di Fabio Setta
SALERNO – Salerno, Salernitana, Salernitanità: Appartenenza. Lo striscione della curva Siberiano, apparso dopo una scenografia da brividi, è l’ennesimo manifesto di orgoglio e dignità di una città e di una tifoseria che non avrebbero meritato una mortificazione così. Una stagione da incubo chiusa all’Arechi, in attesa della trasferta a San Siro contro il Milan, con l’ennesima prestazione raccapricciante e la tredicesima sconfitta casalinga. Difficile trovare motivazioni, difficile anche pretendere che una squadra che ha raccolto sedici punti in 37 gare con ben 25 sconfitte, possa di punto in bianco trasformarsi e regalare una gioia alla propria tifoseria. Zero vittorie nel 2024 sono un dato inequivocabile. Le prestazioni contro Atalanta e Juventus avevano illuso che in questo finale almeno un sussulto di orgoglio potesse scuotere questi giocatori che da due mesi ormai hanno tirato i remi in barca. Contro il Verona c’era la possibilità di regalare una soddisfazione ai tifosi, provando a mettere in difficoltà una rivale storica. Colantuono aveva chiesto orgoglio e dignità anche questa volta. Ancora una volta però, la Salernitana si è consegnata agli avversari. Sicuramente più motivato il Verona che con il successo trova l’aritmetica salvezza con novanta minuti di anticipo, traguardo che sembrava difficilissimo dopo la rivoluzione di gennaio. È bastato poco agli scaligeri per mettere in difficoltà la squadra di Colantuono. È bastato correre un po’ di più, metterci la grinta necessaria ed approfittare delle amnesie dei granata. Errore in uscita al 22’ e gol di Suslov, errore, simile se non peggiore al quarto di minuto con Folorunsho che raddoppia e chiude i giochi. Nei primi 45 minuti la Salernitana, tra le cui fila si è rivisto Kastanos titolare non ha praticamente mai tirato in porta. A inizio ripresa Colantuono ha messo in campo i redivivi Maggiore e Candreva, passando alla difesa a 4, provando almeno a cambiare l’inerzia del match. Qualche timido sussulto, ma poco altro. Un tentativo di Candreva terminato sul fondo, qualche mischia anche grazie al Verona che dopo aver sprecato in un paio di circostanze la terza rete, ha scelto di amministrare, senza troppi patemi, eccezion fatta per i minuti di recupero dopo la rete di Maggiore che ha accorciato le distanze al 90’. Colantuono ha concesso l’esordio a Gerardo Fusco, attaccante della Primavera e figlio dell’ex capitano granata Luca. Nota lieta di un finale di stagione da dimenticare. Un esordio nel segno dell’appartenenza, di padre in figlio come dicono gli ultras, della salernitanità e di Salerno. Punti di fermi da cui ripartire nella prossima stagione. Con quale squadre, con quale progetto e con quale società, al momento non è dato sapersi. Dopo il match col Milan che chiuderà questa stagione nera, il presidente Iervolino, assente anche ieri, sarà chiamato a fare chiarezza. Lo meritano la città e questi tifosi che in lunedì lavorativo, con l’ennesimo orario improponibile riservato ai granata dal duo Lega-Dazn, hanno regalato ancora una volta spettacolo.