di Davide Gatto
Grattacieli ad Est, i B&B al centro e il Governo Meloni. Sono all’incirca venti i grattacieli che, ad est della nostra stazione ferroviaria svettano dando un nuovo senso ai confini della nostra città, sono palazzoni di oltre dieci piani, a volte si va a quindici, altre volte ancora più su. Va detto che alcuni di questi sono ad oggi dei gusci vuoti, attraversati addirittura da una procedura fallimentare, ma per una grande parte, sono abitati. Queste costruzioni sono il vero simbolo della nuova città, più della Cittadella Giudiziaria, più della tanto chiacchierata Piazza della Libertà. Il fatto che decine, centinaia di famiglie abbiano adottato questo nuovo stile di vita, abbiano popolato palazzi e gentrificato zone prima abitate da palazzine popolari, che abbiano portato sangue nuovo, scalpi, piedi, cosce e braccia dentro i nuovi grattacieli, costituisce davvero l’elemento di novità di questi nostri burrascosi anni venti salernitani. Per chi ha memoria e vuole ricordare, va detto che tutto questo non era inizialmente nei piani dell’amministrazione. La zona orientale, la vecchia “litoranea Magazzeno” doveva servire ad ospitare realtà alberghiere, una fila di alberghi e una nuova Rimini davanti allo stadio Arechi e un viale turistico che avrebbe portato pane e prosperità al futuro della nostra città. Ma tutto questo non si è avverato, non è nata la nuova Rimini e non è nata la fila di alberghi sulla litoranea all’altezza dell’Arechi. Il mercato privato si è mosso diversamente, i privati non hanno costruito alberghi ma civili abitazioni e la moda di costruire grattacieli (New York ci perdonerà se li chiamo così) si è andata ampliando. Da un singolo palazzo, adesso se ne può vedere una moltitudine. E ha preso piede il turismo attraverso strutture extra alberghiere. La decrescita demografica infatti male si sposa con queste nuove costruzioni, a meno che non si considera il fatto che migliaia di unità abitative al centro sono state trasformate in Bed & Breakfast, Case Vacanza e varia compagnia atta ad ospitare turisti di ogni tipo: Archeologico, amanti della Costiera, Enogastronomico. Dal quadro che emerge sembra che più di una famiglia salernitana abbia comprato un piano alto in un nuovo grattacielo e abbia trasformato o dato in gestione la vecchia proprietà al centro storico per uso turistico.
Con il reddito dell’uso turistico potrà tranquillamente pagare il mutuo della nuova casa sopraelevata. Questo fenomeno porta allo spopolamento del centro storico, che ha visto un lento ma inesorabile aumento in questi anni, nonostante la pausa Covid. Oggi, in queste serate di Gennaio il fenomeno è più visibile che mai: l’assenza di turisti rende un centro spettrale e vuoto, mentre le aree ad est della stazione sono trafficate e piene di gente, nuovi bar, negozi, punti di aggregazione e parcheggio sono pieni. Persino il Cinema the Space sembra vivere una piccola nuova primavera. Certo prevederlo era facile, la nuova Salerno di qualche anno fa prevedeva lo spostamento dello Stadio del Tribunale, dell’ospedale, la costruzione di una metropolitana verso est, il ripascimento della spiagge verso est e tanto altro mentre al centro la concentrazione di eventi ed infrastrutture veniva operata per il turismo; ovviamente i privati vogliono investire sul turismo al centro mentre cercano una zona residenziale più tranquilla, magari guardando ad est. Ma il trend generale potrebbe essere modificato fortemente da quello che sta accadendo in seno al governo Meloni. Grazie alla partecipazione della Lega e di Centinaio, storico amico dell’alberghiero, la battaglia all’extralberghiero, ai bed and breakfast, agli affitti brevi si sta facendo più dura, un primo aumento, il cedolino per i proprietari spostato al 26 percento, una vera e propria mazzata per il patrimonio di case in possesso di italiani che hanno deciso di metterle a reddito sfruttando i flussi turistici. Queste restrizioni potrebbero convincere molti operatori, i più piccoli naturalmente, a abbandonare l’idea del turismo e a questo punto noi salernitani inizieremmo ad avere un centro storico ai limiti dell’abbandono.