di Matteo Gallo
«Questo libro è dedicato ai miei amici. A quella comunità di ragazzi, di destra, che ha sempre creduto negli stessi ideali e che li ha difesi anche a costo della propria stessa vita con passione, fedeltà e militanza autentica senza nutrire odio. Perché in noi, l’odio, non ha mai trovato dimora». L’incipit di Primo Carbone segna l’inizio di un lungo applauso. Applauso che nel caldo pomeriggio di ieri apre all’interno di una gremita sala Moka la presentazione della sua ultima fatica letteraria dal titolo ‘Sul Crinale, quelli di via Diaz: da San Sepolcro a Fiuggi’, nella quale l’imprenditore e scrittore classe 1954, figura storica della destra salernitana, ripercorre da «cronista di parte» le vicende della destra lungo tutto il Novecento. Tra date significative, luoghi simbolo, accadimenti esaltanti, eventi tragici e il ricordo di chi in quella lunga e intensa stagione ha condiviso tanto, tutto, e adesso non c’è più. «Siamo stati una parte importante della storia della nostra patria e abbiamo costruito la nostra Italia sul crinale della storia» ha detto Primo Carbone riferendosi a «quel popolo sconfitto e dimenticato dalla storiografia ufficiale» che secondo lui merita di essere ricordato e riscattato. «Nel mio piccolo, con umiltà e consapevolezza, ho inteso farlo senza reducismo e senza apologia ma animato da un profondo senso del dovere alla memoria». Al tavolo dei relatori, accanto all’autore del libro, il senatore Maurizio Gasparri, l’europarlamentare Lucia Vuolo, i già senatori Vincenzo Demasi e Andrea De Simone, la dottoressa Anna Senatore, moglie dello scomparso parlamentare Enzo Fasano, più volte ricordato nel corso dell’appuntamento insieme ad altri storici esponenti della destra salernitana come Nino Colucci, Cesare Festa, Fiore Cipolletta e Mario De Fazio. E come in modo particolare, e con particolare dolore, il giovanissimo Carlo Falvella, ucciso all’inizio degli anni Settanta dall’anarchico Marini. A moderare brillantemente la conversazione a più voci il professore Fernando Di Mieri. «La destra italiana» ha sottolineato Gasparri «ha contribuito alla costruzione della politica come fondamento di democrazia. Difendere, nel ricordo, la storia militante di tante persone inserite non solo nel pantheon politico di una comunità, la nostra comunità, ma nel pantheon dell’intera comunità politica, è opera importante e necessaria». Soffermandosi poi sull’attualità del dibattito politico, Gasparri ha aggiunto che «se antifascismo vuol dire essere per le elezioni, per il voto dei cittadini, per una democrazia autenticamente compiuta, non si può non essere d’accordo perché noi, sia chiaro, siamo contro qualsiasi dittatura. Ma se invece antifascismo significa difendere gli assassini di Carlo Falvella, così come fece a suo tempo Dario Fo, successivamente insignito del premio nobel per la cultura, davvero non ci sono parole. E’ una cosa che indigna. Di una gravità inaudita». Anche la deputata europea Lucia Vuolo ha elogiato il lavoro di Primo Carbone: «Il suo libro ha il merito di recuperare sentimenti e valori che ognuno di noi custodisce con particolare cura nello scrigno del proprio cuore». Sentimenti e valori che uomini perbene, nel corso della storia della nostra nazione, «hanno fatto camminare senza tentennamento alcuno sulle proprie gambe. C’è da essere orgogliosi». Il più volte parlamentare Demasi, visibilmente emozionato, ha fatto presente che «nessuno di noi, in quegli anni difficili, complessi e complicati, voleva essere un eroe. Eravamo semplicemente dei ragazzi con profondi ideali e idealità, pieni di passione autentica, senso della militanza e dell’amicizia, che non odiavano affatto. Ragazzi contraddistinti dalla ricerca di un senso alto della vita e dalla fedeltà a questo senso che, in alcuni tragici casi, ha portato al sacrificio della propria stessa esistenza». La presentazione del libro di Primo Carbone è stata (anche) l’occasione per confrontarsi con chi ha vissuto quella stagione politica dall’altra parte del campo. A sinistra della storia. «Ho fatto parte di un’altra storia, di altri giovani, ma ritengo sia doveroso riconoscere e rispettare le ragioni degli uni come degli altri. Perché, per dirla con Pansa, se la storia la facciamo fare solo a chi ha vinto, che storia è?» ha spiegato Andrea De Simone, uomo politico che ha rappresentato la sinistra in Parlamento e nelle istituzioni locali nella Prima come nella Seconda Repubblica. «Negli anni Settanta» ha annotato De Simone «ho combattuto sul piano politico senza mai nutrire sentimenti di odio verso chi non la pensava come me. Si può essere amici e avversari allo stesso tempo esattamente come lo stiamo stati io ed Enzo Fasano, con il quale negli ultimi quindici anni prima della sua dipartita ho conversato davanti ad un buon caffè tutte le domeniche. O come lo sono stato con Cesare Festa, un vero galantuomo, quando lui era consigliere provinciale e io presidente della Provincia. O ancora come è accaduto con Fiore Cipolletta, con il quale lottavamo politicamente su versanti opposti per poi ritrovarci a condividere la stessa gradinata per tifare Salernitana. Oggi» ha concluso De Simone «l’antifascismo non è un problema. E’ solo una suggestione strumentale. Sono altri i temi di cui occuparsi per il bene degli italiani. L’astensionismo crescente è figlio del disinteresse verso questi temi». La dottoressa Anna Senatore, nel corso del suo intervento, ha definito il volume di Primo Carbone «un susseguirsi di vicende storiche, politiche e umane che lasciano senza fiato. Il suo grande merito è rimuovere la polvere del tempo da quei luoghi, come la sezione del partito di via Diaz, nella quale si incrociarono i cuori e i destini di tanti. In questo libro» ha concluso la dottoressa Senatore «sono presenti quei valori che rendono la vita degna di essere vissuta. Una vita con il punto esclamativo».