“Sele d’Oro”, tra i premiati un indagato - Le Cronache Attualità
Cronaca Attualità

“Sele d’Oro”, tra i premiati un indagato

“Sele d’Oro”, tra i premiati  un indagato

di Erika Noschese

Un socialista e un leghista, in scadenza di “mandato” e prestato al Pd (ma solo per le amicizie politiche). Cosa hanno in Comune? Apparentemente nulla ma c’è un filo rosso che li legherà per sempre o, forse, macchierà il curriculum politico di uno dei due per sempre. E parliamo del sindaco di Oliveto Citra Mino Pignato, da sempre socialista, e del leghista Vincenzo Pepe, docente universitario e presidente onorario della fondazione Giovanbattista Vico, ben conosciuto per le sue vicende giudiziarie che lo vedono indagato per truffa aggravata ai danni dello stato. Il filo rosso è un premio ma non uno qualsiasi. «Da oltre quarant’anni – almeno così si legge sul sito web del premio – una delle voci di quel Sud che ha voglia di crescere, promuovendo percorsi di riflessione e di approfondimento sui temi meridionalistici. Nato per offrire un contributo fattivo alla diffusione di una nuova idea di meridionalismo, che – pur rimanendo costantemente attenta all’ analisi dei problemi e delle questioni che frenano o rallentano lo sviluppo – il Premio intende sottolineare ed esaltare le potenzialità dei territori del Mezzogiorno, i percorsi di sviluppo intrapresi, i risultati positivi conseguiti in campo sociale, economico e culturale, il desiderio di cambiamento espresso dalle giovani generazioni». Ebbene, la potenzialità scelta quest’anno per la valorizzazione del sud e nientedimeno che Vincenzo Pepe e no, la contestazione non è per l’appartenenza politica, ci mancherebbe altro, ma per le sue vicende giudiziarie. A onor del vero, più che di un riconoscimento al professor Pepe si tratta del Premio Speciale della Giuria assegnato alla memoria di Elena Croce, «tra le figure più rappresentative della cultura del ‘900: scrittrice, memorialista, autrice di biografie esemplari dell’Italia unita (De Sanctis, Silvio Spaventa), pioniera appassionata della battaglia per la difesa dell’ambiente, in un periodo tra il 1950 e il 1980 che registrò un vero “processo di distruzione, sempre più grave e più intenso, del patrimonio nazionale” – come si legge dalla motivazione – Fu una “Lunga guerra per l’ambiente”, una storia di resistenza, di cui solo oggi si intende il significato sociale e il carattere rivoluzionario. A trent’anni dalla prima legge di tutela del paesaggio firmata da Benedetto Croce, Elena Croce si fece promotrice nel 1955 di “Italia Nostra”, la più antica associazione italiana di tutela dei beni culturali, artistici e naturali, che ridisegnò un’idea ampia di ambiente, sia agrario che urbano, comprensivo di territori, monumenti e palazzi da salvare, ma anche di costruzioni da abbattere. Opera duratura e ispiratrice, nei suoi termini militanti, quasi epici, nell’imporre il nesso fra coscienza ambientale e coscienza civile». Nella motivazione viene sottolineato che «questo premio alla memoria è dunque un premio al futuro di un lungimirante passato, da non dimenticare. Lo attesta la nascita e lo sviluppo della Fondazione Giambattista Vico, qui rappresentata dal Direttore scientifico Prof. Vincenzo Pepe e dal consigliere Dott. Salvo Iavarone, che ha sede nel Palazzo De Vargas a Vatolla, da Elena Croce salvato dalla rovina, sottratto a una destinazione condominiale e invece restituito alla vita istituzionale della Cultura come servizio alla comunità e come energia etico-politica, promotrice di identità». Secondo la giuria, «la Fondazione, nel ricordo del soggiorno del giovane Vico nel castello di Vatolla, ha saputo realizzare la profetica sollecitazione di Elena Croce e Gerardo Marotta e, attraverso il recupero degli antichi spazi, ha creato nella sede del Palazzo de Vargas un centro operoso di iniziative culturali, di formazione e di identità del luogo, proseguendo una linea di pedagogia politica e di affermazione valoriale». Chiaramente, Pepe non ha perso occasione per rivendicare questo traguardo ambizioso: «Il Premio Sele d’Oro – Mezzogiorno 2024, conferito al prof. Vincenzo Pepe, celebra la continuità dell’opera intellettuale di Elena Croce, figura emblematica del Novecento italiano. L’illustre studiosa dedicò la sua vita alla difesa del patrimonio artistico e ambientale, contrastando il progressivo deterioramento delle risorse nazionali e forgiando un legame indissolubile tra coscienza ecologica e impegno civile – ha scritto il docente universitario sui social – La Fondazione Giambattista Vico, sotto la presidenza onoraria del prof. Vincenzo Pepe, incarna questo lascito anche attraverso il recupero di Palazzo De Vargas a Vatolla, edificio storico sottratto a una destinazione condominiale e restituito alla sua vocazione di centro culturale. Lì, rievocando il soggiorno giovanile del filosofo napoletano, l’Istituto di Alta Cultura ha dato forma all’intuizione di Elena Croce e Gerardo Marotta: il recupero del castello ha plasmato un polo vitale di iniziative culturali, formative e identitarie, proseguendo un percorso di educazione civica e affermazione valoriale. Questo riconoscimento sottolinea la centralità del patrimonio storico quale fondamento dell’identità collettiva e dello sviluppo sociale, perpetuando la visione di un “ambientalismo umanistico” che unisce la tutela del territorio alla coscienza civile». A questo punto una domanda è d’obbligo: si tratta del premio alla Memoria ad Elena Croce o di un riconoscimento per Pepe, indagato per truffa aggravata allo Stato? O, terza ipotesi: Vincenzo Pepe fa suo un riconoscimento che in alcun modo gli appartiene? Agli organizzatori del premio la risposta e i chiarimenti del caso.

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