Le spiagge sono diritto di tutti - Le Cronache Attualità

di Gerardo Spira*

Spiagge libere, dove andare? Apri il Web e scopri un mondo di offerte di impianti, strutture, case albergo, tutte lungo la costa dello Stivale, bellissime, fronte mare, recintate con muri, cancelli e altri limiti che impediscono di scendere sulle spiagge. Il mare e le spiagge, sono liberi, gridano le associazioni. I cittadini: “ho diritto di scendere a mare, la spiaggia è anche di mia proprietà”. Contestazioni e proteste per un diritto negato, scritto nella legge e riportato sulle mappe. Comuni e istituzioni delle coste, tra ritardi e omissioni, mantengono fuori dal diritto i cittadini, i veri e assoluti proprietari di beni pubblici, beni dati in concessione, al ridicolo costo di canone (eu 2,50 al mq). Una ricchezza pubblica che frutta ai privati concessionari oltre 20 miliardi di euro all’anno, quelli dichiarati(!?). Le concessioni demaniali fruttano allo Stato appena circa 500 milioni annui. E ai comuni? Neppure un euro! Anzi dopo la scorpacciata estiva, scompaio i balneari e ricompaiono sulle spiagge squadre di cittadini volontari per le famose giornate di pulizia dei litorali. Le spiagge italiane di proprietà di tutti sono un affare di pochi, nonostante che L’Europa e la massima Giustizia italiana abbiano deciso di consegnarlo al libero mercato. Di fatti un nutrito nucleo di operatori, tra cui grandi nomi, Società occulte, Parlamentari e anonimi, ha in mano la più grande ricchezza pubblica italiana, al misero canone di eu 2,50 al mq. Una ricchezza che si moltiplica in rapporti, intrecci, scambi e favori a tutti i livelli. La prima fila degli ombrelloni sulle spiagge di luglio e agosto è riservata all’occhio del controllo, mentre il cittadino è tenuto fuori con divieto di accesso. Lo Stato di diritto messo all’uscio! Invece Il 31 dicembre 2023 LA LEGGE, non quella politica, quella senza “fronzoli”, scritta a chiare lettere ha deciso che tutte le concessioni demaniali, spiagge, provenienti dal vecchio sistema del Codice della Navigazione, sono giunte a fine corsa., per dirla secondo il diritto scolastico “sono morte”. PERCHE’? Che cosa è successo? Facciamo un passo indietro per ricordarlo soprattutto a chi amministra e gestisce i beni demaniali! Un Commissario Europeo Fils Bolkestein, per mettere ordine nel Mercato comune si fece promotore, nel 2006, della direttiva di disciplina n.123/CE, detta Bolkestein, che porta il suo nome. In questa direttiva fu compreso anche il proficuo affare delle concessioni demaniali marittime con finalità ricreative. Dal 2006 L’Europa dunque decise che le concessioni del demanio marittimo dovevano essere soggette alla disciplina dei bandi pubblici”. mentre negli altri Paesi europei la direttiva ha trovato immediata attuazione, in Italia la stessa, per i forti interessi in campo, ha incontrato ostacoli legislativi, giudiziari, politici e di altra natura. La scienza giuridica balbettante per oltre 15 anni ha consentito di devastare un grande Patrimonio pubblico, con le più azzardate interpretazioni di principi e norme occasionali, fino al 2021. Nel 2021 il Consiglio di Stato, con due sentenze coraggiose, a sez, unite, n.17 e 18 del 9 novembre 2021, ha posto fine alla questione, dichiarando la NULLITA’ delle proroghe delle concessioni ai balneari, spostandone gli effetti, conclusivamente al 31 dicembre 2023, ultima data fermamente improrogabile. Il Consiglio dei ministri a febbraio del 2022, seguendo la decisione del C.d.S approva ad unanimità nel DDL 61 un emendamento di conferma della data di scadenza al 31 dicembre 2023. Nella bozza del DDL che ha