristiche naturali e umane, possono essere soddisfatti i suoi veri bisogni. Su questo, sarebbe giusta una riflessione, visto che si sta pensando di costruire in zona industriale (?) una piscina da 50milioni di euro per i film con i pescecani. Salerno ha davvero bisogno di amore. *Ali per la Città