Devo premettere che conosco da decenni Andrea Manzi, con il quale ho avuto modo di collaborare quando ha diretto il “Roma” e “La Città”, e al quale sono sempre grato per le sue colte ed affettuose presentazioni ai miei due (assai modesti) libretti di poesie “Tracce confuse d’amore” (2012 e 2020), ed in particolare per la prima, scritta da Andrea in giorni assai dolorosi della sua vita per la perdita dell’amato padre. Proprio in ragione di questa lunga frequentazione, cementata da un comune sentire e da comuni radici, mi ha molto meravigliato che egli abbia potuto pensare, finanche esternandolo nel titolo del suo articolo, che io ignorassi “Esercizi di stile” di Raymond Queneau, che ho invece letto nella nuova edizione curata per Einaudi da Stefano Bartezzaghi. In quest’agile volumetto, arricchito nella sua prima edizione da una “gustosa” introduzione di Umberto Eco, vorrei segnalare i tre “stili”, tra i novantanove proposti dallo scrittore francese, ovvero “Sorprese”, “Precisazioni” e “Distinguo” (sono proprio i tre esercizi di stile che la penna ironica di Eco sembra preferire). E vorrei qui ricordare proprio qualche frase di quest’ultimo: “Un bel dì sul torpedone (…) scorsi un tipo (…), costui si mette ad apostrofare (ma non a virgolettare) un passeggero (a cui però non vende almanacchi) e lo accusa (anche se non è un dolore) di pestargli i piedi (non del verso) ad ogni fermata (che non è una ragazza caduta in una retata”)”.
Andrea Manzi ha, in sostanza, ritenuto che nel mio articolo del 7 marzo pubblicato da “Cronache”, chi scrive, nel censurare la caduta di stile del Sindaco di Salerno nel negare l’esistenza di una qualche “opposizione” in Consiglio Comunale, abbia utilizzato l’espressione “soprattutto esigenze di finanziamento pubblico della stessa iniziativa” (ovvero quella assai interessante “Rassegna CorpoNovecento”) per significare l’intervenuto ausilio di sostegno dell’amministrazione cittadina.
Andrea, preferisco utilizzare il nome di battesimo e non il cognome (come chi scrive ha potuto notare nella replica oggetto di queste mie brevi considerazioni), perché ciò presuppone un certo tratto dispregiativo, sicuramente non ignora che Michel Foucault, in “Le parole e le cose. Un’archeologia delle scienze umane”, edizioni BUR, ritiene che l’esperienza del linguaggio appartiene al reticolo archeologico proprio della conoscenza delle cose in natura. Dunque, la piccata reazione di Andrea Manzi, che riporta alla mente l’antico broccardo latino “excusatio non petita, accusatio manifesta”, non può riguardare il “senso” del mio “linguaggio”, quale atto essenziale e primitivo di significazione. Ricordo a me stesso che la Grammatica generale è lo studio dell’ordine verbale nel suo rapporto alla simultaneità che essa ha il compito di rappresentare, come leggo in Abbé Sìcard, “Eléments de grammaire générale”, Paris, 1808.
Chi scrive, invece, ha inteso esternare che proprio un’iniziativa importante ed innovativa, quale indubbiamente resta quella in oggetto, per continuare ad esistere e crescere ha bisogno di un sostegno pubblico, che in questa città è, invece, distribuito secondo logiche a volte non sempre percepibili (mi pare che nel passato anche Andrea Manzi abbia, in qualche modo, esternato questo mio stesso concetto).
Tornando all’intervista al Sindaco di Salerno, che naturalmente avevo esaminato nella sua completezza, la stessa nel suo complesso pare essere – per me, modesto ed “ignorante” osservatore – senza “sale” dialettico o di sollecitazione, sostanzialmente quasi un monologo, condito da mere asserzioni: basti pensare alla celebrazione, quasi parossistica e salvifica, dell’efficienza in sé di una “holding”, che provveda alla direzione e al coordinamento della galassia delle società partecipate dal Comune. Soprattutto, mi ha colpito la mera affermazione del Sindaco sulla utilità del terzo mandato (tanto agognato dal “capo”, come avrebbe scritto Giovannino Guareschi) anche per i Sindaci: ciò ha immediatamente sollecitato la mia attenzione, perché, in natura come in aritmetica, uno “zero” moltiplicato per “tre” non dà mai un risultato positivo, ma dà sempre “zero” (e i salernitani intellettualmente onesti ben comprendono a cosa intendo riferirmi!). Del resto, da quando, sia pure improvvidamente ma senza interesse alcuno, ho deciso di cimentarmi nell’ impegno civico in una “quotidiana resistenza”, apro le mie giornate con la lettura di una pagina del “Trionfo della stupidità” di Bertrand Russel, proprio nella convinzione che ciò possa aiutarmi a sopportare l’esistente.
Giuseppe Fauceglia