di Aldo Primicerio
E’ l’insieme delle nuove norme che il ministro dei Trasporti Salvini ha predisposto per il nuovo Codice della Strada. Al via dal 1° aprile, poi (per fortuna per ora) rinviato per proteste. Le associazioni ambientaliste, ma soprattutto le famiglie delle vittime della strada, ne hanno anagrammato la definizione, trasfigurandola in “Codice della Strage”. Le vittime di incidenti stradali sono una delle drammatiche realtà di una società che ha sempre più fretta, che guarda solo nella direzione che le fa comodo, che non rispetta niente e nessuno. I morti in strada secondo Istat sono oltre 3mila all’anno, 9 al giorno. Più giovani tra i 20 ed i 29 anni, ed anziani oltre gli 85. Sono causati più dagli uomini che dalle donne, per guida distratta, o andamento indeciso, o mancato rispetto della precedenza o del semaforo, o per eccesso di velocità. E quindi è giusto che la politica se ne occupi con i dispositivi più opportuni. Ma che devono tendere a migliorare ed a risolvere, non a confondere. Ed invece il nostro ministro dei trasporti conferma la sua eccentrica stravaganza. Ha predisposto un Ddl che modifica varie parti del Codice della Strada, improntato però alla incoerenza ed alla contraddizione. Tanto che dissensi e proteste da più parti ne hanno rinviato la presentazione alla Camera e poi al Senato. Le ex-centricità di Salvini, dagli Autovelox alle piste ciclabili, fino alla negazione delle famose autonomie leghiste La prima ex-centricità del Matteo nazionale è infatti sugli autovelox. Da un lato vietandoli sotto i 50 km. in città ed i 90 fuori, dall’altro ignorando che la maggior parte degli incidenti mortali avviene proprio in città e non sulle autostrade. Poi, proprio lui il campione delle autonomie, accentrando sullo Stato decisioni che dovrebbero essere prese dai Comuni. Infatti, vietando l’autovelox sotto i 50 nelle città, lo Stato in pratica dice no ai Comuni, ad es. Bologna, che vogliono introdurre le cosiddette Zone 30, cioè le aree cittadine in cui la velocità consentita non va oltre i 30 kmh. E l’ex-centrico Matteo si conferma nella realizzazione delle piste ciclabili, su cui spetta ai Comuni decidere, e dove invece serve prima la valutazione centrale. Ci viene quasi voglia di chiederci come mai Salvini non abbia chiesto alla Meloni di essere anche lui un ministro “sovrano”. A capo insomma di un Ministero dei Trasporti e della Sovranità Stradale, come il cognato d’Italia Lollobrigida lo è della Sovranità Alimentare…! Le incoerenze dettate dalle voglie di permissivismo: su Ztl, scooter in autostrada, Street Control, “angolo cieco” Ma c’è dell’altro, molto altro. Ad esempio il divieto di elevare più di una sanzione al giorno a chi circola abusivamente nelle Ztl, le zone a traffico limitato, dove ci sono furbi che vi entrano decine di volte al giorno, congestionando strade che dovbrebbero essere libere. E sempre sulla linea delle permissività, giù il limite di cilindrata di moto e scooter per l’accesso alle autostrade. Come dire, via libera ai ciclomotori ad es. sulla A3 la Salerno-Reggio, o sulla Serenissima Torino-Trieste. Ne volete delle altre? Matteo dice no al controllo con telecamere e senza contestazione immediata sulle infrazioni di sosta e segnaletica, il cosiddetto Street Control, efficacissimo per ridurre invece incidenti e morti. E poi no agli emendamenti che prevedevano l’obbligo di installare il cosiddetto angolo cieco” sui mezzi pesanti, in grado di rilevare la presenza di ciclisti e pedoni situati in prossimità della parte anteriore del veicolo o sul lato del marciapiede. Infatti, la larghezza della cabina di guida impedisce