stabilito l’obbligo delle gare pubbliche è stata prevista la condizione di garantire a tutti l’accesso al mare attraverso “la costante presenza di varchi per il libero e gratuito accesso e transito “. Uno spiraglio importante. Con la sentenza n.2662 del 19 marzo 2024 il Consiglio di Stato, richiamandosi alle Sentenze n.17 e 18 del 2021 ha posto la parola fine anche sulla legge 118/22., decidendo per il divieto automatico della concessione già rilasciata e l’obbligo di effettuare una procedura imparziale e trasparente, cioè gare pubbliche. Di conseguenza secondo la Massima Giustizia (dal sito giustizia amministrativa) devono essere disapplicate tutte le disposizioni nazionali che hanno introdotto e continuano ad introdurre le proroghe delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative e in particolare: a) le disposizioni di proroga previste in via generalizzata e automatica, e ormai abrogate dall’art. 3, comma 5, della l. n. 118 del 2002 (art. 1, commi 682 e 683, della l. n. 145 del 2018; art. 182, comma 2, del d.l. n. 34 del 2020, conv. in l. n. 77 del 2020; art. 100, comma 1, del d.l. n. 104 del 2020, conv. in l. n. 126 del 2020); b) le più recenti proroghe introdotte dagli articoli 10-quater, comma 3 e 12, comma 6-sexies, del d.l. n. 198 del 2022, inseriti dalla legge di conversione n. 14 del 2023 e dall’art. 1, comma 8, della stessa l. n. 14 del 2023, che ha introdotto il comma 4-bis all’art. 4 della l. n. 118 del 2022; c) l’art. l’art. 10-quater, comma 2, del d.l. n. 198 del 2023 che riguarda il tavolo tecnico. La Corte costituzionale con la sentenza n.109 del 24 giugno 2024 ha chiuso definitivamente la questione, dichiarando ILLEGITTIMA LA PROROGA DELLE CONCESSIONI BALNEARI NELLA REGIONE SICILIANA PER VIOLAZIONE DELLA DIRETTIVA BOLKESTEIN- Quali le conseguenze? I comuni si sono imbrogliati tra norme e giurisprudenza per contenere la pressione dei balneari perdendo tempi e termini per adottare piani e regole di disciplina sostitutive in via temporanea. Le Regioni hanno ritardato gli adempimenti di loro competenza, come l’approvazione dei Piani. La Regione Campania dopo due anni di discussione ha approvato il PUAD nella seduta del 23 aprile 2024, lasciando inalterato lo stato di fatto. Chi pagherà le conseguenze per tutti questi ritardi e omissioni? Sicuramente gli stessi balneari coinvolti nel vortice politico-giudiziario, perché allo stato sono in aspettativa di un diritto ancora da regolamentare; i cittadini, ancora tenuti fuori dagli stabilimenti balneari, al momento occupati, ma privi di autorizzazioni legittime; il patrimonio pubblico del demanio impigliato in un groviglio di situazioni conflittuali dannose al clima politico generale e all’erario pubblico. Un grande Caos che si poteva evitare, applicando la legge. LE SPIAGGE SONO RITORNATE LIBERE PER LEGGE. Le concessioni di proroga sono nulle per legge. Una situazione da cui già si fanno sentire le responsabilità che si aggirano tra i Comuni concedenti, ultimi anelli della catena di rilascio della concessione. La situazione si apre sull’esercizio delle attività nelle aree della balneazione, prive di titolo valido, su cui certamente già hanno messo gli occhi i controlli fiscali e commerciali. Riprendiamo il diritto pubblico e riportiamolo sul corretto livello di valutazione. Vanno annullate delibere, determine e provvedimenti di concessioni, ancora in corso. Apriamo le porte della legge verso il diritto di tutti. Nel caso di proroga, per il C.d S queste non devono ritenersi valide, La corte Costituzionale *segretario Fondazione Vassallo

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