Giffoni V.P.: Intitolata una strada alla memoria del dottor Giovanni Salerno - Le Cronache
Attualità

Giffoni V.P.: Intitolata una strada alla memoria del dottor Giovanni Salerno

Giffoni V.P.: Intitolata una strada alla memoria del dottor Giovanni Salerno

Giffoni Valle Piana ha onorato la memoria di Giovanni Salerno, “valente e stimato medico”, come si legge nella motivazione della targa, con la cerimonia di titolazione di una strada nell’area della Giffoni Multimedia Valley, che si è tenuta sabato 9 dicembre alla presenza del sindaco Antonio Giuliano. Infatti, l’amministrazione comunale si è resa interprete dei sentimenti di un’intera popolazione – come sottolineato dal sindaco al di là di ogni schieramento di parte – che ha voluto così tributare ad un cittadino di elezione la sua riconoscenza per i lunghi anni di esercizio della professione medica senza alcun vincolo dettato da logiche di funzione o di appartenenza burocratica. Giovanni Salerno, primario di malattie infettive all’Umberto I di Nocera, nonché medico di medicina generale per il Comune di Giffoni Sei Casali, nel quale ha ricoperto anche la carica di sindaco per il decennio segnato dal sisma dell’Ottanta, ha sempre considerato la medicina come una forma di vocazione personale al servizio del prossimo. Ha concorso ad un tale impegno una formazione umanistica classica su cui si è innestata la visione della vita alla luce dei dettami cristiani. Per Giovanni Salerno la malattia rappresentava un “non-luogo”, laddove era presente il malato nella sua irriducibile singolarità. In questo senso, l’intervento del dottor Alfonso Campagna, suo discepolo nell’infettivologia, è stato mirato ad evidenziare il particolare approccio che Salerno riservava ai suoi pazienti fino al punto di manifestare la dovuta “pietas” a quanti, alla fine del loro percorso biologico, nonostante le cure prestate, andavano incontro al supremo mistero della morte. Appartenente alla scuola dei “medici semiologi”, abituati a riconoscere la malattia dai suoi segni per averne poi conferma, semmai, in sede di esami specifici, considerava la medicina non una tecnica, ma un’arte al servizio dell’uomo per alleviare la sofferenza insita nella sua natura. Allo stesso modo, Gerardo Russomando, giovane consigliere comunale all’epoca della sindacatura Salerno a Giffoni Sei Casali, pur rammaricandosi che una simile iniziativa non sia stata ancora assunta dal suo Comune, ha ricordato che l’esperienza amministrativa di Giovanni Salerno è stata sempre ispirata da quella “più alta forma di carità”, da Paolo VI indicata come espressione di una missione politica cristianamente orientata. Non sorprende, dunque, che alla base di questa particolare saldatura tra professione medica ed esperienza politica ci fosse una fede cristiana vissuta nella pratica della quotidianità. Una fede che ha sostenuto Giovanni Salerno anche nel suo calvario di paziente, allorché, nel confronto con una serie di malattie oncologiche, non ha mai ceduto allo sconforto, ritrovandovi tutte le ragioni del sollievo dalla sofferenza operate da lui in quanto medico e nella prospettiva di una vita che non si esaurisce nella sua dimensione puramente biologica. A segno di ciò, la decisione di concludere la sua esistenza da paziente all’Umberto I, evento consumatosi nella notte di Ognissanti 2009. Suo modello di riferimento è sempre stato Giuseppe Moscati, il medico santo di Napoli, alla devozione del quale molto ha contribuito da fedele. E un segno dell’ispirazione che S. Giuseppe Moscati ha esercitato su Giovanni Salerno è documentato da una foto. Quando nel 1987 Giuseppe Moscati fu elevato da Giovanni Paolo II alla gloria degli altari, Giovanni Salerno era tra quanti, alla solenne celebrazione in piazza S. Pietro, erano stati ammessi a ricevere la comunione dalle mani del papa. La foto coglie il pontefice e il fedele che fissano lo sguardo l’uno in quello dell’altro in un momento in cui la particola resta sospesa tra la pisside e le dita dell’officiante. Il particolare non mancò di suscitare la curiosità del fotografo ufficiale della S. Sede, Arturo Mari, che chiese a Giovanni Salerno se ci fossero rapporti di conoscenza personale con il papa. La risposta negativa del medico confermò la singolarità dell’atteggiamento di Giovanni Paolo II nell’amministrare quell’eucarestia. Quasi un momento di sospensione temporale, uno squarcio di eternità, a cui sono ammesse solo anime dotate di una profonda e autentica umanità.
Nicola Russomando