all’autista di avere un completa visione di quello che succede sul lato destro del veicolo. Anche utilizzando i grandi specchi retrovisori panoramici. E qui, caro Matteo, come la metti con il Comune di Milano? Che con una delbera dell’ottobre 2023 ha disposto l’obbligo in città dell’angolo cieco sui mezzi pesanti a causa di ripetuti e gravi incidenti? Avrai ragione tu o il sindaco? Si aprirà una stagione di ricorsi ai Tar dei sindaci? Sul rispetto del testo unico sulle autonomie locali che assegna al sindaco-ufficiale di governo il diritto-dovere di tutelare la sicurezza urbana nella sua città? Insomma, sig. Salvini, sig. Lollobrigida, signori ministri, signora Presidente del Consiglio: ve le leggete o no le carte, le leggi, i decreti? E la Costituzione Italiana la conoscete? E poi le incoerenze opposte, quelle dettate dal repressivismo inutile. In tutti ormai l’abitudine alle bêtises di Salvini, così definite dal giornale francese Le Figaro Si inaspriscono infatti le sanzioni per chi guida con tasso alcolemico oltre lo 0,8, c’è la sospensione della patente se si guida al telefono o se non si usano le cinture. Ma, altra incoerenza, è solo per 7 o 15 giorni, insomma un tal niente per cui la misura non funziona da deterrente psicologico. E poi, forse la sola unica nota positiva, l’obbligo di targa e casco per i monopattini. Cosa aggiungere? Che l’operato del nostro ministro dei trasporti si risolve nella solita inversione a U sulla strada che dovrebbe avvicinarci all’Unione Europea. E che invece dimentica che siamo il peggior Paese europeo per numero di vittime della strada, 53 per milione di abitanti rispetto ai 43 della media Ue. D’altronde, il buon Matteo ci ha abituato ad assistere alle sue stranezze. Le Figaro, il più antico quotidiano francese, non perde mai occasione di stargli addosso e di criticare quelle che il giornale chiama le bêtises, le stranezze, anzi traduciamole meglio. le “stupidità”. A noi Salvini invece è simpatico, gradevole nell’approccio al microfono con il pubblico, e spesso anche condivisibile in alcune sue argomentazioni. Ma poi spreca tutto e si autoisola nella destra italiana con le sue sciocche uscite, dove farebbe meglio a starsene zitto e in disparte. Le Figaro ha recentemente aggiunto: “Nous étions convaincus que l’ineffable avait atteint le maximum humainement possible du charlatanisme. Eh bien, nous avions tort et nous nous excusons auprès de nos lecteurs.” (“Eravamo convinti che l’ineffabile avesse raggiunto il massimo, umanamente possibile, di cialtronaggine. Ebbene ci siamo sbagliati e chiediamo scusa ai nostri lettori”). E qui il giornale allude chiaramente alla uscita del ministro italiano al termine delle “elezioni-truffa” di Putin: “Quando un popolo vota ha sempre ragione”. Una frase che poi nella sua sibillinità è vuota, non significa niente. Più sensato dire che ha torto un popolo che non vota, cioè che sbaglia a non recarsi alle urne. In altre occasioni, Salvini ci avrebbe fatto solo sorridere con le sue stravaganti osservazioni. Ma qui no. Perché le ha dette il capo di un partito che governa, un ministro, il vice-presidente del governo. E quindi ha in pratica espresso la posizione del Paese su questioni fondamentali come l’assassinio politico, la dermocrazia, l’autarchia, la dittatura. Ma quello che ci dispiace e ci rattrista di più è l’abbraccio che la premier gli ha elargito alla Camera. Come interpretarlo? Un segno di perdono, di simpatia e di inviolata coesione del governo? O piuttosto di pietosa commiserazione e di distanza da un alleato scomodo, inavveduto, ma per ora indispensabile? Il giudizio lo lasciamo a tutti voi.