di Antonio Manzo
Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, è intenzionata a fare piazza pulita del Garante per la privacy diretta dal 2015, dal professore Pasquale Stanzione, docente emerito dell’università di Salerno e “luminare” del diritto privato in Italia. Tra palazzo Chigi e l’Autorità per il garante è la seconda volte dello scontro diplomatico che potrà avere effetti sul Garante nominato dal Governo Conte in quota Partito Democratico che, in accordo con i Cinque Stelle, sbarrarono il candidato di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa (l’indicazione fu dell’allora segretario Pd Zingaretti). L’organismo che tutela i dati personali è al secondo scontro con Palazzo Chigi, il primo con Draghi e il secondo, più recente, di qualche giorno fa con Giorgia Meloni. Il fatto. Le autorità nazionali per l’Intelligenza Artificiale in Italia saranno l’Agid (Agenzia per l’Italia Digitale) e l’Acn (Agenzia per la cybersicurezza nazionale). E’ la bozza del disegno di legge sull’Intelligenza artificiale che sarà all’esame del Governo nelle prossime settimane e in via di definizione dal sottosegretario Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, molto ascoltato dal Governo oltre che dalla maggioranza parlamentare. Secondo Butti, nel disegno di legge in via di completamento, la responsabilità delle due agenzie dovrebbe essere affidate a palazzo Chigi e non a una autorità indipendente. Secondo il sottosegretario Butti l’ufficio del Garante per la privacy non avrebbe le competenze tecniche necessarie. Presso la presidenza del Consiglio un comitato di coordinamento composto dai direttori generali delle due agenzie, Mario Nobile per Agid e Bruno Frattasi per Acn insieme al capo dipartimento di palazzo Chigi per la trasformazione digitale Angelo Borelli. Il decreto definisce altri parametri di intervento: da poteri di controllo e sanzionatori a istituzione di nuove 2 piattaforme progettate e realizzate per i servizi sanitari regionali. Non secondario è il caso del finanziamento previsto di 140 milioni in due anni per sostenere strat up di tecnologie emergenti La distanza tra il presidente del Consiglio e il Garante privacy, 78 anni, nativo di Solopaca (Benevento) ma salernitano di adozione, è sempre più accentuata. Già nei giorni dell’emergenza Covid si ebbe il primo scontro tra il presidente Draghi, il governo e l’autorità del Garante. Draghi mise a tacere le pretese di Stanzione di fare ordinare per l’agenzia del Garante più assunzioni, più soldi per gli stipendi e per i commissari (per arrivare al tetto di 240.000 euro). E’ il maggio 2021, e la scena si svolse in una sala di Palazzo Chigi. Mario Draghi era alle prese con il Pnrr. Stanzione venne gentilmente accolto negli uffici del premier con il giudice Fabio Mattei, segretario generale del Garante della privacy, a Stanzione già nato e conosciuto perché leader dell’Associazione nazionale dei magistrati amministrativi. Stanzione ha insegnato 36 anni Diritto privato all’università di Salerno ed ha professionalmente frequentato molto il diritto amministrativo per il contenzioso curato per la pubblica amministrazione. Stanzione e Mattei furono fatti accomodare nelle stanze di Alessandro Goracci, il capo di gabinetto che, per conto di Draghi voleva capire bene il continuo ostracismo del Garante ai decreti del governo a ogni bozza di provvedimento adottato in quei giorni dell’ emergenza Covid per una costante minaccia alla libertà dei cittadini. Dopo la lezione di Stanzione sul ruolo del Garante in quei giorni difficili, il Garante caccia un elenco con le richieste per Draghi. Primo argomento: rinforzare l’organico del Garante ce conta 162 dipendenti a tempo indeterminato e 20 a tempo determinato oltre a varie tipologie di contratto di collaborazione spesso offerte secondo la logica dell’amichettismo istituzionale e professionale ( molti salernitani, napoletani e romani tra i collaboratori). Richiesta chiara e netta a Draghi: prevedere almeno 100 assunzioni per la modica spesa di circa 15 milioni di euro all’anno. Poi, equiparare gli stipendi e gli emolumenti dell’ ufficio di Garante e dei dipendenti a livello retributivo dei consiglieri dell’Agcom. La retribuzione di Stanzione raggiunge il limite di 240.000 euro, però gli altri componenti del collegio si fermano a 160.000. E’ da rivedere. Stanzione fornisce a Draghi anche una possibile soluzione: bastano una ventina di milioni all’anno, da infilare nella prossima legge di Bilancio o prima, con un altro espediente, utile per adeguare e ammodernare l’uffcio del garante. E’ subito scontro con Draghi che fa cestinare un decreto legge preparato dal Garante con gli aumenti degli stipendi ed incarica l’allora sottosegretario alla Presidenza, Roberto Garofoli, di cestinare il decreto. Non se ne fa nulla per Draghi, in quei giorni impegnato a fronteggiare la ben più seria emergenza Covid. Proprio pochi giorni fa l’Italia ha sentito parlare dell’azione sanzionatoria del Garante per la Regione Lazio, vittima di un attacco hacker di notevoli dimensioni. Bene, multa pesante per la Regione Lazio dopo una istruttoria sulle responsabilità ordinata dal Garante Stanzione. Una istruttoria lo stesso Stanzione l’ha ordinata dopo il clamoroso attacco hacker subito per ben due volte dall’università di Salerno che il Garante ben conosce anche per i suoi rapporti stretti con il rettore Loia. Sarà pure per i tempi dell’istruttoria che viene svolta con il segreto di ufficio, ma rasenta l’incredibile che l’attacco hacker a Salerno non abbia ancora responsabilità dopo che il sistema informatico Cineca è stato saccheggiato dagli hacker e sostituito con il sistema-miracolo Oracle. Nel frattempo, l’università conta due sistemi informatici. Oracle è costato 3 milioni e 800 mila euro. Un mistero con molti punti oscuri.